Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 21 luglio 2018
L'anello di Tucum. Viaggio in Brasile. 20 luglio 2018
Tutto ha inizio con una barzelletta!
Non è vero, prima ci siamo alzati dal letto della nostra pensioncina Betel e abbiamo iniziato la giornata come sempre. Siamo poi riusciti ad arrivare col GPS fino al bairro Pau da Lima per incontrare padre Jorge nella sua parrocchia. Vi ricordate? 13 luglio. Messa santa Clelia. Il prete che presiedeva. Altrimenti bagnatevi l'indice digitale e sfogliate qualche post indietro. Devo dare per scontato vi ricordiate l'animo acceso in noi dalla predicazione di questo prete. Vangelo dalla pelle al cuore e alla mente, inedita immersione per tutto il corpo (Dobbiamo dire che i preti qua ci hanno spesso dimostrato con semplicità un'amabile e intensa evangelizzazione nel loro impegno pastorale alla sequela dei laici, dei poveri, della Chiesa ed una umana accoglienza in amicizia e "alegria" verso di noi).
Tutto il mattino con padre Jorge. Veloce visita alla chiesa matrice, poi ci ha caricato nel suo Wolksvagen, quei pulmini fantastici che negli anni 60 e 70 hanno accompagnato i campi parrocchiali e le Woodstock dei giovani, qua e là. Con lui giriamo, sostiamo per le 17 (e quasi tutte) comunità della sua parrocchia.
Nel frattempo gli rivolgiamo 999+1 domande. Visitiamo anche la comunità il cui nome tradotto viene SERVI DEI POVERI, dove giovani in pienezza del battesimo convivono anche con disabili (alcuni sono in seminario e poi andranno a servizio della diocesi). Dove si seguono i passi di Irma Dulce, suora Dolce, dichiarata beata nel 2011, l'angelo di Bahia.
La sosta più lunga ci porta in basso. Dalle nervature delle strade principali, in alto alla collina, il bairro sembra sempre migliore. Bisogna andare al sistema nervoso periferico per capire come sta il corpo di una città.
Bisogna prendere l'ascensore in direzione contraria da quello che nel pomeriggio prenderemo per salire al Pelorinho, zona antica di Salvador. Là al porto è un asse verticale di decine di metri che in meno di 30 secondi ti porta in cima alla città vecchia, chiese ed edifici coloniali, qualcuno ormai preda di un cancro verde e abbandonati a se, altre, la maggioranza, negozi per turisti, dove si scambiano anche piccoli frammenti di vita con i venditori. Tanti centri culturali; una banda storica (un suo piccolo clone gira per le strade oggi pomeriggio) che dal 1979 allieta i ritmi del carnevale, gli Olodum; il balcone segnalato con gigantografia, da cui si è affacciato Michael Jackson quando registrò il video nel 1995: "a loro non importa nulla di noi".
Qui nel bairro l'ascensore sono i nostri passi. La valle più si approssima alla sua linea di congiunzione tra le colline, maggiormente dirada le case e lascia che un verde fresco di piante mascheri malamente la fogna a cielo aperto. Come se fosse un fiume transcontinentale, passa da Kibera, da Dar, Maputo, le mille migliaia di città dove si concentra ormai più del 50% della popolazione mondiale. Ogni tanto affiora anche in certe parti tenute invisibili di Bologna.
Ma la fogna verrà coperta, sembra, qui nel bairro. E poi padre Jorge ci fa vedere che in un punto affiora un'acqua limpida come una vita vera: quella andrebbe incanalata e portata nelle case.
Non è la fogna che fa pensare. È che qua ci si arriva solo percorrendo scalini, con la pioggia diventano scivoli da aquapark. Non ci sono strade. E quando arrivano le strade, allora i poveri si devono spostare. È successo qua vicino con lo stadio di una delle due squadre di calcio locali. Un Dall'Ara alla decima potenza!
A questo punto mi vengono alla memoria sempre le parole del profeta che leggiamo in Avvento, dove si chiede di preparare una strada al Signore che viene, raddrizzare le strade, rendere agibili quelle della giustizia e della misericordia, togliere la corruzione dalla vita pubblica (qui senza le lobbies non ti muovi anche se vinci le elezioni). E dalla nostra vita.
L'anello di Tucum non è quello rimasto indietro dal monte Fato. È un segno scelto, poi diffuso dall'America Latina per indicare l'opzione preferenziale dei poveri da parte della Chiesa. Si porta all'anulare. Un oggetto guardato con sospetto da chi si sposta solo in autostrada ed è scarso di piedi periferici.
Di tutti i discorsi dovremo dirne a voce.
Per ora mi fermo qua e inizio a raccontare la barzelletta, perché padre Jorge è soprattutto un uomo di fede, gioioso, che ci ripete: un cristiano triste è un triste cristiano. Siamo a tavola (ci offre il pasto, c è pure sua mamma oggi, si ferma un catechista, di là in cucina due signore che si vergognano a mangiare con noi perché gli piace pluccare le ossa del pollo, ma non ci conoscono!).
Si racconta che un aereo cadde in mare e tutti morirono affogati, tranne un bahiano ed un italiano. Tutti si chiesero perché solo loro. È che anche quando l'aereo cadde in mare continuarono a sbracciarsi raccontandosi barzellette e conversando tra loro. Bracciate intense di ironia per non affogare.
