Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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venerdì 13 luglio 2018
Peregrino da Trindade. Viaggio in Brasile. 12 luglio 2018
Peregrinare, un verbo che nella mia terra marchigiana arriva a significare il suo esatto opposto: girovagare senza meta. Un Po di vero c è, se si entra in pellegrinaggio lo si fa per tutta la vita, ma l errore è che in realtà una meta c è, un obiettivo.
Un po come il labirinto della cattedrale di Chartres riprodotto alla Trinidade, che padre Joao ci fa vedere e percorrere, passo passo, ti avvicini e ti allontani, tratti più lunghi e tratti brevi, sembra che ci sei e invece torni lontano, ma l obiettivo resta e come la vita di tanti degli ospiti di strada che qui arrivano, la storia non è una retta, ma una linea curva da svolgere tutta, come una rosa che dischiude man mano i petali. Alla fine arriviamo al cerchio centrale. Anche noi.
Giornata a tratti piovosa, o meglio a piogge intense circoscritte a zone quasi da ragionere! Per raggiungere i luoghi di oggi usiamo molta macchina, e quindi molto traffico (ma qui la parola traffico sottintende quello di droga, meglio usare la parola che basta, così quando occorre sostituisco con FALQUI). Il terzo luogo è quasi il luogo per eccellenza, ma in fondo sono tutte chiese, edifici di culto, le nostre tappe. Solo che nell ultimo che occupa meta giornata fino al riposo serale, i mattoni in disfacimento ed in restauro sono ampiamente compensati dalle persone, autentici tasselli che lì generano comunità. Ma procedamus avec calm und frigidus sangue.
Procediamo in ordine. Dobbiamo ancora fare il cambio di un po di moneta. Con suor Mary Shiny andiamo a SHOPPING BAHIA, immenso centro commerciale, vetrine che la galleria dietro il crescentone sembra un gioco di bambole! Insomma entri e "peppeppeppepe, peppeppeppepe, peppepppeppepe pepee!" Vai col trenino di fine anno, festa, colori, clima nordico, luci supernova, salute e bellezza a spinta da tutte le porte e finestre, disastri. Insomma un centro commerciale alla ennesima potenza.
E tutto qui ha un prezzo, un cartellino attaccato addosso...forse anche noi?
Ma tra due negozi, un piccolo corridoio stretto, si entra e ci si imbuca in una cappellina: si sta facendo adorazione. Rimaniamo stupiti, non in senso moralistico, anzi! Gesù è venuto a predicare anche qui, chissà che qualcuno lo ascolti.
Seconda tappa Nosso Senhor do Bomfin, nostro Signore di esiti felici, di buon andazzo, di serena sorte. Un santuario trafficatissimo (scusate qui ci andava FALQUIssimo ma mi sembrava un po irriverente). Il suo tratto tipico sono queste piccole fettucce, tipo bracciali, che vengono vendute da piccoli commercianti al volo all ingresso della chiesa. Tre nodi, lo leghi a qualche parte sporgente nel e fuori edificio (balaustra, cancellata, parti sporgenti del portale) e poi fai una preghiera che vada a Bomfin! Una devozione popolare, una sconfinata orazione quotidiana di tanti che sperano, un pellegrinaggio assiduo, insistente. Quante cose accomunano tutte queste persone! Anche noi. In fondo ciò che manda avanti il mondo non sono le (violente) decisioni dei governanti e potenti, ma i miliardi di speranze dei miliardi di persone che ogni giorno si alzano e chiedono una vita sicura, serena, umanamente degna. Se riconoscessimo questa reciproca preghiera forse saremmo un tantino più accoglienti e più in pace!
Quello che qui non possiamo trovare (in fondo al santuario ci arrivano tutti per conto proprio e ripartono, e anche se fiori e api hanno il migliore degli incontri, quelli restano nel prato, quelle tornano all alveare) lo scopriamo in un altro santuario. In inglese si capirebbe meglio: la parola santuario contiene il significato di LUOGO DI RIFUGIO, DI SOCCORSO. E questo sarà anche per noi la terza tappa, la Comunidade da Trinidade.
