Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 22 luglio 2018
All'incrocio di strade. Viaggio in Brasile. 21 luglio 2018
Niente è a caso. Di un viaggio non puoi programmare gli incontri che farai, ma gli incontri che farai rivelano a volte relazioni che sono iniziate ben prima:
oggi abbiamo passato il maggior tempo con il vescovo Esteban (uno degli ausiliari del vescovo di Salvador) e con padre Brite (comboniano parroco al bairro Sassauruna). Il vescovo nel maggio dello scorso anno era di passaggio a Bologna e ci siamo conosciuti ad un incontro del centro missionario al Poma. Con padre Brite abbiamo scoperto diverse amicizie comuni con suoi confratelli. I tessuti delle relazioni umane valicano i confini assai più e assai meglio delle nostre impaurite ed interessate politiche di relazioni internazionali!
Dopo il saluto alle suore minime che sono al Bairro da Paz, Mary Shiny e Clelia, raggiungiamo il vescovo che oggi si trova in ufficio al centro di spiritualità della diocesi, una grande struttura di alloggio per gruppi che vengono qui in diocesi. Si trova davvero a qualche decina di metri dal mare, dove le onde dell'oceano sembrano trattenere per mitezza la loro forza contro un giovane e diradato palmeto, ben poco forzuto in un gioco in cui soccomberebbe, come un nonno che giocasse a braccio di ferro col nipotino e lo lasciasse vincere! Onda dopo onda capisco perché nella Genesi Dio separò le acque dall'asciutto.
Dom Esteban ci accoglie a braccia aperte (come con i padri sempre è successo durante il nostro viaggio) ed entriamo nella casa dove ripetutamente (3 volte) è sostato papa Giovanni Paolo II nei suoi viaggi in Brasile. Stiamo attenti a non far danni!
Lui proviene da una città dell'interno, Vitoria da Conquista, da cui si porta dietro la gioia e passione di una chiesa con tante comunità ecclesiali di base, un centinaio. Qui a Salvador tutta la diocesi conta 100 parrocchie per una popolazione di tre milioni di abitanti. Della sua zona ne fanno parte 6 per 800 mila persone. Presto entra al nocciolo di una questione per la chiesa locale.
Se non si svolta da una chiesa di mantenimento che riproduce a fotocopia soltanto sacramenti, ad una chiesa missionaria, dove - come qui avviene - il ministero dei laici caratterizzi il volto quotidiano di chiesa in uscita, il rischio di essere un pezzo da museo c'è. Rilancia cosi in noi l'immagine di papa Francesco che, dice, "è volto del popolo latino americano, ed è amato dalla gente!".
Sulla presenza delle sette (piccola chiesa, grande affare) dom Esteban indica una serie di concause, anche quella di una chiesa cattolica che ha marcato molto l'impegno sociale in passato, rendendo vulnerabile la sua attenzione alla dimensione spirituale dell'uomo. Il paese aveva bisogno che la chiesa facesse una svolta sociale, ma non a scapito di quella dimensione che poi nelle sette viene lambita in modi epidermici, frastornanti, di effetto immediato e di semplificazioni nette in un mondo distinto tra potere demoniaco sempre in agguato e ricerca di successo come segno della benedizione di Dio.
Il vescovo crede che una chiesa missionaria sarà in grado di arginare questa presenza, che è in aumento, ma che produce anche un fenomeno di ateismo ed indifferenza di ritorno, in tanti fuoriusciti disillusi verso ogni tipo di religione.
Gli chiediamo qualcosa anche sulla situazione politica. L'opera di moralizzazione ha generato un momento confuso: era necessario mettere un fermo alla corruzione endemica, ma questa azione non ha avuto quel successo che ci si aspettava. Quando un partito resta al potere a lungo, il suo progressivo permeare la cosa pubblica finisce per avvolgerlo in meccanismi di fragilità e corruzione. Solo che l'azione moralizzatrice viene usata per la propria vittoria politica dalle fazioni oppositrici per conquistare il potere a proprio favore. Non saranno facili le elezioni di ottobre! Ma poi penso alle difficoltà in Italia e non è che mi sento benissimo. Bene bene bene, ma non benissimo.
