Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 31 luglio 2018

Vibrare in alto! Viaggio in Tanzania (in partenza). 31 luglio 2018

Un pugno che vibra in alto. Non lontano dalla città, non in un posto isolato: che so!, in montagna, in vetta, in cima innevata, dove solo pochi arrivano. No! In mezzo alla gente.

Un pugno che vibra in alto, in pieno centro! È un gesto di vittoria, un segno che non tutto è perduto, che si può esistere e resistere ancora.

Un pugno che vibra in alto, ma poi ricade sulla fronte di un altro essere umano, invece è la sconfitta!


Appena rientrato dal Brasile, arrivato in Italia, sono in procinto di raggiungere il Tanzania con il gruppo di universitari. Sono salito in treno, il caldo è sparpagliato dappertutto. Non puoi evitarlo, prima o poi lo tocchi. Anche di notte passa insonne per il centro cittadino e si salvano solo quelli con un po di jungla in cortile. Il cielo è azzurro ma Celentano è passato da un po'. Non molta afa, ma temperatura alta. Come bottiglie che escono dal frigo, quando si esce da un negozio o da qualche parte dove c'è l'aria condizionata, tutta la nostra pelle si appanna e sudiamo. Tutto questo non aiuta!

Ma non giustifica.
Non giustifica sul treno la signora col passeggino che si arrabbia col figlio immangiabile, e poi con la bigliettaia che non sarebbe d'accordo con tutti i suoi capi a far trovare le macchine obliteratrici sulla banchina della stazione così poi possono fare la multa.
Non giustifica chi gli dà man forte ed eco montana e dice: “noi siamo piccoli, siamo niente. Loro fanno quello che vogliono!”. Lo dice una ragazza di fianco seduta, che mette insieme, con quel “loro”, lo stato, le aziende, i datori di lavoro, e forse anche gente di casa che non sopporta.
Non giustifica chi ha inseguito un uomo per accusarlo di tentato furto e poi quest'uomo muore come se fosse capitato!
Non giustifica chi è stanco del suo lavoro, vuole tornare a casa ed è scortese con le persone che chiedono il suo servizio.
Non giustifica chi assalta un migrante o un povero su una panchina....

Oppure si?

Perchè se tante di queste cose non sono determinate dalle campagne di parole che sottolineano lo scontro, la lotta, la competizione, l'odio, il rifiuto degli altri, il proprio stupido interesse a breve termine, il pensare all'oggi come se fosse l'unico paradiso, la rinuncia a cercare di costruire un mondo ed una società un po meglio di come lo abbiamo trovato; se non è stato tutto questo vocabolario che è stato riversato come liquida fonduta in tutti questi mesi almeno a dar risonanza e libero sfogo al peggio di noi, allora forse è stato proprio il caldo.

Ma si! Il caldo passeggero, stagionale, che ogni tanto qualche acquazzone attenua. È soltanto un po caldo, e non è vero che a seminare vento si raccoglie tempesta.

Tuttavia: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. 56Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. 59Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo»(Luca 12).

Così non c'è solo la “bolla africana” (guarda caso il caldo torrido estivo si identifica sempre come bolla africana e non magari sahariana!), ma anche la “bolla tutti-a-casa-sua” e pure la “bolla noi-siamo-meglio-di-voi”.

Quasi mi dispiace partire se significa sottrarsi da questo clima. Non credo sia il caldo a compiere tutto questo. Se c'è una cosa che ripeterò all'infinito agli studenti che accompagno in Tanzania, sarà la stessa lezione che ho ricevuto io da don Contiero oltre trent'anni fa: “idee idee idee! Cultura cultura cultura!”. Che non vuol dire essere più intellettuali, ma divenire sempre più capaci di trovare sentieri trasversali, crocicchi e modi di mettere in comunicazione strade lontane, perchè l'agnello ed il lupo pascolino insieme, e chi si fa guidare dalla paura non si senta ulteriormente chiuso all'angolo anche da chi chiede dialogo e accoglienza. E chi chiede e manifesta questa accoglienza stia attento a non creare spazi capaci di ricevere migranti ma senza integrarli in un ampio orizzonte che coinvolga tutta la società.

Non è facile: occorrono idee, speranza, coraggio di prossimità. Un pugno che vibra in alto, un pugno di idee per esistere e resistere ancora. Un pugno di idee che quindi è una mano ed una mente aperta.

A presto

d onde

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