Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 12 luglio 2018

Partiamo dal fondo. Viaggio in Brasile. 11 luglio

Oggi non è giorno di cronache, meglio parlare di persone. La maggior parte del tempo è stata nel Bairro, poco il tempo per scrivere. Meglio iniziare al contrario, meglio partire dal fondo, dalla doppia cena.

Ospiti delle suore minime, in questi tre giorni tutto il Bairro si sta preparando alla festa di santa Clelia Barbieri venerdì prossimo. Ogni sera ci si ritrova in una delle 7 comunità in cui è divisa la parrocchia di Nostra Senhora de Paz (scritto male ma mi capite). Suor Mary Shiny , qui da 17 anni, suor Gisella, qui da 6, vengono dall India. Suor Clelia è giovane ed è una delle vocazioni locali. Con loro ci siamo diretti nella comunità che ha come nome quello della loro fondatrice.
Là celebreremo l eucaristia con padre Anderson, energico prete 29enne, ordinato un paio di anni fa e che ha accettato di venire nel Bairro: ambiente non facile, anche se Marin Alva nell incontro del mattino ci ha detto che questo in cui ci troviamo, è cambiato molto, e la violenza è assai diminuita. Del resto che senso ha in un ambiente dove molte cose sono state riconosciute dallo stato, creare tensioni, far intervenire la polizia con la sua forza agita senza discriminazioni (sui muri vicino la spiaggia si legge POLICIA ROUBA E MATA)? Eppure certe concessioni fatte hanno il sapore amaro del sale altrui!
Marin Alva ci ha raccontato la storia del bairro, ci torneremo.

Intanto la messa è iniziata. Io e don Paolo celebriamo un po in playback perché non sappiamo pronunciare il portoghese brasiliano del messale. Veramente neanche quello parlato, e fatta eccezione per Emma, tutti noi balbettiamo qualche OBRIGADO e pochi altri brevi saluti. Ma la musicalità della lingua ci aiuta. Ci piace.
La chiesa di questa comunità attende di essere costruita, ma prima si deve aspettare per capire se il governo allargherà la strada. Nel caso lo sforzo di costruire la chiesa sarebbe inutile, verrebbe abbattuta. Cosi ci si accontenta per ora di una struttura lignea coperta da teli in plastica e lamiere. Di fronte campeggia imponente un edificio di culto di una delle frequenti sette Pentecostali che usano anche solo un garage per proporsi. Del resto il dio della prosperità che propongono è molto allettante, il dio crocifisso suona bestemmia perché è perdente. Se poi le promesse guarigioni, i canti invasati, i miracoli certissimi, non avvengono, vorrà dire che non sei destinato da dio. Intanto pagaci la decima!
Molto diverso il discorso di chiesa cattolica che si è messa dalla parte dei poveri, degli occupanti terre abbandonate, di cui ci parla Marin Alva. E prima di storcere il naso andiamo tutti a rileggerci le pagine di una coerente dottrina sociale cattolica che ha sempre subordinato la proprietà privata alla destinazione universale dei beni. Vuol dire che se migliaia di persone non hanno terra per la casa e per vivere, e pochi hanno terra così in sovrabbondanza da nemmeno utilizzarla, allora non è peccato occuparla. Anzi: dovrebbero dirgli grazie gli inutili possessori, per avergli permesso di fare giustizia. Perché il creato viene affidato all'uomo perché ogni uomo possa viverci senza distruggerlo.
Cosi il Bairro dopo essere stato occupato da 100 persone nel 1982 per la prima volta, 5 anni dopo, essendo i primi scacciati dalla polizia, 20000 impoveriti e senza terra arrivano e occupano, creando il primo nucleo fino agli attuali 60000 e più.
Circostanze favorevoli, politici in ascolto, ma poi cambi di destinazione, e soprattutto lotta civile per ottenere diritti, hanno garantito tanti successi, ma il problema è che non si può abbassare mai l attenzione, perché politici che cercano il potere favorendo interessi di pochi paganti benestanti, se ne trovano sempre. Anche camuffati come difensori delle masse.
Si parte dicendo che per darti un tuo diritto devo toglierne uno a qualcun altro perché è lui che lo toglie a te. Mentre il risultato è solo che si dividono le persone, si frammentano le comunità, si annacquano i valori del bene comune, si affermano quelli privati. Ma privato significa tolto, e quando ti sei isolato nel tuo privato, ti sei privato dell aiuto di chi ha le tue stesse necessità e desiderio di vita. Questo lo scopo di certa politica e pure di certa religiosità. L'isolamento della maggioranza, il privilegio di pochi.
Cosi ci racconta una storia, Marin Alva, che al presente si fa difficile, perché ci sono giovani che cercano di portare avanti la lotta, ma molti si rifugiano, anche religiosamente parlando, in comunità piccole, fortemente identitarie, tenacemente solitarie, abissalmente fragili e malleabili.
Ci verrà confermato anche dal parroco Anderson che purtroppo la direzione è questa.
Cosi celebrare con fragore e petardi, in ALEGRIA, cioè gioia, richiamando fedeli da tutto il bairro, insieme, ha un senso di comunione che supera l occasione eucaristica, o meglio, rende quel pane spezzato vera fonte di comunione e coesione in questo popolo di Dio.
E mangiare quel pane ci condurrà dentro una casa, tra i vicoli del Bairro. Perché le suore sono invitate e lo siamo anche noi. "Siamo 5 bocche in più!". "La mia casa è grande come un garage, ma ci entra il mondo!" Cosi risponde chi ci ospita. Prima verremo serviti noi e poi loro si serviranno. L accoglienza è tale che neppure è imbarazzante accettare questa regola, che in fondo è vangelo semplice. O ce lo siamo dimenticati?
Ad ogni boccone (pasta al forno, riso bianco, pollo arrosto e insalata di verdure lessate) siamo comodamente immersi in questa comunità di donne e uomini, che persona dopo persona, come una staffetta, oggi ci hanno raccontato di modi diversi di immaginare la vita insieme: il centro per apprendere regole di dialogo ed intervenire nel caso di coppie fragili o separate, sempre con un'attenzione particolare per i minori coinvolti; il centro socio culturale con i suoi corsi gratuiti per giovani dalla musica al cucito, dalla biblioteca all informatica (sui muri campeggiano i motti di Paulo Freire, di Antonio Carlos Jobim e altri); il doposcuola delle suore nel progetto Crescer con 4 turni di doposcuola.
Niente a che fare con l'epidermide cercata dalle sette, ma aiutare concretamente la persona a diventare matura per la vita, ribadisce padre Anderson.
I ringraziamenti si susseguono, non ci lasciano andare senza prima averci stretto la mano e abbracciato. Si può rimandare tutto, anche un saluto, tutto è così passeggero che si può lasciare ad un altra occasione. Ma quale? Se quello che puoi fare ora è salutare, allora è tutto quello che devi fare. E come se fosse una festa. Se Gesù avesse voluto, non poteva scegliere di fare memoria di quanto stava per accadergli (condanna e crocifissione) con qualcosa di adeguatamente triste?
Invece ha scelto un modo che solitamente soddisfa tutta la nostra persona: condividere insieme ad altri, attorno a un tavolo, il cibo. In una parola FESTA. Era quello che poteva fare, e lo ha scelto. Da allora la chiamiamo eucaristia. Altri la chiamano precetto della domenica. Ma io non sono cosi triste. Certo non lo sono le persone intorno a noi.

D onde

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