Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 20 maggio 2020

20 maggio 2020 “i vecchi insieme ai bambini lodino il nome del Signore” (commento a Gv 16, 12-15)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Ci sono bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti. Qual è la differenza? Nessuna! dipende come stai nel cuore, come stai vivendo la tua vita, in chi o cosa credi, e allora i tuoi occhi cambiano di conseguenza. L’esempio che mi viene alla mente è il più noto, della bimba che viene compatita perché porta un bimbo di pochi mesi in spalla. “Poverina, chissà quanto è faticoso portarne il peso?”. E lei risponde: “Non è “un peso”, è mio fratello!”. Tuttavia non posso applicare questa prospettiva a quelle che chiamiamo mezze verità. Non c’è una mezza verità piena ed una mezza vuota che dipendono dal mio sguardo. Una mezza verità non ha un bilanciamento con l’ipotetica altra metà, e cioè una mezza bugia. Non funziona così. E se ci può sembrare consolante pensare di non aver mentito, avendo detto una mezza verità, ci stiamo ingannando. La verità o è verità o no lo è. Saranno le relazioni che abbiamo con quella verità a definire chi siamo noi oggi.
Una eresia cristiana resta una verità del cristianesimo presa ad uso e consumo personale e assolutizzata. È come se fossimo ad una console con tutti i comandi per regolare l’audio e spingessimo al massimo solo un tono, azzerando gli altri. È ancora la medesima canzone, ma ci sembrerebbe stravolta!

Qui non siamo sul piano processuale, cioè non si parla della verità detta di fronte ad un giudice. La verità di cui parla Gesù è quella della sua vita. Qual è la verità della tua vita. Il dono dello Spirito ci comunicherà la verità tutta intera della vita di Gesù. Per i discepoli queste parole sono ancora senza senso. Pensano che stare a fianco di uno che ha compiuto miracoli e avvinto le folle, sia sufficiente per sapere chi è. Poi arriva la condanna, la croce, la morte e questo li scandalizza, tanto da finire per tradirlo in vario modo e fuggire abbandonandolo. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.” Le parole che Gesù deve pronunciare sono la sua vita. Non sono qualcosa di intellettuale: scarsa idea della realtà che abbiamo noi, quando le cose più vere sono quelle che più si possono esprimere intellettualmente!

Se dico la verità dico qualcosa che ha un peso. La verità non è il contenuto dello Spirito Santo, semmai è lo Spirito che fa da guida alla verità che ci viene offerta, e ci dà la forza di portarne il peso. San Paolo utilizza la medesima immagine per parlare delle relazioni tra i credenti, relazioni di amore, relazioni di “sopportatevi gli uni gli altri”, cioè portate il peso. Quando Gesù invita a seguirlo chiederà di condividere un peso, di lasciare che la nostra croce diventi anche sua: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.” Rinnegare se stessi: mi sono sempre chiesto quanto sia da intendere in modo moralistico () come ci è spesso stato insegnato, oppure sia una sfida alle verità che ci portiamo dietro, che vogliamo imporre agli altri, che vogliamo imporre a Dio. Gesù è il Signore, certamente è Dio, ma “deve” essere anche un giudice, uno che può decidere come e quando vuole cosa fare di me, che se ho qualche croce, qualcosa devo aver fatto contro di lui. “Dio non può essere solo amore!” Ecco cosa possiamo rinnegare di noi stessi. Questa voce che ci continua a ripetere che “Dio è amore, ma deve essere anche qualcos’altro”. Che in fondo a noi ci piacciono queste mezze verità perché ci giustificano e ci lasciano nel nostro brodo di vittime, alla caccia di un colpevole.

Dopo un tempo come questo la tentazione di amare in modo selettivo è fortissima, di costruirci la nostra eresia di amore che escluda i colpevoli -ognuno scelga i suoi!- della situazione in cui ci troviamo. Lo Spirito ci accompagni e ci guidi a questo dono: Dio è amore, Dio ama altrettanto me e chi mi sta di fronte, chiunque esso sia. Tutto il resto sono soltanto mie difese e scuse per non amare!

Donde

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