Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 7 marzo 2018
Chiesa e migrazioni: “Continueremo a educare la popolazione a una visione positiva dei migranti”
La Santa Sede proporrà sempre un
messaggio di solidarietà. Sui risultati delle elezioni in Italia,
con la vittoria di partiti che hanno impostato la campagna elettorale
contro i migranti, il cardinale Pietro Parolin dichiara che
l’«importante è riuscire a educare la popolazione a una visione
positiva dei migranti». E il Vaticano continuerà a farlo. Parola
del Segretario di Stato.
Lo ha dichiarato a margine dell’incontro della Commissione
internazionale cattolica per le Migrazioni (Icmc) - che opera ora in
stretto contatto con la sezione migranti e rifugiati del Dicastero
per il Servizio dello Sviluppo umano integrale - in corso a Roma.
La Santa Sede «sa che deve lavorare
nelle condizioni che si presentano. Noi non possiamo avere la società
che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere.
Quindi credo che, anche in questa situazione, la Santa Sede
continuerà la sua opera di educazione, che richiede molto tempo»,
dice il Cardinale.
Per Parolin l’«importante è
riuscire a educare la popolazione a passare da un atteggiamento
negativo a un atteggiamento più positivo nei confronti dei
migranti». È un lavoro «che continua, anche se le condizioni
possono essere più o meno favorevoli. Da parte della Santa Sede ci
sarà sempre questa volontà di proporre il suo messaggio fondato
sulla dignità delle persone».
Alle organizzazioni cattoliche
impegnate in prima linea nell’accoglienza e nell’integrazione dei
migranti Parolin consiglia di andare avanti nell’impegno «per
creare una visione positiva della migrazione. Perché ci sono tanti
aspetti della migrazione positivi che all’interno di tutta questa
complessità non si percepiscono».
Il Porporato esorta le organizzazioni a
proseguire «il lavoro sul terreno perché questo le contraddistingue
e caratterizza, ma al tempo stesso non avere paura di aiutare la
popolazione ad avere questo nuovo approccio».
Sulla necessità di conciliare le
esigenze di sicurezza dei cittadini e i bisogni di chi fugge da
situazioni difficili osserva: «Non è facile, dobbiamo riconoscerlo.
Ma questa è una sfida che spetta alla politica, ossia conciliare le
due esigenze, ambedue imprescindibili. È logico, i cittadini devono
sentirsi sicuri e protetti ma allo stesso tempo non possiamo chiudere
le porte in faccia a chi sta fuggendo da situazioni di violenza e di
minaccia».
A questo proposito invita a «lavorare
tutti insieme, che è un altro aspetto fondamentale. È una
indicazione di metodo: tenere conto della difficoltà, voler trovare
delle soluzioni e farlo tutti insieme».
Nel suo intervento all’Assemblea
plenaria della Commissione (che terminerà l’8 marzo), Parolin
confida che «ormai la migrazione è nell’agenda di ogni incontro
che ho con Autorità di governo che vengono in Vaticano, o che vado a
visitare».
Serve un «cambio di atteggiamento»
nei confronti del capitolo migrazioni, così come chiede il Papa,
ammonisce il Segretario di Stato vaticano. «Uno degli impegni
difficili che si prospettano più urgenti e richiesti oggi - osserva
- è proprio quello di lavorare perché avvenga questo cambio di
atteggiamento, abbandonando la cultura dominante “dello scarto” e
del rifiuto».
Il Porporato richiama alla necessità
di una «reale ed equa collaborazione e condivisione a livello
internazionale delle responsabilità e degli oneri legati
all’accoglienza».
Parolin evidenzia anche l’approccio
in controtendenza dei ragazzi nei confronti dei migranti: «Agli
atteggiamenti di chiusura vediamo contrapporsi positivamente quelli
di molti giovani che ritengono la migrazione come una dimensione
normale della nostra società, resa interdipendente dai collegamenti
veloci, dalle comunicazioni, dalla necessità di rapporti su scala
mondiale. Sono dimensioni nelle quali possiamo davvero vedere dei
“segni dei tempi” che spingono alla solidarietà su una scala
globale».
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