273. La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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lunedì 5 giugno 2017
"La missione è un continuo Esodo": Papa Francesco per la giornata missionaria
Il messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale sembra essere il commento o la parafrasi del numero 273 di Evangelii Gaudium:
Così scrive infatti Bergoglio nel messaggio annuale:
“La missione della Chiesa ispira un’
esperienza di continuo esilio, per fare sentire all’uomo assetato
di infinito la sua condizione di esule in cammino verso la patria
finale, proteso tra il “già” e il “non ancora” del Regno dei
Cieli - afferma il Papa. Non è “la diffusione di una ideologia
religiosa e nemmeno la proposta di un’etica sublime”. Molti
movimenti nel mondo, infatti, “sanno produrre ideali elevati o
espressioni etiche notevoli”.
Nella solennità di Pentecoste il Papa
si è rivolto alla 91° Giornata missionaria mondiale che si
celebrerà domenica 22 ottobre 2017. “La Chiesa è missionaria per
natura, se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma
un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con
l’esaurire il proprio scopo e scomparire”, avverte Francesco.
Il
Pontefice fa riferimento al “gesto di quello studente Dinka che, a
costo della propria vita, protegge uno studente della tribù Nuer
destinato ad essere ucciso”. E a “quella celebrazione eucaristica
a Kitgum, nel Nord Uganda, allora insanguinato dalla ferocia di un
gruppo di ribelli, quando un missionario fece ripetere alla gente le
parole di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”, come espressione del grido disperato dei fratelli e
delle sorelle del Signore crocifisso”. E, aggiunge Francesco,
“quella celebrazione fu per la gente fonte di grande consolazione e
tanto coraggio”. Il Pontefice richiama “le innumerevoli
testimonianze di come il Vangelo aiuta a superare le chiusure, i
conflitti, il razzismo, il tribalismo, promuovendo dovunque e tra
tutti la riconciliazione, la fraternità e la condivisione: la
missione ispira una spiritualità di continuo esodo, pellegrinaggio
ed esilio”.
Nel messaggio, intitolato “La
missione al cuore della fede cristiana”, Francesco sottolinea che
“anche quest’anno la Giornata missionaria mondiale ci convoca
attorno alla persona di Gesù, il primo e il più grande
evangelizzatore, che continuamente ci invia ad annunciare il Vangelo
dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo”. Questa
Giornata, aggiunge il Pontefice, “ci invita a riflettere nuovamente
sulla missione al cuore della fede cristiana”. Quindi “un invito
a porci alcune domande che toccano la nostra stessa identità
cristiana e le nostre responsabilità di credenti, in un mondo
confuso da tante illusioni, ferito da grandi frustrazioni e lacerato
da numerose guerre fratricide che ingiustamente colpiscono
specialmente gli innocenti”. E cioè, “qual è il fondamento
della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli
atteggiamenti vitali della missione?”.
La missione della Chiesa, “destinata
a tutti gli uomini di buona volontà”, è fondata sul “potere
trasformante del Vangelo”, spiega il Papa. Il Vangelo è “una
Buona Notizia che porta in sé una gioia contagiosa perché contiene
e offre una vita nuova: quella di Cristo risorto, il quale,
comunicando il suo Spirito vivificante, diventa Via, Verità e Vita
per noi”. Infatti, aggiunge Jorge Mario Bergoglio, è “Via che ci
invita a seguirlo con fiducia e coraggio: nel seguire Gesù come
nostra Via, ne sperimentiamo la Verità e riceviamo la sua Vita, che
è piena comunione con Dio Padre nella forza dello Spirito Santo, ci
rende liberi da ogni forma di egoismo ed è fonte di creatività
nell’amore”.
Dio Padre “vuole tale trasformazione esistenziale dei suoi figli e figlie;
trasformazione che si esprime come culto in spirito e verità , in
una vita animata dallo Spirito Santo nell’imitazione del Figlio
Gesù a gloria di Dio Padre”. E “la gloria di Dio è l’uomo
vivente”. In questo modo, “l’annuncio del Vangelo diventa
parola viva ed efficace che attua ciò che proclama, cioè Gesù
Cristo, il quale continuamente si fa carne in ogni situazione umana”.
