Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 22 maggio 2020

21 maggio 2020 “gridate, esultate, cantate inni” (commento a Gv 16, 16-20)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».


Fra poco non mi vedrete più, ma ancora un po' e mi vedrete di nuovo: una frase che è un indice puntato verso il futuro. È un futuro che non risponde alla domanda “tra quanto tempo?”, ma alla domanda “come avverranno queste cose?”. Assomiglia forse al modo di reagire di Zaccaria e di Maria alle parole dell’angelo. Per Zaccaria quelle parole non avevano più tempo per accadere, lui e la moglie erano ormai fuori tempo massimo: non a caso rimarrà muto fino al momento in cui pronuncerà il nome del futuro, “Giovanni è il suo nome”! Maria non pone domande sul tempo, ma chiede come accadranno queste cose, nel senso che per accadere…accadranno di certo!

Camminare incontro al Padre: questa è la qualità del cristiano. Vuol dire che sai chi sono quelle persone che ti stanno di fianco: sorelle e fratelli. Vuol dire che sai che un altro ti viene incontro, non sta aspettando facendo altro che non sia attendere te. Gesù si accorge che i suoi sono completamente ossessionati da quella indicazione temporale, cerca di scuoterli parlando delle emozioni. Tristezza e gioia, ciascuna avrà il suo spazio nella loro vita, ma senza che l’una prenda anche il posto dell’altra. Due mesi del nostro tempo passati al chiuso sono un’esperienza almeno inedita, certamente da integrare con la vita di prima e con la vita che riprende. Potrebbe avvenire che siamo stati focalizzati soltanto da un’emozione, che so, per esempio, la paura. E questa abbia generato dei pensieri ossessivi, cioè modi per restare vincolati al momento traumatico, quasi incapaci di reggere una vita senza più quel momento lì! Gesù ci parla di emozioni che si possono scambiare, che devono essere scambiate tra loro. Un invito non tanto a non avere più paura, semmai a non avere sempre la stessa paura! Semmai, accorgersi che siamo stati, e lo saremo ancora, capaci di altre emozioni: “sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. Ad un certo punto bisogna sapere tagliare anche questi cordoni ombelicali! Avere paura: imparare che la si può tagliare via, imparare che può essere una grande pedagogia per capire quanti nel mondo stanno vivendo la medesima paura che abbiamo vissuto noi fino a pochi giorni fa, imparare che ancora i nostri comportamenti ci rendono responsabili per gli altri, che non possiamo fingere e mettere a rischio chi ci sta intorno. E allora la paura potrebbe non divenire più un pensiero ossessivo, da cui fuggire storditi, ma lasciarla con l'emozione di chi scopre con gioia che è la solidarietà il prossimo passo, l'empatia, la gioia!

Donde

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