Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 30 aprile 2017

Dammi un passaggio fino ad Emmaus (Commento a Lc 24,13-35)

Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
Luca 24,32

Abbiamo non solo attraversato il giorno della Pasqua di Gesù, il profeta potente in parole ed in opere. Se guardi attraverso la storia, quel contorno di giorni è stato ampiamente trafficato, generazioni di ebrei hanno ricordato il passaggio del Mar Rosso, la liberazione dal potere del faraone, la fine della schiavitù, mai abbastanza rifiutata per la sua misteriosa e stordita sicurezza. Ora, di molte persone che attorniavano l'uomo dei miracoli, Gesù, ne sono rimaste soltanto alcune. “Tu dove vai?”. Ha poco da dire degli altri, quelli che gli stavano vicini, che stavano prossimi a Gesù. Stanno muti nella memoria, incerti nel presente delle donne: dicono di averlo visto camminare. Parlare. Fuori della tomba. “Sembra a me che invece loro ci stiano dentro quella tomba!”. Uno dice. “Io me ne vado, Cleopa!”. Allora l'altro dice: “Mi dai un passaggio?”.


Una strada deserta, si affianca un viaggiatore. Come Mosè nel deserto, che pascolava gregge invece di fare popolo, erano là a transitare, a pensare cose per cui non erano nati definitivamente. Non è la stoffa dei loro abiti, ma è solo la polvere che si portano addosso. “Perchè siete rivestiti di tristezza?”. Cleopa pensa: “Sarà mica un poeta questo qua? Adesso lo ridimensiono io!”. E riversano lui ed il suo accompagnatore tutta l'amara vicenda di quei giorni: “Sei proprio un ignorante a non esserti accorto di niente in questi giorni? Ma da dove vieni? Non sei stato a Gerusalemme?”.

Si! Ci sono stato anche io. Ci sono stati tutti a Gerusalemme e ci sei stato anche te che chiamo fratello e sorella mia. Anche tu ci sei stato nella città degli uomini, dove l'opulenza cerca sempre di far chiasso con le sue breve apparizioni e per pochi, dove la tua carne o quella dei tuoi cari è stata toccata come quella di Giobbe, dove sembra che l'amicizia bella e l'amore ricevuto facciano solo crepuscolo. Perchè stare là ancora a Gerusalemme? Andiamo a morire nel nostro natio borgo selvaggio!

Sulla strada, roccia tra rocce, passano migrando un piccolo stormo di uccellini minuti, senza riuscire a fare ombra nemmeno per un istante! La luce fa sudare ogni passo. La voce di quel passeggero anonimo inizia a parlare, come un tempo parlò il roveto: “Voglio andare a vedere questo segno strano: un fuoco che brucia ma non consuma!”. Diceva a se stesso Mosè decidendo di andare verso quello strano evento. Ma che roveto? Era il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe!

Più tardi. Cleopa e l'amico sono arrivati. Hanno premura per il terzo con loro, lo trattengono a casa, ormai sono diventati compagni del viaggio, compagni significa coloro che condividono insieme il pane della mensa. Chissà se a lungo o per niente gli era venuto in mente dei 5 pani condivisi da Gesù per la folla affamata? Stanno a cena, lasciano la benedizione all'ospite. Come nessun altro lo sconosciuto Signore usa parole e gesti e dal cuore dei due discepoli l'amicizia non finisce più di sgorgare. Lui sta in viaggio di nuovo, non lo vedono con gli occhi ma lo cantano e ringraziano. “Era Gesù!”. “Non ci ardeva forse il cuore nel petto?”. "Ci ardeva quando ci spiegava le scritture dei nostri padri.".

Tutta quella polvere sui vestiti, grigi piccoli frammenti di roccia, ossa della terra sbriciolate, minutissime particelle minerarie, scavate e che scavano: ora non adombrano più la loro vita, la vita di colui che è passato attraverso la morte e lo hanno incontrato. Come il roveto ardente di Mosé, come roveto che brucia e non consuma, la Parola dispiegata dal passeggero li ha liberati: “Stolti eravamo, ora siamo uomini senza stoltezza! Perchè un amico ci ha ritrovati e ci ha dato tutti i segni per non restare soli!”.

Si torna a Gerusalemme. Il crepuscolo è fuori ma non in essi. “Ascolta?”. “E chi vuoi che ascolti, Cleopa?”. Cleopa mescola il sorriso ad un colpo sulla spalla dell'amico. “Come sempre! Non ti viene da pensare che forse per noi è stato come per Mosé? Voglio dire: anche lui si era fermato a fare un mestiere che non era il suo e poi nel deserto ha incontrato Dio!”. “Vuoi dire il roveto ardente?” gli fa l'amico: “Si! Mi sembra si possa dire così. Anche se per noi il roveto era il nostro stesso cuore!”. Poi continua: “Cosa diremo agli altri?”. “Niente!” risponde Cleopa “Soltanto passeremo con loro questa nuova notte!”. “Veramente potresti dire che è una notte nuova!”. “Veramente nuova! Per noi la notte adesso ha un significato diverso!”: Disse Cleopa. E prima di scoppiare a ridere insieme, l'amico gli dice “Camminiamo alla luce del giorno ma siamo viaggiatori nella notte!”. Risero a lungo e poi a lungo lodarono il Signore:

È venuto il gran giorno della loro ira,
ma l'agnello ha vinto
e guarda il volto di Colui che siede sul trono, (Os 10,8)
Alzano i fiumi, Singore,
alzano i fiumi la loro voce ,
alzano i fiumi il loro fragore,
ma più potente delle voci di grandi acque,
più potente dei flutti del mare,
potente nell'alto è il Signore. (Sl 92)
È come sigillo sul nostro cuore,
è come sigillo sul nostro braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!
Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo. (Ct 8,6-8)

E tu che oggi leggi questo Vangelo, vorresti anche tu un passaggio? Forse stai andando ad Emmaus. Forse da Emmaus stai ritornando a Gerusalemme. Ricordati che non sei solo nel viaggio. E chiedo perdono a David Foster Wallace se pensi, dovunque si trovi ora, che ho usato in modo strumentale le sue parole. È che proprio mi piacciono e penso che mi scuserà volendo usarle soltanto per salvare l'amicizia di qualcuno. Buon viaggio!

d Francesco Ondedei



il problema del credente dogmatico è esattamente uguale a quello del non credente: una certezza cieca, una mentalità chiusa che equivale a un imprigionamento così totale che il prigioniero non si accorge nemmeno di essere rinchiuso... 
Il punto che vorrei sottolineare qui è che credo che questo sia una parte di ciò che vuole realmente significare insegnarmi a pensare. A essere un po’ meno arrogante. Ad avere anche solo un po’ di coscienza critica su di me e le mie certezze. Perché una larga percentuale di cose sulle quali tendo a essere automaticamente certo risulta essere totalmente sbagliata e deludente... 
Vent’anni dopo essermi laureato, sono riuscito lentamente a capire che lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà solo un modo sintentico per esprimere un’idea molto piu significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all’esperienza. Perché, se non potrete esercitare questo tipo di scelta nella vostra vita adulta, allora sarete veramente nei guai. 
David Foster Wallace – da Questa è l'acqua



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