Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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venerdì 23 marzo 2018
305 giovani in Vaticano per raccontare il mondo che vedono
C’è la giovane sudafricana impegnata
contro la tratta delle persone, c’è il seminarista iracheno che
ricorda le difficoltà della comunità cristiana in Medio Oriente,
c’è il ragazzo buddhista giapponese che porta le angosce di una
generazione schiacciata dal consumismo e dalla competitività. Sono
alcune delle voci che emergono dalla riunione presinodale in corso da
lunedì a sabato in Vaticano per preparare il Sinodo che a ottobre
riunirà i vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento
vocazionale”.
«C’è grande interesse e totale
partecipazione da parte dei giovani. In questi giorni sono arrivati a
Roma 305 ragazzi dai cinque continenti», ha spiegato il cardinale
Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, nel
corso di un meeting point con un gruppo di ragazzi organizzato dalla
Sala stampa del Vaticano. «E in quindicimila sono in contatto via
social», ha detto il Porporato che ha poi ricordato il programma.
Dopo l’avvio dei lavori ieri mattina, prima con un discorso del
Papa e poi con uno scambio di domande e risposta tra i giovani e
Francesco , ieri pomeriggio i ragazzi divisi in Circuli minores
linguistici hanno esaminato la prima parte della traccia di lavoro,
questa mattina la seconda parte e nel pomeriggio di oggi la terza
parte. In serata è prevista una festa. Domenica prossima, domenica
della Palme, i giovani consegneranno il loro documento finale al
Papa.
«Non si parla abbastanza del traffico
di esseri umani, sono felice che invece il Papa ne parli», spiega
Tinyiko Joan Ndaba, ragazza del Sudafrica che fa parte della rete
Talita kum che lavora per contrastare e prevenire la tratta degli
esseri umani. «È importante anche, come ha fatto il Papa, mettere
l’accento sulla domanda: il fatto che ci siano anche cattolici che
pagano le prostitute è un grande problema. Le parole del Papa sono
state molto chiare e ci incoraggiano ad andare avanti. Può
sensibilizzare molte persone, può aprire altre porte in tanti paesi
e aiutare a prevenire la tratta e lo sfruttamento delle persone. E
noi giovani possiamo prendere parte a questa mobilitazione e,
insieme, fare qualcosa per il contrasto di questo fenomeno».
«È molto difficile dire ai nostri
giovani, alle nostre famiglie, non andate via», afferma da parte sua
Youhanan Zaytouna, seminarista iracheno che studia a Roma. «Perché
io non posso essere sicuro che se qualcuno decide di rimanere, non
venga ucciso. E in un contesto così, mi chiedo: dove è il futuro
dei giovani che vivono in Iraq? Il problema è la sicurezza e alla
mancanza di sicurezza si aggiunge anche la difficoltà di trovare un
lavoro, l’impossibilità di mantenere una famiglia, di poter
vivere. Se l’Iraq ridiventa terra sicura, se l’Occidente aiuta
l’Iraq in questo processo, senza derubarci delle nostre ricchezze,
la gente può tornare perché tutti vogliono tornare».
Il nigeriano Nneji Vincent Paul
sottolinea tra l’altro l’importanza del dialogo interreligioso.
«Ora noi giovani dobbiamo assumere la responsabilità di questo
dialogo. Abbiamo la voce, dobbiamo farla sentire e vogliamo che venga
ascoltata. Il Papa ci ha detto di essere coraggiosi, di non avere
paura, di esprimerci, ed è giusto che prendiamo in carica le
decisioni nella Chiesa e nella società».
Gli fa eco Mortola Rodríguez Corina
Fiore, dal Messico, che sottolinea l’invito del Papa al «coraggio
di parlare senza vergogna»: «Noi ragazzi sappiamo essere critici,
dobbiamo imparare a esprimere le nostre idee. In Messico, così come
in altri paesi, si dice sempre che i giovani sono il futuro, ma se
siamo il futuro vogliamo essere ascoltati, cosa che non accade
sempre. Qui alla riunione presinodale possiamo essere ascoltati. Sia
che volgiamo mettere su famiglia, che abbiamo una vocazione, laici o
religiosi, alla Chiesa chiediamo di ascoltarci».
Anche Nishimwe Stella, ragazza
burundese membro del movimento dei Focolari, insiste sull’importanza
di ascoltare i giovani: «È importante che la Chiesa ci ascolti, ci
faccia sentire liberi di vivere la nostra fede, ci accompagni nella
vita di tutti i giorni. Io personalmente – spiega – sono bene
accompagnata, ma quando mi giro intorno vedo giovani che non si
sentono sempre liberi di fare le loro confessioni, o si sentono
marginalizzati, oppure hanno la percezione che la Chiesa sia
vecchia». Il rischio che alla fine della riunione presinodale escano
belle parole che non vengano prese in considerazione dai vescovi che
si riuniscono a ottobre? «Non penso», risponde Nishimwe Stella, «il
Papa ci ha detto di parlare senza filtri, è quello che faremo, e
sono ottimista che verremo ascoltati».
Non tutti i ragazzi che partecipano
all’incontro sono cattolici. Yoshikazu Tsumuraya, giapponese di
Fukishima, fa parte dell’organizzazione buddhista Rissho Koseï-kaï.
«Abbiamo buoni rapporti con i cristiani, con i cattolici. Ci sono
rapporti con il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Ci hanno invitato a questa riunione, e sono stato scelto. Sono molto
contento di partecipare. Proprio per conoscere meglio la Chiesa ho
già studiato teologia cattolica all’Università salesiana di Roma,
dove ho fatto molte amicizie fondate sulla stima reciproca». Al
pre-Sinodo Yoshikazu intende parlare dei problemi dei giovani
giapponesi e fa alcuni esempi: «Ci sono gli hikikomori, ragazzi che
a causa delle difficoltà nelle relazioni si chiudono in camera loro
e non frequentano più nessuno, ci sono i karoshi, persone che
muoiono per il troppo lavoro, ci sono persone che si suicidano». E
con i ragazzi di tutto il mondo vuole condividere questi problemi e
la speranza di risolverli.
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