Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 12 luglio 2018

Un tuffo in mare. Viaggio in Brasile. 10 luglio

Il mare è dopo esserci accasati. Almeno per me e Mimmo è l altro elemento dove immergersi. Mariagrazia, sua moglie, Emma, che già passò in Brasile 3 anni di servizio pastorale coi carcerati, e don Paolo dall olio senior, con il suo tesoro di 11 anni fidei donum in Tanzania, si fermano alla posada Betel, la pensione cristiana (perplessi qua e la sulle porte per capire se stiamo con loro ci occhieggiano cartelli "IL SIGNORE TI SALVA") dove siamo alloggiati a Itapua, non lontani dal Bairro de Paz dove le suore minime che ci hanno accolto in aeroporto, risiedono.

Siamo arrivati dopo più di 24 ore tra volo e attese, cancellazione prenotazioni e nuovi tickets gestiti da personale gentile (finalmente!). Abbiamo le nostre stanzette nel minimale e stupendo ostello Betel. Ci si può riposare prima di cena.
Ma io e Mimmo siamo in mare adesso. Sbracciamo un po tra gli scogli glabri e poveri di cozze taglienti. Solo dei ciuffi di alghe, a tratti più intensi, segnano la capigliatura di queste anziane rocce e della sabbia tersa del fondale, anche se è tramonto, anche se l acqua è molto salina e gli occhi bruciano a tenerli aperti per vedere il fondo del mare. Altri fondali vedremo da domani, a volte ben più limpidi, molto più dolorosi e violenti, in altre. Domani inizieremo il nostro cammino. Dal Bairro appunto.
Ma adesso ci lasciamo accogliere da questo mare che ci tiene sollevati, a alla superficie. Sulla spiaggia i nostri abiti sono poco osservati, non abbiamo niente con noi a parte le braghe e l asciugamano. Gente in giro: non tanta. C è chi pesca col filo dagli scogli che abbiamo evitato. C è chi corre con bracciolo iPod cuffiette Bluetooth muscoletti in espansione. C è chi corre ma ha solo della pancia da smaltire. Mentre usciamo un gruppo di ragazzi, 4, e un cane, loro suddito al seguito, si aggira in riva, fumano: l odore è quello di erba un po blanda e poco carica: dell erbetta insomma!
Sul muricciolo e sul piano in cemento di accesso alla spiaggia, stanno adulti e giovani adulti, piccoli affari, piccole chiacchiere. Ormai le 17.50 ed il sole scende veloce, nella piccola piazzola, crocevia di popoli serali, inizia a radunarsi il primo suonatore (più tardi dopo la cena nel ristorante a forfait saranno 5 o 6, nel tavolino al centro, intorno gli avventori). Stiamo rientrando per cambiarci.
La strada che accompagna la spiaggia, come una mano che carezza le curve del corpo, conduce l occhio fino alla Salvador antica. Il centro città non è questo, ma Itapua non può dirsi povera! Itapua è il quartiere dove alloggiamo, edifici non male vicino al litorale, spesso si possono distinguere in quelli a tre piani i locali per mangiare a terra, palestre addominali al primo piano, dancing sirenella all ultimo. Come la smania del fisico scolpito, l obesità bussa alle porte in Brasile, (ma impareremo che è anche un problema dei bimbi fin dentro le zone più povere del bairro), nonostante l aumento dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri! Evidentemente la bulimia è un problema trasversale che finisce per coinvolgere tutti, un po come l inquinamento e lo scarso rispetto della casa comune, la terra creata e affidata, che tanti vedono solo come un limone da spremere e per questo tutti ne subiamo le conseguenze. Ma tu che leggi da che parte stai? Persona prossima o individuo prossimo all autodistruzione?