Localmente Bahia vive un momento favorevole con perfetto e governatore almeno attenti alle situazioni dei bairros più poveri e alla vivibilità cittadina.
Il vescovo tocca anche il tema della pastorale cosiddetta afro, rivolta a quella maggioranza qui in Bahia discendente degli schiavi condotti in Brasile dai colonizzatori. Sarà il tema al centro del nostro incontro con padre Brite.
La regione è la più popolata del Brasile in tal senso, ed il brasile, dopo il continente africano, è il paese con il maggior numero di popolazione nera al mondo, che patisce anche qui alcune forme di razzismo. Il servizio dei padri comboniani è fortemente connotato dalla "pastorale afro" nella ricerca di offrire spazi di ascolto e di espressione soprattutto ai giovani del bairro Sassauruna dove operano.
In un pomeriggio che si fa rapidamente breve, padre Brite ci accompagna a visitare alcune delle comunità della sua parrocchia, raccontando di un ambiente umanamente povero oltre che a livello economico, e spesso anche violento nelle zone più lontane dalla strada principale.
Ma anche ci racconta di tante iniziative che mettono punti fermi alla speranza: i corsi per accedere agli esami universitari e le riunioni di musica, danza e poesia organizzate dai giovani ne sono un segno.
Ci congediamo anche da lui per rientrare in fretta: è tardi, ci sono le valigie da preparare, la cena da organizzare (per nostra fortuna ci sediamo ad un chiosco appena 15 minuti prima di un controllo di polizia al locale: fortunelli!). E l eucaristia da celebrare perché domani saremo in volo, tranne Emma che prosegue qua la sua vita fino a metà agosto.
Nel vangelo si parla di riposo, che poi per Gesù diventa la sua immersione tra la gente. Ecco più o meno ci sentiamo così. Stanchi ma immersi in un mare di popolo.
d onde
oggi abbiamo passato il maggior tempo con il vescovo Esteban (uno degli ausiliari del vescovo di Salvador) e con padre Brite (comboniano parroco al bairro Sassauruna). Il vescovo nel maggio dello scorso anno era di passaggio a Bologna e ci siamo conosciuti ad un incontro del centro missionario al Poma. Con padre Brite abbiamo scoperto diverse amicizie comuni con suoi confratelli. I tessuti delle relazioni umane valicano i confini assai più e assai meglio delle nostre impaurite ed interessate politiche di relazioni internazionali!
Dopo il saluto alle suore minime che sono al Bairro da Paz, Mary Shiny e Clelia, raggiungiamo il vescovo che oggi si trova in ufficio al centro di spiritualità della diocesi, una grande struttura di alloggio per gruppi che vengono qui in diocesi. Si trova davvero a qualche decina di metri dal mare, dove le onde dell'oceano sembrano trattenere per mitezza la loro forza contro un giovane e diradato palmeto, ben poco forzuto in un gioco in cui soccomberebbe, come un nonno che giocasse a braccio di ferro col nipotino e lo lasciasse vincere! Onda dopo onda capisco perché nella Genesi Dio separò le acque dall'asciutto.
Dom Esteban ci accoglie a braccia aperte (come con i padri sempre è successo durante il nostro viaggio) ed entriamo nella casa dove ripetutamente (3 volte) è sostato papa Giovanni Paolo II nei suoi viaggi in Brasile. Stiamo attenti a non far danni!
Lui proviene da una città dell'interno, Vitoria da Conquista, da cui si porta dietro la gioia e passione di una chiesa con tante comunità ecclesiali di base, un centinaio. Qui a Salvador tutta la diocesi conta 100 parrocchie per una popolazione di tre milioni di abitanti. Della sua zona ne fanno parte 6 per 800 mila persone. Presto entra al nocciolo di una questione per la chiesa locale.
