Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 9 settembre 2017
Le vene aperte dell'Africa (Franco Gesualdi)
Quando parliamo di Africa nominiamo il
continente più ricco del mondo per risorse naturali, il più
strozzato dagli interessi dei debiti internazionali, dagli affari
delle multinazionali e dai cambiamenti climatici provocati dai paesi
ricchi. È dunque il continente più segnato dal colonialismo e dal
neocolonialismo, ma nelle sue vene scorrono anche migliaia di storie
di resistenza, ribellione e libertà. Ecco, quando parliamo di Africa
e di migrazioni parliamo prima di tutto di questo
Invocando lo sbarco di migliaia di
africani sulle nostre coste, c’è chi non si fa scrupolo a definire
l’Africa un parassita che vive alle spalle della nostra generosità.
Eppure da uno studio pubblicato da Global Justice Now e varie altre
organizzazioni britanniche, sotto il titolo emblematico “Conti
onesti 2017” (Honest Accounts 2017), risulta che l’Africa
elargisce al mondo più ricchezza di quanta ne riceva.
L’anomalia si nota fin dai primi
numeri. Ad esempio nel 2015 il continente ha ricevuto 31 miliardi di
dollari per rimesse degli emigranti, ma contemporaneamente ne ha
persi 32 per espatrio di profitti da parte delle imprese estere
operanti sul suo territorio. Nello stesso anno ha ricevuto 19
miliardi di dollari come aiuto allo sviluppo, ma ne ha restituiti 18
per interessi su prestiti regressi. Gli esborsi più gravosi,
tuttavia sono quelli illegittimi. Ad esempio si stima che tramite il
sistema della fatturazione mendace, ogni anno le multinazionali
trasferiscano abusivamente nei paradisi fiscali 67 miliardi di
dollari. Per non parlare del commercio illegale di legname, pesce e
specie protette che complessivamente procura al continente una
perdita annua di 28 miliardi di dollari.
Per finire, il rapporto britannico
inserisce fra le perdite altri 36 miliardi di dollari spesi per
fronteggiare i cambiamenti climatici provocati dai paesi ricchi. La
conclusione è che nel 2015 a fronte di introiti finanziari per 161
miliardi di dollari, l’Africa ha avuto un esborso di 202 miliardi,
risultando un creditore netto per 42 miliardi di dollari.
Ognuna delle pratiche abusive di
spoliazione del continente ha gravi ripercussioni sulla condizione
economica e sociale delle popolazioni. Ma una delle forme più odiose
è rappresentata dalla sotto fatturazione dei beni esportati, perché
provoca ammanchi importanti alle casse degli stati di origine. Il
sistema, ampiamente collaudato, consiste nella vendita di minerali,
petrolio o derrate alimentari con una doppia fatturazione. La prima,
emessa dall’impresa produttrice verso una filiale del gruppo
localizzata in un paradiso fiscale, ha lo scopo di fare uscire
ricchezza dai paesi di origine dichiarando prezzi inferiori a quelli
reali in modo da pagare poche tasse e bassi diritti di estrazione. La
seconda, emessa dalla filiale collocata nel paradiso fiscale verso il
cliente finale, ha lo scopo di fatturare a prezzi reali e magari
anche più alti in modo da trattenere i guadagni dove c’è una
bassa tassazione dei redditi.
A quanto ammonti il gettito fiscale
perso dagli stati africani a causa della fatturazione mendace,
nessuno lo sa di preciso, ma uno studio condotto dall’istituto
americano Global Financial Integrity relativo al 2008-2010 stima che
la perdita complessiva del periodo esaminato sia stata dell’ordine
di 38 miliardi di dollari, all’incirca il 2 per cento della spesa
pubblica dell’intero continente. Ma se possibile, la situazione è
anche peggiore. Nel 2016, quando apparvero i documenti relativi a
Panama, si seppe che una multinazionale aveva sottratto alla stato
ugandese 404 milioni di dollari, due volte e mezzo ciò che il paese
spende ogni anno per la sanità pubblica.
L’Africa è forse il continente più
ricco del mondo per risorse naturali. Solo per citare il caso della
Repubblica Democratica del Congo, le sue ricchezze minerarie sono
stimate in 24mila miliardi di dollari. Ma l’Africa è anche il
continente con la maggiore incidenza di poveri, affamati, denutriti,
analfabeti. Semplicemente perché è un continente saccheggiato dal
potere economico internazionale d’accordo con le élites locali.
Allora, se vogliamo porre fine al caos migratorio, non è con i
migranti che dobbiamo prendercela, ma con chi rende la vita così
difficile da costringere alla migrazione forzata. Un punto
irrinunciabile è la lotta ai paradisi fiscali, ma per riuscirci
dobbiamo smettere di scambiare le vittime per i carnefici.
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