Risaliamo fino alla rua Betel dove sta Posada betel, dove noi raggiungiamo gli altri e prendiamo la nostra doccia.
Un chiosco sulla strada segna tigelle: abbiamo qualche ragionevole dubbio!
Usciamo tutti insieme, poi, per la cena, ma crolliamo di stanchezza. Al lazo gaucho per 6 euro a testa ci danno un buffet infinito, carne al taglio ai tavoli, birra sempre bicchiere pieno, e pronti a darci qualche cosa in più...a pagamento. Ci hanno provato anche con l amazzacaffe!
Due passi sul lungomare, c è la pista ciclabile che neanche Riccione! Gruppi di ciclisti in giro tutizzati manco fosse il matrimonio del principe Henry! Qualche volta i pedoni invadono la pista. Un ragazzo in pattini incrocia una ragazza assorta sul cellulare ambulante. Rallenta, poi con un guizzo la sorpassa a sinistra sfregando leggermente la sua spalla con la propria e dicendole qualcosa all orecchio, per cui dopo un breve sussulto per la sorpresa, ride. Noi con lei. Sorridere scarica tante fatiche.
I volti nella notte scura, lampionata da qualche luce giallognola, sono comunque visibili. I volti: un mare di volti, nessuno riducibile. Anche i moradores de rua (chi dimora in strada) ne fanno parte, chi si aggira col sacco a pescare di notte la povera plastica che rivenderà domani, chi ormai si arrende al palo, ci attacca il suo sacco, beve dalla bottiglia, tiene il cane tranquillo accovacciato come uno degli stracci che attrezzano la sua casa. Presto si ricoprirà con un telo cerato, come quello che copre le buste che si porta dietro. Un tutt'uno.
Scalzi. La maggior parte delle persone usa ciabatte. Noi viaggiatori, scarpe e sandali. Altri notabili di queste parti, pure loro hanno scarpe. Scarpe, non pinne. I piedi liberi funzionano meglio a nuotare!
Stiamo risalendo verso casa ormai. La serata è in piena, un corso di fiume che cresce, come l acqua del tempio. Ma lì era Dio ad agire, qui è l'umanità. Beh! Se si gioisce e non si affoga la vita, la differenza non è grave.
 Un chiosco di donne, donne adulte, col corpo formato dagli anni e dalla vita, con il loro sapiente daffare preparano un pasto tipico di qua, l'ACARAJE, gamberetti rossi preparati con una pastella fritta che qui si chiama DENDE. dentro la cucina li preparano, poi li portano al banco. Attraversano anche la strada, l altra riva, per portarla a clienti pigri dei metri per facilitarle. Non sono riuscito a incrociare lo sguardo con loro, ma sono certo di poter diventare più forte se mi guardassero, un dono di roccia ma non come Medusa, sarebbe un scambio senza perdite. Non cambierebbe il mondo, no di certo, e neppure la loro situazione, ammesso che sia desiderabile un cambiamento. Niente di tutto questo, soltanto che io sarei un po più forte della loro forza.
Don Paolo crolla sulle panchine, e noi semplicemente ci agitiamo per non addormentarci. È proprio ora di rincasare. Emma si ferma da un anziano mite, sul ciglio del marciapiede, lato interno, un po in luce. Vende birra, lattine aperte e vuote sulla scatola in polistirolo per conservarle fresche lo rivela. Ma una bottiglia ha attirato l attenzione nostra, del liquore a 40 gradi che serve per fare la CASHASSA. Occhiali grandi, poche parole, spiega e sorride. Vedendolo viene da pensare che forse da queste parti si aggiri pure il pescatore di De André.
Il mercatino familiare è ancora aperto, ma in fretta, dobbiamo comprare per la colazione. Poi di corsa a letto. Sono gia le 21, le 2 in Italia e il salto temporale si fa ancora sentire. Come pure le quasi 12 ore seduti in aereo: povero coccige!
Ormai a letto, luci spente e buonanotte a tutti. E penso.
Tutto è come il mare, ci sono tutti e 153 i grossi pesci, la rete è gettata e non si romperà, non siamo fuori, siamo dentro il Brasile. E siamo ancora immersi in mare.

D onde

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