Omelia di don Primo Mazzolari che vi permetterà di iniziare un dialogo con quest'uomo, questo prete, capace dopo quasi 60 anni dalla sua morte, ancora di scuotere i nostri atteggiamenti abitudinari, le nostre idee camaleontiche.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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lunedì 19 giugno 2017
Nostro fratello Giuda (don Primo Mazzolari)
Miei cari fratelli, è proprio una
scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove.
Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è
buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta
il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa
che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un
nome che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore.
Un gruppo di vostri bambini rappresenta
gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni,
non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto
loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il
Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce
i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un
infelice.
Io mi dimentico per un momento del
Signore o meglio il Signore è presente nel riflesso del dolore di
questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una
sofferenza sconfinata.
Povero Giuda. Che cosa gli sia passato
nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi
che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di
spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il
nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa
fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho
tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di
lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore.
Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore
gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare:
"Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!"
Amico! Questa parola che vi dice
l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche
capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva
detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son
diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o
no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del
Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non
lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando
lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre
gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel
momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro.
Vi ho domandato: come mai un apostolo
del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari
fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati
cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha
scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male,
non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché
siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche
perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo
momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi
ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza?
Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel
bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita
come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa
comune miseria e in questa sorpresa!
Qualcheduno però, deve avere aiutato
Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, che
non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti
in un modo impressionante: "Satana lo ha occupato". Ha
preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta
gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio,
desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità,
togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante
creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha
agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo
attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’
orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: "State
svegli e pregate per non entrare in tentazione".
E la tentazione è incominciata col
denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo
metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno
contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti
al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il maestro, colui che
l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha
fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la
grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il piccolo
guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli, trenta
denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari.
Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda come un
pessimo affarista.
C’è qualcheduno che crede di aver
fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla
parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di
lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i
quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e
nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno?
Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari?
Ad un certo momento voi vedete un uomo,
Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta per
essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo
tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifigge,
quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il
traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora
radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quella
da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i
trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del
Giusto. Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo
misfatto. Non contavano più questi denari. Aveva fatto tanti
calcoli, su questi denari. Il denaro. Trenta denari. Che cosa importa
della coscienza, che cosa importa essere cristiani? Che cosa ci
importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio
non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della nostra vita. I
trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne
vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro
diventa un tormento.
C’è un gesto, un gesto che denota
una grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente
capisca qualche cosa? Li raccoglie e dice: "Poiché hanno del
sangue, li mettiamo in disparte. Compereremo un po’ di terra e ne
faremo un cimitero per i forestieri che muoiono durante la Pasqua e
le altre feste grandi del nostro popolo".
Così la scena si cambia, domani sera
qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due
patiboli, c’è la croce di cristo; c’è un albero, dove il
traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il
più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è
quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo
ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato
al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il
Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi
con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto
anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del
calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta
della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per
lui.
Povero Giuda. Una croce e un albero di
un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste
due fini. Voi mi direte: "Muore l’uno e muore l’altro".
Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla
croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati,
disperati, senza niente davanti.
Perdonatemi se questa sera che avrebbe
dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni
così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello
Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico,
io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non
posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo
abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il
Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che
questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse
l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del
bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora
bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è
entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non
faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma
che è una grandezza della sua misericordia.
E adesso, che prima di riprendere la
Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ ultima cena, lavando i
nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a
noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un
momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi
avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in
agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli
domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi AMICO.
La Pasqua è questa parola detta ad un
povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la
gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole
che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i
momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando
rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita,
ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici.
L'intervento riportato qui sotto è stato registrato a Bozzolo il Giovedì Santo del 1958.
E' tratto da www.ildialogo.org
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