Mediante la missione della Chiesa, è
“Gesù Cristo che continua ad evangelizzare e agire, e perciò essa
rappresenta il kairos, il tempo propizio della salvezza nella
storia”. Dunque “mediante la proclamazione del Vangelo, Gesù
diventa sempre nuovamente nostro contemporaneo, affinché chi lo
accoglie con fede e amore sperimenti la forza trasformatrice del suo
Spirito di Risorto che feconda l’umano e il creato come fa la
pioggia con la terra”. La sua Risurrezione “non è una cosa del
passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo, dove
sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i
germogli della risurrezione, è una forza senza uguali”.
Francesco cita l’enciclica “Deus
caritas est” di Benedetto XVI per ricordare che “all’inizio
dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande
idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà
alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Infatti “il Vangelo è una Persona, la quale continuamente si offre
e continuamente invita chi la accoglie con fede umile e operosa a
condividere la sua vita attraverso una partecipazione effettiva al
suo mistero pasquale di morte e risurrezione”. Il Vangelo “diventa
così, mediante il Battesimo, fonte di vita nuova, libera dal dominio
del peccato, illuminata e trasformata dallo Spirito Santo, mediante
la Cresima, diventa unzione fortificante che, grazie allo stesso
Spirito, indica cammini e strategie nuove di testimonianza e
prossimità e mediante l’Eucaristia diventa cibo dell’uomo nuovo,
medicina di immortalità”.
E, prosegue il Pontefice nel messaggio,
“il mondo ha essenzialmente bisogno del Vangelo di Gesù Cristo:
egli, attraverso la Chiesa, continua la sua missione di Buon
Samaritano, curando le ferite sanguinanti dell’umanità, e di Buon
Pastore, cercando senza sosta chi si è smarrito per sentieri
contorti e senza meta. E grazie a Dio non mancano esperienze
significative che testimoniano la forza trasformatrice del Vangelo”.
La missione della Chiesa, puntualizza Bergoglio, è “animata da una
spiritualità di continuo esodo”. Si tratta di “uscire dalla
propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le
periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”. La missione
della Chiesa “stimola un atteggiamento di continuo pellegrinaggio
attraverso i vari deserti della vita, attraverso le varie esperienze
di fame e sete di verità e di giustizia”. La missione dice alla
Chiesa che “essa non è fine a sé stessa, ma è umile strumento e
mediazione del Regno”.
Invece “una Chiesa autoreferenziale, che
si compiace di successi terreni, non è la Chiesa di Cristo, suo
corpo crocifisso e glorioso”. Ecco allora perché “dobbiamo
preferire una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita
per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la
comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.
I giovani, sottolinea il Pontefice,
sono la speranza della missione. “La persona di Gesù e la Buona
Notizia da Lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani -
sostiene il Papa -. Essi cercano percorsi in cui realizzare il
coraggio e gli slanci del cuore a servizio dell’umanità”.
Sono
molti i giovani che “offrono il loro aiuto solidale di fronte ai
mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di
volontariato”. Quindi, osserva il Papa, “che bello che i giovani
siano viandanti della fede, felici di portare Gesù in ogni strada,
in ogni piazza, in ogni angolo della terra”.
La prossima assemblea
generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nel 2018
sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, si
presenta, evidenzia il Papa, “come occasione provvidenziale per
coinvolgere i giovani nella comune responsabilità missionaria che ha
bisogno della loro ricca immaginazione e creatività”. Inoltre, “le
Pontificie Opere Missionarie sono strumento prezioso per suscitare in
ogni comunità cristiana il desiderio di uscire dai propri confini e
dalle proprie sicurezze e prendere il largo per annunciare il Vangelo
a tutti”, ricorda il Papa. Attraverso “una profonda spiritualità
missionaria da vivere quotidianamente, un impegno costante di
formazione ed animazione missionaria, ragazzi, giovani, adulti,
famiglie, sacerdoti, religiosi e religiose, vescovi sono coinvolti
perché cresca in ciascuno un cuore missionario”.
La Giornata Missionaria Mondiale,
promossa dall’Opera della Propagazione della Fede, è “l’occasione
propizia perché il cuore missionario delle comunità cristiane
partecipi con la preghiera, con la testimonianza della vita e con la
comunione dei beni per rispondere alle gravi e vaste necessità
dell’evangelizzazione”. Perciò, esorta il Pontefice, “facciamo
missione ispirandoci a Maria, Madre dell’evangelizzazione”.
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