Se non si svolta da una chiesa di mantenimento che riproduce a fotocopia soltanto sacramenti, ad una chiesa missionaria, dove - come qui avviene - il ministero dei laici caratterizzi il volto quotidiano di chiesa in uscita, il rischio di essere un pezzo da museo c'è. Rilancia cosi in noi l'immagine di papa Francesco che, dice, "è volto del popolo latino americano, ed è amato dalla gente!".
Sulla presenza delle sette (piccola chiesa, grande affare) dom Esteban indica una serie di concause, anche quella di una chiesa cattolica che ha marcato molto l'impegno sociale in passato, rendendo vulnerabile la sua attenzione alla dimensione spirituale dell'uomo. Il paese aveva bisogno che la chiesa facesse una svolta sociale, ma non a scapito di quella dimensione che poi nelle sette viene lambita in modi epidermici, frastornanti, di effetto immediato e di semplificazioni nette in un mondo distinto tra potere demoniaco sempre in agguato e ricerca di successo come segno della benedizione di Dio.
Il vescovo crede che una chiesa missionaria sarà in grado di arginare questa presenza, che è in aumento, ma che produce anche un fenomeno di ateismo ed indifferenza di ritorno, in tanti fuoriusciti disillusi verso ogni tipo di religione.
Gli chiediamo qualcosa anche sulla situazione politica. L'opera di moralizzazione ha generato un momento confuso: era necessario mettere un fermo alla corruzione endemica, ma questa azione non ha avuto quel successo che ci si aspettava. Quando un partito resta al potere a lungo, il suo progressivo permeare la cosa pubblica finisce per avvolgerlo in meccanismi di fragilità e corruzione. Solo che l'azione moralizzatrice viene usata per la propria vittoria politica dalle fazioni oppositrici per conquistare il potere a proprio favore. Non saranno facili le elezioni di ottobre! Ma poi penso alle difficoltà in Italia e non è che mi sento benissimo. Bene bene bene, ma non benissimo.
Localmente Bahia vive un momento favorevole con perfetto e governatore almeno attenti alle situazioni dei bairros più poveri e alla vivibilità cittadina.
Il vescovo tocca anche il tema della pastorale cosiddetta afro, rivolta a quella maggioranza qui in Bahia discendente degli schiavi condotti in Brasile dai colonizzatori. Sarà il tema al centro del nostro incontro con padre Brite.
La regione è la più popolata del Brasile in tal senso, ed il brasile, dopo il continente africano, è il paese con il maggior numero di popolazione nera al mondo, che patisce anche qui alcune forme di razzismo. Il servizio dei padri comboniani è fortemente connotato dalla "pastorale afro" nella ricerca di offrire spazi di ascolto e di espressione soprattutto ai giovani del bairro Sassauruna dove operano.
In un pomeriggio che si fa rapidamente breve, padre Brite ci accompagna a visitare alcune delle comunità della sua parrocchia, raccontando di un ambiente umanamente povero oltre che a livello economico, e spesso anche violento nelle zone più lontane dalla strada principale.
Ma anche ci racconta di tante iniziative che mettono punti fermi alla speranza: i corsi per accedere agli esami universitari e le riunioni di musica, danza e poesia organizzate dai giovani ne sono un segno.
Ci congediamo anche da lui per rientrare in fretta: è tardi, ci sono le valigie da preparare, la cena da organizzare (per nostra fortuna ci sediamo ad un chiosco appena 15 minuti prima di un controllo di polizia al locale: fortunelli!). E l eucaristia da celebrare perché domani saremo in volo, tranne Emma che prosegue qua la sua vita fino a metà agosto.
Nel vangelo si parla di riposo, che poi per Gesù diventa la sua immersione tra la gente. Ecco più o meno ci sentiamo così. Stanchi ma immersi in un mare di popolo.
d onde
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