Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 20 luglio 2018

Allegria di samba. Viaggio in Brasile. 19 luglio 2018

Percorriamo strade. Da Jequie a Salvador sono 370 km. Previste 5 ore e  mezza di viaggio che con le soste aumentano di un'ora. Incontriamo la città Feira de Santana quando abbiamo percorso quasi due terzi del tragitto. Palazzi dopo i tanti km tra il verde secco e arido, con gli imponenti massi lavici, ed il verde colorati di verde dei terreni umidi e fecondi dove pascolano tra bassi arbusti bianche mucche tranquille consumatrici di erba.

La diocesi di Jequie, quella che abbiamo salutato, si estende per 20000 kmq e ha 400mila abitanti.
Solo jequie 160.000 poi altre 23 città è un mucchio di villaggio. La massima  distanza tra due lati è di 200 km.
Un po di matematica serve sempre a nascondere qualcosa, si danno i numeri e così si distrae l'ascoltatore, che poco attratto smette di seguire e nella mente sceglie i suoi percorsi. Così dopo uno può dire quello che vuole, tanto sa di trovare un pubblico ormai distratto.

Le cifre della diocesi ce le ha fornite padre José vescovo di Jequie, che mercoledì ci ha ospitato a pranzo. La casa è un po svizzera anni 80, meno sobria che di prestigio. Ci accoglie con molta gentilezza e con un percorso che va dalla cappellina ricavata da una piccola stanza, alla sala per scambiare un dialogo con lui, fino alla mensa.

È molto diretto: qui le gioie di una fede viva della gente e di vocazioni anche come missionari in Amazzonia, sono rattristate da alcuni casi di pedofilia. "Duro per un vescovo, guardando il proprio prete, testimoniare in tribunale e sentirsi giudicato." Comprendiamo che è un argomento sensibile e procediamo oltre.

Gli chiedo come interpreti la questione delle sette. Lui lo imputa alla teologia della liberazione, quando si trasforma in ideologia. Nel dialogo che prosegue si capisce che lui è molto attento alla distinzione tra fede e ideologia. Teme molto che la chiesa sia troppo attenta al sociale e dimentichi il mandato di ascoltare la richiesta di spiritualità della gente. Comprendiamo che è un argomento sensibile e procediamo oltre.
Ombreggia ogni tanto un suo ministero di giovane sacerdote dove forse lui stesso si è sbilanciato in tal senso ed ora teme sia il vero problema del Brasile. Anche politico, in quella corruzione che è generalizzata (anche se poi definendo i due elementi che la estremizzano, destra e sinistra, riferisce la corruzione solo a sinistra).
Comprendiamo che è un argomento sensibile e procediamo oltre.

Alla fine sembra di intuire che lui preferisca ritirarsi da un fronte di chiesa impegnato nel sociale per tornare a testimoniare esclusivamente un mandato di carità verso i poveri. Parlando di una suora italiana che faceva servizio in un ospedale, benvoluta da tutti, dice: "non ha creato coscienza, ma amore!".
Parte della chiesa in Brasile segue questa linea. Certo una bella distanza da padre Jiorge che incontreremo di nuovo venerdì.

Arriviamo a Salvador sulle quattro inoltrate, sistemazione e lavaggio, corpo e abiti, poi qualcuno resta a casa per riposare, qualcuno esce a cena.

Ci concediamo un ristorante con vista piazza chiesa. I 4 amici di strada intravisti nelle prime sere sono ancora qui, col loro carrello della spesa ed il fedele cagnolino sempre accanto ad uno dei 4, sembra il più vecchio di loro. Un anziano Signore seduto al tavolo con la moglie, sporge con la mano fuori dal centro e accarezza un uccello bianco, un piccione che si direbbe un gabbiano, fermo sul davanzale, che vuol prendere sonno ma stasera ha scelto il posto sbagliato. La cena tarda. In piazza passano persone. Un uomo si leva il cappello e dice una orazione, poi rimette il bianco cappello e si allontana. Arriva anche un ragazzo con abito da donna e parrucca riccia. Sceglie da un cumulo di cose coperte da un telo (il magazzino dei 4???) un oggetto, ne va a parlare coi 4, ritorna, sceglie ancora, se ne va portando via una borsetta. Il pesce ordinato è arrivato, iniziamo a cenare. La chiacchera si è un po esaurita a quest'ora insieme alle nostre forze: siamo un po stanchini ed il sonno inizia ad accumularsi. Sulla piazza c è una palma al centro, tre ragazze si fanno foto con posa per gli amici del cellulare, nessuno sembra attratto dalla cosa tranne me che osservo dall'alto. Facciamo per uscire, Mimmo offre stasera, i passi sono automatici. Ancora sentiamo i diversi gruppi di samba che si contendono lo spazio sonoro nei locali di strada alla spiaggia. Un'allegria di musiche simili ma eseguite come fossero in competizione. Praticamente la condizione umana.

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