Il Presidente della Cei Bassetti
assicura che si informerà, perché non ne sapeva nulla. «È una
questione su cui non voglio entrare perché purtroppo ne sono stato
informato questa mattina. Voglio informarmi molto bene dalla
Segreteria di Stato, dalla Congregazione. Quindi non lascio
dichiarazioni su questo punto». Il Cardinale Arcivescovo di
Perugia-Città della Pieve lo dichiara, interpellato a Bologna a
margine di un’iniziativa al Seminario arcivescovile, sulle
polemiche sollevate dalla scelta di san Giovanni XXIII, papa
Roncalli, come patrono dell’Esercito italiano : «È il Pontefice
della pace, non delle armi», si sostiene da più parti nel mondo
ecclesiastico e cattolico.
ECCO l'intervento del presidente di Pax Christi
San Giovanni XXIII patrono dell’Esercito Italiano?
Intervento del Presidente di Pax Christi Italia, Mons. Giovanni Ricchiuti
Ci è giunta notizia che San Giovanni XXIII sarà quanto prima proclamato Patrono dell'Esercito Italiano, avendone fatto parte al tempo della Prima Guerra Mondiale.
Come Presidente della sezione italiana di Pax Christi, Movimento Cattolico Internazionale per la Pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l'Enciclica ‘Pacem in terris’ e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi.
Se questa notizia fosse vera, sollecitato da tutto il Movimento Pax Christi e anche da altre persone sensibili al tema della pace, ritengo assurdo il coinvolgimento di Giovanni XXIII, anche perchè l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima Guerra mondiale che, non lo possiamo dimenticare, fu definita da Benedetto XV ‘inutile strage’. E’ molto cambiato anche il modello di Difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi.
Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”.
E’ ‘roba da matti’, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli Presidente di Pax Christi fino al 1993.
Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della Pace, e non degli eserciti.
Sono certo che questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà, a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il "sensus fidei" di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace.
Altamura, 11 settembre 2017
+ Giovanni Ricchiuti
Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti
Una cerimonia ufficiale oggi sancisce
san Giovanni XXIII patrono dell’Esercito italiano: l’ordinario
militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, consegna al capo
di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Danilo Errico, presso la
sede dell’Esercito a Roma, la Bolla - promossa dalla Congregazione
per il Culto divino - in cui viene indicato il nuovo patronato per
Papa Roncalli.
Bolla che porta monsignor Giovanni
Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti (Bari) e
presidente di Pax Christi-Italia, a definirsi «indignato,
arrabbiato». Per questo «provvedimento ho usato tre aggettivi:
irrispettoso, assurdo, anticonciliare. Lo so che sono pesanti, ma non
si può definire in altro modo l’idea di proclamare san Giovanni
XXIII patrono dell’Esercito. Un fatto indegno, questa
proclamazione, della memoria profetica di quel Pontefice».
Il Presidente di Pax Christi evidenzia
l’«assurdità» del coinvolgimento di Papa Roncalli come patrono
dell’Esercito solo per il fatto di essere stato da giovane
Cappellano nella sanità militare, all’epoca della «Grande
guerra».
Ancora i labirinti burocratici coprono le male intenzioni di pochi?
Il Documento che attribuisce al Vescovo
di Roma chiamato «il Papa buono», il «Papa della pace», l’autore
dell’enciclica «Pacem in terris», il titolo di patrono
dell’Esercito, ha già suscitato polemiche nei giorni scorsi, anche
per la gestione della decisione e della comunicazione, come afferma
Ricchiuti: «Non si fa - sostiene in un colloquio con l’Ansa - i
vescovi italiani non sono stati consultati, non abbiamo saputo nulla,
si è proceduto con una sorta di sotterfugio, ma che stile è? Non lo
ammetto, non lo accetto». Le parole di Bassetti sembrano una
conferma che qualcosa nell’iter comunicativo non ha funzionato, e
Ricchiuti intende consultarlo.
Quello che più «ci rammarica»
appunto è «che questa decisione è stata assunta senza che se ne
sapesse nulla. Ho contattato molti vescovi e tutti mi hanno detto la
stessa cosa, hanno condiviso con me la contrarietà. Non è bello
questo modo di fare. Siamo dispiaciuti, amareggiati».
Ieri anche una figura del cattolicesimo
attivo in politica come Pierluigi Castagnetti
ha espresso la sua contrarietà: « Si
vuole associare all’esercito un patrono che sia segno di
contraddizione con la sua funzione istituzionale o si vuole
“contenere” lo spessore profetico di un Papa la cui memoria nella
coscienza di tutti è vissuta come il simbolo della bontà e della
pace?». Poi lancia un dubbio: «Ma Papa Francesco ne è informato?».
In ogni caso, Ricchiuti spiega che
esiste ancora un margine perché si possa tornare indietro rispetto
alla decisione: «La consegna della Bolla non segna un passo
irreversibile, manca ancora l’ufficialità liturgica, che
dev’essere proclamata in un rito. In attesa di quel giorno speriamo
che si alzino anche altre voci affinché non si faccia questo passo».
Peraltro l’Ansa scrive di avere
appreso «da qualificate fonti vaticane» che non di «bolla
pontificia» si tratta, com’era stato annunciato, ma di un decreto
emanato dal Culto divino; e che la Segreteria di Stato non risulta
informata dell’atto.
(fonte principale VaticanInsider)
Nessun commento:
Posta un commento