Una storia non brevemente riassumibile, facilmente coinvolgente se la ascolti, meglio se lo farete qui sul posto. Magari decidete di leggere e partire. O magari restate a sedere, pensando che questo può accadere solo altrove e non a casa nostra! Magari vi sbagliate e basterebbe aprire occhi, mente, cuore e mani e iniziare.
Un pellegrino francese, un po ispirato dall esperienza di Taize, arriva in Brasile dalla Francia. Come monaco itinerante si lega ad un vescovo e gira. Gira per l america latina, specie qui in Brasile. Per 14 anni va e viene, vivendo in strada come un senza dimora, senza bisaccia senza doppi sandali. E torna, non in Francia, torna ogni 7 8 mesi a Salvador. Il vescovo di qui gli chiede qualcosa: lo Spirito aleggia sempre nelle stanze della Chiesa e la aiuta ad uscire da se, che sia rappresentata da un vescovo che sia un monaco.
"Perché non fai qualcosa per i tanti abitatori di strada di Salvador?". Henrique identifica una chiesa affacciata sul porto, un po cadente la chiesa, tanto tanto (ora stanno sistemando ma pole pole). Gli da le chiavi l amministratore dell edificio, che è il padre belga Joao che ci sta parlando, e nel 2000 si inizia.
Ci sono diverse consacrate che collaborano, anche una famiglia. Soprattutto i muradores de rua, gente di strada. Qui trovano rifugio.
Al centro della spiritualità del luogo c è la Trinità. L icona famosa di rubljiov coi tre ma che sono l Uno accolto da Abramo. Hanno tutti e tre una identica cosa nella mano sinistra, il bastone del pellegrino. La Trinità è in eterno pellegrinaggio, e noi siamo pellegrini di Trinità. Tutto qui allora è adeguato ad accogliere persone che vivono in permanente movimento, senza nulla, con tutto ciò e soltanto quello che può offrire quanto viene rifiutato e gettato dagli altri, e così si cerca esclusivamente di tenere lo stile di oggetti riciclati. Come Gesù e poi i discepoli hanno detto Alzati e cammina, cosi si cerca di ripartire sollecitando questa chiamata a trovare in se il desiderio e la speranza di risollevarsi, a cui Gesù aggiungeva la sua mano per rialzare, far risorgere.
La questione della salute diventa importante per proporre percorsi ai singoli che arrivano qui, e dormono tutti insieme nella chiesa, ma al centro resta la forza di sentirsi accolto tipico della comunità. Non mi dilungo, magari avremo modo a Bologna. C è pure un giornale tipo piazza grande, AURORA DE RUA. La creatività qui certo non viene bloccata!
Ma adesso dovrei soffermarmi sui volti scaturiti durante la messa, col gatto che all inizio danza per farci vedere un topino che ha preso, salvo farselo sfuggire e tutti sorridiamo; la nonna anziana che ha il suo lettuccio a destra dell altare e tanto buon affetto di cui carica i saluti (qui ci si abbraccia e se lo si fa non è per costume o epidermide). Ci sono anche altri italiani da Firenze qui in passaggio come noi. La liturgia è sobria, diversi tratti ridotti al minimo, il canto stonato e pieno di forza mai gridata od ostentata. Iniziamo con Elias che deve stare attento a non mangiare zuccheri, il quale chiede di presentarsi a chi è qui la prima volta. Chiudiamo con la benedizione che apre alla cena. Lo scambio di pace è simile alla nuotata in mare, sbracciamo con tutta la comunità per alcuni minuti sapendo che anche noi siamo accolti.
E poi c è tutta la parte trinitaria, quella che non so esprimere e che mi chiede di vivere sempre meglio lo stile incarnato del Vangelo. I volti me la puntellano nel cuore, come una diga che non perda acqua per i tempi di siccità. E poi ci sono le persone.