D onde
Non è vero, prima ci siamo alzati dal letto della nostra pensioncina Betel e abbiamo iniziato la giornata come sempre. Siamo poi riusciti ad arrivare col GPS fino al bairro Pau da Lima per incontrare padre Jorge nella sua parrocchia. Vi ricordate? 13 luglio. Messa santa Clelia. Il prete che presiedeva. Altrimenti bagnatevi l'indice digitale e sfogliate qualche post indietro. Devo dare per scontato vi ricordiate l'animo acceso in noi dalla predicazione di questo prete. Vangelo dalla pelle al cuore e alla mente, inedita immersione per tutto il corpo (Dobbiamo dire che i preti qua ci hanno spesso dimostrato con semplicità un'amabile e intensa evangelizzazione nel loro impegno pastorale alla sequela dei laici, dei poveri, della Chiesa ed una umana accoglienza in amicizia e "alegria" verso di noi).
Tutto il mattino con padre Jorge. Veloce visita alla chiesa matrice, poi ci ha caricato nel suo Wolksvagen, quei pulmini fantastici che negli anni 60 e 70 hanno accompagnato i campi parrocchiali e le Woodstock dei giovani, qua e là. Con lui giriamo, sostiamo per le 17 (e quasi tutte) comunità della sua parrocchia.
Nel frattempo gli rivolgiamo 999+1 domande. Visitiamo anche la comunità il cui nome tradotto viene SERVI DEI POVERI, dove giovani in pienezza del battesimo convivono anche con disabili (alcuni sono in seminario e poi andranno a servizio della diocesi). Dove si seguono i passi di Irma Dulce, suora Dolce, dichiarata beata nel 2011, l'angelo di Bahia.
La sosta più lunga ci porta in basso. Dalle nervature delle strade principali, in alto alla collina, il bairro sembra sempre migliore. Bisogna andare al sistema nervoso periferico per capire come sta il corpo di una città.
Bisogna prendere l'ascensore in direzione contraria da quello che nel pomeriggio prenderemo per salire al Pelorinho, zona antica di Salvador. Là al porto è un asse verticale di decine di metri che in meno di 30 secondi ti porta in cima alla città vecchia, chiese ed edifici coloniali, qualcuno ormai preda di un cancro verde e abbandonati a se, altre, la maggioranza, negozi per turisti, dove si scambiano anche piccoli frammenti di vita con i venditori. Tanti centri culturali; una banda storica (un suo piccolo clone gira per le strade oggi pomeriggio) che dal 1979 allieta i ritmi del carnevale, gli Olodum; il balcone segnalato con gigantografia, da cui si è affacciato Michael Jackson quando registrò il video nel 1995: "a loro non importa nulla di noi".
Qui nel bairro l'ascensore sono i nostri passi. La valle più si approssima alla sua linea di congiunzione tra le colline, maggiormente dirada le case e lascia che un verde fresco di piante mascheri malamente la fogna a cielo aperto. Come se fosse un fiume transcontinentale, passa da Kibera, da Dar, Maputo, le mille migliaia di città dove si concentra ormai più del 50% della popolazione mondiale. Ogni tanto affiora anche in certe parti tenute invisibili di Bologna.
Ma la fogna verrà coperta, sembra, qui nel bairro. E poi padre Jorge ci fa vedere che in un punto affiora un'acqua limpida come una vita vera: quella andrebbe incanalata e portata nelle case.
Non è la fogna che fa pensare. È che qua ci si arriva solo percorrendo scalini, con la pioggia diventano scivoli da aquapark. Non ci sono strade. E quando arrivano le strade, allora i poveri si devono spostare. È successo qua vicino con lo stadio di una delle due squadre di calcio locali. Un Dall'Ara alla decima potenza!
A questo punto mi vengono alla memoria sempre le parole del profeta che leggiamo in Avvento, dove si chiede di preparare una strada al Signore che viene, raddrizzare le strade, rendere agibili quelle della giustizia e della misericordia, togliere la corruzione dalla vita pubblica (qui senza le lobbies non ti muovi anche se vinci le elezioni). E dalla nostra vita.
L'anello di Tucum non è quello rimasto indietro dal monte Fato. È un segno scelto, poi diffuso dall'America Latina per indicare l'opzione preferenziale dei poveri da parte della Chiesa. Si porta all'anulare. Un oggetto guardato con sospetto da chi si sposta solo in autostrada ed è scarso di piedi periferici.
Di tutti i discorsi dovremo dirne a voce.
Per ora mi fermo qua e inizio a raccontare la barzelletta, perché padre Jorge è soprattutto un uomo di fede, gioioso, che ci ripete: un cristiano triste è un triste cristiano. Siamo a tavola (ci offre il pasto, c è pure sua mamma oggi, si ferma un catechista, di là in cucina due signore che si vergognano a mangiare con noi perché gli piace pluccare le ossa del pollo, ma non ci conoscono!).
Si racconta che un aereo cadde in mare e tutti morirono affogati, tranne un bahiano ed un italiano. Tutti si chiesero perché solo loro. È che anche quando l'aereo cadde in mare continuarono a sbracciarsi raccontandosi barzellette e conversando tra loro. Bracciate intense di ironia per non affogare.
D onde
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