Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 31 maggio 2020

31 maggio 2020 “mandi il tuo spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra” (commento a Gv 20, 19-23)

Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


La presenza di Gesù risorto rovescia la situazione dei discepoli. Avevano sentito la testimonianza di Maria, Pietro e Giovanni avevano visto e creduto in conseguenza della tomba vuota, ma ai Giudei attribuiscono un potere più grande di quello di Dio, per cui tra la scelta di chiudersi in casa e quella di cogliere il suggerimento della tomba aperta e uscire, preferiscono serrare bene l’uscio. Ironia: non badando che la porta fosse chiusa, Gesù, che si era definito lui stesso “la porta delle pecore” (Gv 10, 7), arriva in mezzo a loro, gli dona la propria pace come antidoto alla “sera” che i discepoli vivono, fa con loro memoria di ciò che li ha rigenerati nell’amore -il gesto eucaristico di mostrare “loro le mani e il fianco”-, conferma le promesse (Gv 16, 22: “vi vedrò di nuovo ed il vostro cuore si rallegrerà”) ed infine dona un senso, un orientamento in uscita -mai più porte chiuse per nessuno nella casa del Padre- affidandogli la stessa missione che lui aveva ricevuto dal Padre.

Poi compie un gesto che ci dovrebbe lasciare a bocca aperta: come un bimbo che impari dal padre un mestiere, come Gesù aveva appreso a fare il carpentiere da Giuseppe, ora opera lui stesso l’azione che il Signore aveva compiuto nella creazione, quando fece dell’uomo un essere vivente (Gen 2, 7)! Gesù alita in essi la sua vita che è lo Spirito. “E' questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.” (Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo). Bella l’immagine che Ireneo ci offre, di uno Spirito che in Gesù si è allenato a dimorare nel genere umano. Cosa vuol dire che la nostra umanità è amata!

Vedo che lasciare lo Spirito allenarsi nella mia vita non mi donerà forse i super poteri spirituali che certe forme di devozionismo auspicano, ma semmai la capacità di comprendere le mie personali fragilità nelle relazioni con gli altri e seguire il consiglio dello Spirito: perdonarsi i peccati vicendevolmente! Solo questo è il fondamento di una comunione cristiana che non trovi nella paura e nel potere la propria coesione.

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori: ogni giorno prego così ed oggi mi accorgo che non è frutto del mio sforzo di buona volontà, ma lasciare che il dono dello Spirito porti il suo frutto migliore. Non sono uno che frequenta palestre, ma so che potrei lasciare allenare di più lo Spirito nella mia vita! “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio… Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.” (da Norwegian Wood di Haruki Murakami).
Speriamo che il vento da cui usciamo non sia solo quello preoccupante e letale del Covid e delle relazioni che ne hanno subito le conseguenze, ma che gli si possa dare un nome anche positivo, a noi intimo, quello di Spirito Santo.

Donde


PS: Ed ora mi congedo, amiche ed amici. Chiudiamo in questa forma i commenti. Prima o poi torneranno, gli stormi migratori non si fermano mai in un posto soltanto perché loro casa è il mondo. Leggere e scrivere ha avuto anche per me un effetto curativo. Pensavo anche a voi ogni giorno mentre scrivevo. E Dio mi pensava con affetto in questo tempo. Faticoso, questo tempo, per un pezzo ne sentirò le conseguenze nelle ossa, ma ora sono -siamo- disposti bene a ricominciare. Insieme. Allora provo a immaginare che questi commenti siano stati un poco curativi anche per voi, un farmaco! Stanno anche cercando una cura per il virus, io prego che qualcosa si riesca a trovare. Ma una cura per la povertà incipiente dovremo cercarlo in modo solidale e diffuso. La fraternità potrebbe essere la medicina. Una cosa è interessante: il termine “fàrmacon” greco si traduce “capro espiatorio”. Era la capra che si addossava i peccati del popolo e veniva abbandonata nel deserto o gettata da una rupe. Non poteva essere considerata come offerta perché impura. “Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città.” (Eb 13, 12). Difficile dopo Gesù parlare di puro ed impuro. Allora gli tolgo di dosso il peso e lascio che questa capretta inizi a girare per conto suo insieme a questi commenti. Chissà che non ci faccia ancora bene tornare alla Parola di Dio! Buon cammino, con amore e grazie, sempre!


Bruno Catalano, artista francese classe 1960, sorprende con il suo ultimo lavoro: “Les Voyageurs“, consistente in 10 nuove sculture sparpagliate per tutta Marsiglia. Tutte le figure sono accomunate da un bagaglio a mano che fa intuire il tema del viaggio, a lui molto caro. La tecnica utilizzata per queste sculture è il bronzo, trattato a frammenti e colorato con tinte mai brillanti che conferiscono alle figure una patina d’altri tempi.
Ogni personaggio raffigurato appare mancante di gran parte del corpo, questi esseri incompleti sembrano disseminare pezzi di sé nei luoghi visitati, evidenziando la vera essenza del viaggiatore. Quando viaggiamo, lasciamo parti di noi stessi nei luoghi che restano lì senza tempo e senza spazio

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