Come dicevo, nel mare ci siamo appena entrati e come bambini non vorremmo uscirne.
E fu sera e fu mattina, terzo giorno.
Un po come il labirinto della cattedrale di Chartres riprodotto alla Trinidade, che padre Joao ci fa vedere e percorrere, passo passo, ti avvicini e ti allontani, tratti più lunghi e tratti brevi, sembra che ci sei e invece torni lontano, ma l obiettivo resta e come la vita di tanti degli ospiti di strada che qui arrivano, la storia non è una retta, ma una linea curva da svolgere tutta, come una rosa che dischiude man mano i petali. Alla fine arriviamo al cerchio centrale. Anche noi.
Giornata a tratti piovosa, o meglio a piogge intense circoscritte a zone quasi da ragionere! Per raggiungere i luoghi di oggi usiamo molta macchina, e quindi molto traffico (ma qui la parola traffico sottintende quello di droga, meglio usare la parola che basta, così quando occorre sostituisco con FALQUI). Il terzo luogo è quasi il luogo per eccellenza, ma in fondo sono tutte chiese, edifici di culto, le nostre tappe. Solo che nell ultimo che occupa meta giornata fino al riposo serale, i mattoni in disfacimento ed in restauro sono ampiamente compensati dalle persone, autentici tasselli che lì generano comunità. Ma procedamus avec calm und frigidus sangue.
Procediamo in ordine. Dobbiamo ancora fare il cambio di un po di moneta. Con suor Mary Shiny andiamo a SHOPPING BAHIA, immenso centro commerciale, vetrine che la galleria dietro il crescentone sembra un gioco di bambole! Insomma entri e "peppeppeppepe, peppeppeppepe, peppepppeppepe pepee!" Vai col trenino di fine anno, festa, colori, clima nordico, luci supernova, salute e bellezza a spinta da tutte le porte e finestre, disastri. Insomma un centro commerciale alla ennesima potenza.
E tutto qui ha un prezzo, un cartellino attaccato addosso...forse anche noi?
Ma tra due negozi, un piccolo corridoio stretto, si entra e ci si imbuca in una cappellina: si sta facendo adorazione. Rimaniamo stupiti, non in senso moralistico, anzi! Gesù è venuto a predicare anche qui, chissà che qualcuno lo ascolti.
Seconda tappa Nosso Senhor do Bomfin, nostro Signore di esiti felici, di buon andazzo, di serena sorte. Un santuario trafficatissimo (scusate qui ci andava FALQUIssimo ma mi sembrava un po irriverente). Il suo tratto tipico sono queste piccole fettucce, tipo bracciali, che vengono vendute da piccoli commercianti al volo all ingresso della chiesa. Tre nodi, lo leghi a qualche parte sporgente nel e fuori edificio (balaustra, cancellata, parti sporgenti del portale) e poi fai una preghiera che vada a Bomfin! Una devozione popolare, una sconfinata orazione quotidiana di tanti che sperano, un pellegrinaggio assiduo, insistente. Quante cose accomunano tutte queste persone! Anche noi. In fondo ciò che manda avanti il mondo non sono le (violente) decisioni dei governanti e potenti, ma i miliardi di speranze dei miliardi di persone che ogni giorno si alzano e chiedono una vita sicura, serena, umanamente degna. Se riconoscessimo questa reciproca preghiera forse saremmo un tantino più accoglienti e più in pace!
Quello che qui non possiamo trovare (in fondo al santuario ci arrivano tutti per conto proprio e ripartono, e anche se fiori e api hanno il migliore degli incontri, quelli restano nel prato, quelle tornano all alveare) lo scopriamo in un altro santuario. In inglese si capirebbe meglio: la parola santuario contiene il significato di LUOGO DI RIFUGIO, DI SOCCORSO. E questo sarà anche per noi la terza tappa, la Comunidade da Trinidade.
