Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 14 maggio 2020

14 maggio 2020 “dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi” (commento a Gv 15, 9-17)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».


All’immagine della vite e dei tralci, dell’agricoltore e della cura per la pianta perché porti frutto, seguono le parole di affetto e di amore che Gesù rivolge verso il Padre e verso di noi. La linfa che tiene tutto collegato è amarsi gli uni gli altri. Paolo in un modo che forse può urtare certe sensibilità romantiche usa in modo analogo il verbo “supportarsi” a vicenda (Ef 4,2). Se volete con ironia potremmo tradurre che amarsi è sopportare gli uni gli altri che sono un peso! Ma il significato potrebbe essere piuttosto questo: amare qualcuno è volere che l’altro “pesi” nella mia vita, non occasionale oggetto delle mie danze. Gesù dà testimonianza di questo stile di voler amare: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.” Non ci allarmi quella condizione posta dal “se”, non si tratta di essere ricattati o applicare la logica dell’economia di scambio: qui si parla di relazione tra due che si amano. Finché non avremo imparato cosa vuol dire che siamo amati, i comandamenti avranno un metallico sapore moralistico, attuare i quali diventa esercizio di soddisfazione e di appagamento per la nostra insicurezza.

Quando sentiamo con l’annuncio pasquale che il Signore ci ha salvati, ci crediamo davvero o pensiamo di dover in qualche modo pagare qualcosa in più per ottenere questa merce in esposizione? L’evangelista Giovanni interpreta la croce non in termini di sacrificio cultuale né di soddisfazione per il peccato, ma come rivelazione per eccellenza dell’amore di Dio. Ma spesso in noi lavora questa ricerca giudiziaria di chi incolpare per quanto succede. Perché Dio permette il male? Forse addirittura lo vuole o è indifferente alla nostra situazione! Oppure è la punizione per qualcosa che ho/abbiamo compiuto? Ma la testimonianza di Gesù sulla croce – l’ho già scritto forse nel tempo quaresimale – è orientata solo in un modo, secondo l’evangelista Giovanni: rivelare qualcosa di Dio significa amare, fino al dono di vita.  Anche sulla croce Gesù non smette di amare. E se mi devo chiedere dov’è Dio in questo mondo mutato dalla pandemia, la risposta sarà “in colui che soffre”. Se chiedo di poter amare il Signore che ha dato la vita per me, perché non dovrei chiedere di poter stare accanto a chi soffre oggi? Dai malati ai loro familiari, da chi è in lutto per le vittime del Covid-19 a chi si sente venir meno di fronte ai tanti fronti di crisi che oggi si aprono, nel momento che usciamo dalle nostre case. Di chi mi farò prossimo, oggi? Tutte le vittime di violenza familiare in questo periodo, ad esempio: dovremo forse guardare altrove?

Un recente articolo su La Civiltà Cattolica, “il virus è una punizione divina?” ne discute notando innanzitutto come in questo periodo di crisi molte persone si rivolgano alla Bibbia come alla Parola di Dio per noi oggi. Sorgono sedicenti profeti, ma di sventura, e moralisti del «ve l’avevo detto io», che pretendono di avere sempre la corretta interpretazione del presunto insegnamento biblico, presentandone una rauca cacofonia fatta di parole strappate qua e là, e ci confondono ancora di più e ci fanno precipitare nella disperazione. Tuttavia, possiamo trovare parole di buona notizia nella Bibbia mentre meditiamo sul significato della nostra esistenza nell'attuale crisi. Come cristiani e membri della Chiesa, siamo chiamati a svolgere un ruolo di veri profeti che confortano, incoraggiano e elevano un popolo bisognoso. L'adempimento di questo compito dipende da un approccio solido e coerente alla Bibbia, e non dalla scelta di versetti qua e là, ma dal discernimento del significato della Sacra Scrittura nelle nostre vite. Come possiamo leggere la Bibbia in questo periodo di Covid-19? Come possiamo parlare di Dio dopo il Covid-19? “Nella sua straordinaria benedizione Urbi et Orbi del 27 marzo scorso, papa Francesco ha saputo comunicare la Buona Notizia, ribaltando la tendenza a vedere la crisi come un giudizio di Dio. Rivolgendosi audacemente al Signore dall’interno del nostro mondo colpito dal Covid-19, ha detto: «Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».”

Questo tempo si configura come il tempo opportuno per amare sino in fondo, sino alla fine, con una finalità che sia di solidarietà e di collaborazione, prossimi con tenerezza e capacità di con-soffrire. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.”

Donde

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