Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 14 luglio 2018
L'irrinunciabile volto popolare del Bairro. Viaggio in Brasile. 13 luglio 2018
Forse non è un caso che proprio il giorno della festa di santa Clelia sia coinciso con la visita alle comunità parrocchiali del Bairro e alla permanenza tutto il giorno in mezzo alle sue strade, grazie alla paziente guida di Sr Mary Shiny. Forse è stato proprio un grande dono di Dio questa giornata.
Ma quello che è stato il culmine, che ha davvero risvegliato tante forze che pensavo di non avere piu, è stata la festa conclusiva, processione ed eucaristia.
Partiti dalla piazzetta presso la chiesa parrocchiale, abbiamo accompagnato la reliquia di santa Clelia, processione non numerosa ma abbastanza udibile: sui decibel ci si confronta coi locali aperti che accostiamo mentre passiamo. Un confronto senza muscoli, ma che ci interroga sul senso di indifferenza che si respira.
Eppure non si può dire che la processione sia operazione di pura nostalgia! Anzi. Ha un carattere ben stratificato nelle persone che vi partecipano, carattere di identità e per certi versi di coraggiosa lotta. Tutto mescolato a cose popolari, come i canti, belli, limpidi, come impasto del pane. I petardi e razzi sparati ogni tanto, quasi a segnalare che nel Bairro non esplodono soltanto colpi di pistola per uccidere, che vengano dal traffico, che vengano dalla polizia.
La gente si aggiunge, qualche volta un cane fa qualche decina di metri con noi, poi desiste dalla illusione che ci sia pane per lui! Arriviamo al campo da calcio dove è stata allestita la chiesa a cielo aperto. C è più gente del previsto. Aspettiamo poi un prete che deve arrivare e presiedere. Le persone si muovono in attesa.
Il padre arriva, si chiama Jorge. Prete diocesano, segue la pastorale dei malati, ha una parrocchia di oltre 200mila persone. Il grosso lo fanno i laici, un po come in Africa. Lui sa predicare. Prima ancora sa mettere me e don Paolo a nostro agio, non da ultimo chiedendo ad Emma di venire all altare per tradurre la sua omelia.
L omelia è il momento in cui invece di assopirmi mi risveglio. Parla alla gente del Bairro, li chiama feriti. E poi della cura reciproca per fare un cammino di salvezza. Parla di Clelia e della santità, non un cammino irraggiungibile, ma la concreta modalità per un battezzato di poter vivere il sogno di Dio sull uomo. Voi siete resistenti, questo lo ripete più volte. Parla alla gente, perché il popolo non trovi una pace che non è nel piano di Dio, la pace di Dio non trova quiete, rischierebbe di essere dimenticata e cancellata, come fanno con tanti diritti del popolo (il padre man mano alza il tono della voce, con tanta forte tenerezza, mani che parlano altrettanto della voce, in me cresce la parola ascoltandolo). Parla dei tre doni del battesimo, quello della profezia come capacita di denuncia per cio che è ingiusto, e di sostegno alla speranza. "Voi siete resistenti" anche se feriti. Lo ripete. E denuncia percorsi di preoccupazione per gli esiti dei mondiali e di indifferenza per la fine dei diritti. Grida che lui la preghiera non la fa per la nazionale se significa dimenticare le necessità del popolo, la terra del Bairro ha il sangue di tanti uccisi, uomini e donne, per ottenere i diritti che ora godono tutti, ma dimenticarli significa perdere anche quei diritti. Curare le ferite, amare. Decresce il tono verso la conclusione, ma non perde la spinta che gli sale dalle viscere, dalle radici, per tenere quel tono.
A fine messa speriamo ancora a lungo nel parlare, Emma traduce e chiede anche lei. Due settimane sono poche per capire i problemi del paese e della chiesa in Brasile. Ci scambiamo indirizzi e telefoni. Non posso silenziare questa voce in me. Torneremo a sentirci.
Ma quello che è stato il culmine, che ha davvero risvegliato tante forze che pensavo di non avere piu, è stata la festa conclusiva, processione ed eucaristia.
Partiti dalla piazzetta presso la chiesa parrocchiale, abbiamo accompagnato la reliquia di santa Clelia, processione non numerosa ma abbastanza udibile: sui decibel ci si confronta coi locali aperti che accostiamo mentre passiamo. Un confronto senza muscoli, ma che ci interroga sul senso di indifferenza che si respira.
Eppure non si può dire che la processione sia operazione di pura nostalgia! Anzi. Ha un carattere ben stratificato nelle persone che vi partecipano, carattere di identità e per certi versi di coraggiosa lotta. Tutto mescolato a cose popolari, come i canti, belli, limpidi, come impasto del pane. I petardi e razzi sparati ogni tanto, quasi a segnalare che nel Bairro non esplodono soltanto colpi di pistola per uccidere, che vengano dal traffico, che vengano dalla polizia.
La gente si aggiunge, qualche volta un cane fa qualche decina di metri con noi, poi desiste dalla illusione che ci sia pane per lui! Arriviamo al campo da calcio dove è stata allestita la chiesa a cielo aperto. C è più gente del previsto. Aspettiamo poi un prete che deve arrivare e presiedere. Le persone si muovono in attesa.
Il padre arriva, si chiama Jorge. Prete diocesano, segue la pastorale dei malati, ha una parrocchia di oltre 200mila persone. Il grosso lo fanno i laici, un po come in Africa. Lui sa predicare. Prima ancora sa mettere me e don Paolo a nostro agio, non da ultimo chiedendo ad Emma di venire all altare per tradurre la sua omelia.
L omelia è il momento in cui invece di assopirmi mi risveglio. Parla alla gente del Bairro, li chiama feriti. E poi della cura reciproca per fare un cammino di salvezza. Parla di Clelia e della santità, non un cammino irraggiungibile, ma la concreta modalità per un battezzato di poter vivere il sogno di Dio sull uomo. Voi siete resistenti, questo lo ripete più volte. Parla alla gente, perché il popolo non trovi una pace che non è nel piano di Dio, la pace di Dio non trova quiete, rischierebbe di essere dimenticata e cancellata, come fanno con tanti diritti del popolo (il padre man mano alza il tono della voce, con tanta forte tenerezza, mani che parlano altrettanto della voce, in me cresce la parola ascoltandolo). Parla dei tre doni del battesimo, quello della profezia come capacita di denuncia per cio che è ingiusto, e di sostegno alla speranza. "Voi siete resistenti" anche se feriti. Lo ripete. E denuncia percorsi di preoccupazione per gli esiti dei mondiali e di indifferenza per la fine dei diritti. Grida che lui la preghiera non la fa per la nazionale se significa dimenticare le necessità del popolo, la terra del Bairro ha il sangue di tanti uccisi, uomini e donne, per ottenere i diritti che ora godono tutti, ma dimenticarli significa perdere anche quei diritti. Curare le ferite, amare. Decresce il tono verso la conclusione, ma non perde la spinta che gli sale dalle viscere, dalle radici, per tenere quel tono.
A fine messa speriamo ancora a lungo nel parlare, Emma traduce e chiede anche lei. Due settimane sono poche per capire i problemi del paese e della chiesa in Brasile. Ci scambiamo indirizzi e telefoni. Non posso silenziare questa voce in me. Torneremo a sentirci.
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