Una storia non brevemente riassumibile, facilmente coinvolgente se la ascolti, meglio se lo farete qui sul posto. Magari decidete di leggere e partire. O magari restate a sedere, pensando che questo può accadere solo altrove e non a casa nostra! Magari vi sbagliate e basterebbe aprire occhi, mente, cuore e mani e iniziare.
Un pellegrino francese, un po ispirato dall esperienza di Taize, arriva in Brasile dalla Francia. Come monaco itinerante si lega ad un vescovo e gira. Gira per l america latina, specie qui in Brasile. Per 14 anni va e viene, vivendo in strada come un senza dimora, senza bisaccia senza doppi sandali. E torna, non in Francia, torna ogni 7 8 mesi a Salvador. Il vescovo di qui gli chiede qualcosa: lo Spirito aleggia sempre nelle stanze della Chiesa e la aiuta ad uscire da se, che sia rappresentata da un vescovo che sia un monaco.
"Perché non fai qualcosa per i tanti abitatori di strada di Salvador?". Henrique identifica una chiesa affacciata sul porto, un po cadente la chiesa, tanto tanto (ora stanno sistemando ma pole pole). Gli da le chiavi l amministratore dell edificio, che è il padre belga Joao che ci sta parlando, e nel 2000 si inizia.
Ci sono diverse consacrate che collaborano, anche una famiglia. Soprattutto i muradores de rua, gente di strada. Qui trovano rifugio.
Al centro della spiritualità del luogo c è la Trinità. L icona famosa di rubljiov coi tre ma che sono l Uno accolto da Abramo. Hanno tutti e tre una identica cosa nella mano sinistra, il bastone del pellegrino. La Trinità è in eterno pellegrinaggio, e noi siamo pellegrini di Trinità. Tutto qui allora è adeguato ad accogliere persone che vivono in permanente movimento, senza nulla, con tutto ciò e soltanto quello che può offrire quanto viene rifiutato e gettato dagli altri, e così si cerca esclusivamente di tenere lo stile di oggetti riciclati. Come Gesù e poi i discepoli hanno detto Alzati e cammina, cosi si cerca di ripartire sollecitando questa chiamata a trovare in se il desiderio e la speranza di risollevarsi, a cui Gesù aggiungeva la sua mano per rialzare, far risorgere.
La questione della salute diventa importante per proporre percorsi ai singoli che arrivano qui, e dormono tutti insieme nella chiesa, ma al centro resta la forza di sentirsi accolto tipico della comunità. Non mi dilungo, magari avremo modo a Bologna. C è pure un giornale tipo piazza grande, AURORA DE RUA. La creatività qui certo non viene bloccata!
Ma adesso dovrei soffermarmi sui volti scaturiti durante la messa, col gatto che all inizio danza per farci vedere un topino che ha preso, salvo farselo sfuggire e tutti sorridiamo; la nonna anziana che ha il suo lettuccio a destra dell altare e tanto buon affetto di cui carica i saluti (qui ci si abbraccia e se lo si fa non è per costume o epidermide). Ci sono anche altri italiani da Firenze qui in passaggio come noi. La liturgia è sobria, diversi tratti ridotti al minimo, il canto stonato e pieno di forza mai gridata od ostentata. Iniziamo con Elias che deve stare attento a non mangiare zuccheri, il quale chiede di presentarsi a chi è qui la prima volta. Chiudiamo con la benedizione che apre alla cena. Lo scambio di pace è simile alla nuotata in mare, sbracciamo con tutta la comunità per alcuni minuti sapendo che anche noi siamo accolti.
E poi c è tutta la parte trinitaria, quella che non so esprimere e che mi chiede di vivere sempre meglio lo stile incarnato del Vangelo. I volti me la puntellano nel cuore, come una diga che non perda acqua per i tempi di siccità. E poi ci sono le persone.
Come dicevo, nel mare ci siamo appena entrati e come bambini non vorremmo uscirne.
E fu sera e fu mattina, terzo giorno.
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