...Noi italiani non facciamo eccezione. Per sostenere i nostri consumi abbiamo bisogno di 4,3 ettari di terra a testa, che è due volte e mezza la quota a cui avremmo diritto. E se guardiamo a cosa ci serve, scopriamo che per il 59% la impieghiamo per liberarci dall’anidride carbonica in eccesso. Anche noi, dunque, dobbiamo concentrarci su questa sostanza, intervenendo su tre ambiti principali di emissione: la produzione di energia elettrica, il riscaldamento domestico, i trasporti. Per l’energia elettrica, la grande sfida è passare dalle centrali termoelettriche, alimentate a gas e carbone, a quelle rinnovabili, alimentate da sole, vento e corsi d’acqua. Già oggi il 32% della nostra energia elettrica proviene da fonti rinnovabili, ma dobbiamo fare molto di più. E se le politiche governative possono dare il contributo principale, qualcosa possiamo fare anche noi dal basso, ad esempio installando un pannello solare sul tetto di casa nostra. Il tema del riscaldamento è di più difficile soluzione, ma potremmo comunque cominciare coprendoci di più piuttosto che alzare la temperatura dei termosifoni, fino a sostituire le nostre apparecchiature con tecnologie moderne che diversificano le fonti energetiche.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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lunedì 30 luglio 2018
Il Giorno del non-ritorno: Over-shoot day 2018 (e non è una festa da celebrare)
...Noi italiani non facciamo eccezione. Per sostenere i nostri consumi abbiamo bisogno di 4,3 ettari di terra a testa, che è due volte e mezza la quota a cui avremmo diritto. E se guardiamo a cosa ci serve, scopriamo che per il 59% la impieghiamo per liberarci dall’anidride carbonica in eccesso. Anche noi, dunque, dobbiamo concentrarci su questa sostanza, intervenendo su tre ambiti principali di emissione: la produzione di energia elettrica, il riscaldamento domestico, i trasporti. Per l’energia elettrica, la grande sfida è passare dalle centrali termoelettriche, alimentate a gas e carbone, a quelle rinnovabili, alimentate da sole, vento e corsi d’acqua. Già oggi il 32% della nostra energia elettrica proviene da fonti rinnovabili, ma dobbiamo fare molto di più. E se le politiche governative possono dare il contributo principale, qualcosa possiamo fare anche noi dal basso, ad esempio installando un pannello solare sul tetto di casa nostra. Il tema del riscaldamento è di più difficile soluzione, ma potremmo comunque cominciare coprendoci di più piuttosto che alzare la temperatura dei termosifoni, fino a sostituire le nostre apparecchiature con tecnologie moderne che diversificano le fonti energetiche.
Quanto ai trasporti, se da una parte dobbiamo convertirci a maggior lentezza, con grande beneficio per la nostra salute e la nostra vita di relazione, le nuove parole d’ordine debbono essere razionalità e condivisione. Razionalità per adattare il mezzo alla distanza capendo che le piccole distanze le possiamo coprire a piedi e in bicicletta. E se oltre i dieci chilometri ci vuole il mezzo a motore, la soluzione non è l’auto privata ma il mezzo condiviso. Solo condividendo potremo permettere a tutti di soddisfare il bisogno di mobilità riducendo al minimo consumi energetici e inquinamento. Per cui dobbiamo rivalutare non solo il treno e l’autobus, ma anche altre formule che possiamo attivare noi stessi dal basso, come il car-sharing, che significa acquisto dell’auto in comune, e il car-pooling, che è l’abitudine di non muoversi mai da casa senza aver chiesto al vicino se deve andare nella stessa direzione in modo da fare viaggiare l’auto a pieno carico.
Piccoli cambiamenti di stili di vita, che possono dare un contributo importante per la riduzione della nostra impronta ecologica senza rinunciare ai nostri bisogni. Questi cambiamenti – evocati anche da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ – possono e devono estendersi anche ad altri ambiti, per ridurre il consumo di terra fertile nei più diversi settori, primo fra tutti quello agricolo. I nostri consumi alimentari contribuiscono al 29% della nostra impronta ecologica, ma con piccoli accorgimenti potremmo ridurre sensibilmente quella percentuale. Un modo è consumare meno carne perché il passaggio attraverso l’animale è estremamente dispendioso: ci vogliono 7 calorie vegetali per ottenere una caloria animale. Allora meglio soddisfare il nostro bisogno di proteine con i legumi. Per un etto di fagioli ci vogliono 3,7 metri quadri di terra, per un etto di carne 16,8: passando da una dieta prevalentemente carnea a una dieta più marcatamente vegetariana potremmo ridurre il consumo di terra fertile a fini alimentari almeno di un quarto. Ridurre la nostra impronta, dunque si può, senza dover tornare al tempo delle caverne. Basta un pizzico di semplicità.
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