Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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lunedì 3 aprile 2017
Contro i migranti anche il fango via web
Un recente articolo di Avvenire fa luce su alcuni pregiudizi che circolano nella rete e spesso sono fondamento di un malumore diffuso ma non giustificato verso i migranti. Più che altro servono a pochi per giustificare scontri tra poveri e distogliere l'attenzione da altri problemi. Spero che leggendo alcune di queste risposte o cercando l'intero articolo che trovate a questo link, si possano chiarire per molti alcune voci sbagliate che rischiamo di diffondere noi stessi perché sollecitati dal pensiero generale, che alla fine risulta essere neppure comandante o soldato semplice! Semplicemente falso!
«Tutti i migranti che arrivano in
Italia sono "clandestini"».
Nessun migrante è clandestino. Ma è
un migrante "irregolare" che ha lasciato volontariamente il
proprio Paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni
economiche. I cosiddetti "flussi misti" sono composti da
migranti che fuggono da carestie o povertà (spesso considerati
economici), richiedenti asilo e rifugiati (che fuggono da guerre
civili, persecuzioni religiose e violenze). La maggior parte di
questi, con l’aggravarsi della situazione in diversi Paesi
nordafricani e dell’Africa subsahariana, entra nel nostro Paese in
modo irregolare (non passando cioè dalla frontiera) e da una certa
politica è considerata "clandestina".
«Lo Stato dà al migrante 35 euro al
giorno».
In Italia nel 2016 sono stati spesi
complessivamente 3,3 miliardi di euro per fronteggiare i flussi
migratori. Nella voce di bilancio sono inclusi la gestione delle
frontiere interne ed esterne, la sicurezza, i soccorsi e
l’accoglienza. Il 24% va al soccorso in mare, il 56%
all’accoglienza e il restante 20% alla sanità ed istruzione. Per
l’accoglienza, il Viminale stanzia circa 35 euro al giorno per ogni
migrante. I 35 euro non finiscono, però, in tasca ai migranti, ma
vanno alle associazioni che gestiscono i centri: servono a coprire le
spese di manutenzione e gestione e degli operatori impiegati. Al
richiedente asilo viene riconosciuta una diaria giornaliera (il
cosiddetto pocket-money) che va da uno a due euro.
«Siamo di fronte a una vera e propria
invasione».
Il numero dei rifugiati accolti
dall’Italia rimane modesto se paragonato a quello di altri Paesi,
in Europa e nel mondo. Secondo i dati diffusi dall’Acnur, Libano,
Giordania e Turchia sono i Paesi con il maggior numero di profughi
accolti. In Libano, sono 1.846.150 (il 41% della popolazione totale)
a fronte di 4.467.000 abitanti. In Giordania, i rifugiati accolti
sono 965mila (il 15% della popolazione). Anche la Turchia è
impegnata con numeri importanti: accoglie 1.888.930 rifugiati (circa
il 25% della popolazione). In media l’Italia accoglie 1 rifugiato
ogni mille abitanti e, in base al report dell’agenzia delle Nazioni
Unite e ai dati diffusi dal Ministero dell’Interno e dal Consiglio
italiano per i rifugiati, nel 2015 sono stati accolti circa 80mila
richiedenti asilo: lo 0,1% della popolazione totale. In Europa, in
testa alla classifica ci sono i paesi del Nord: dalla Svezia con 17,4
rifugiati ogni mille abitanti, alla Norvegia con 9,8, alla Francia
con 4,1 alla Germania con 3,9. Mentre l’Italia è ferma a quasi 2
rifugiati (per l’esattezza 1,9) presenti sul territorio ogni mille
abitanti.
«Gli immigrati rubano il lavoro agli
italiani».
I dati del ministero del Lavoro
dimostrano come gli immigrati presenti in Italia svolgano per lo più
mansioni poco qualificate: la quasi totalità svolge un lavoro
dipendente e più del 70% ha la qualifica di operaio. Solo lo 0,9% è
dirigente o quadro, a differenza dell’8% degli italiani. La domanda
del sistema economico per quanto riguarda gli stranieri è pressoché
schiacciata su salari molto bassi. L’Istat ha rilevato che l’80%
dei lavoratori non comunitari guadagna meno di 1200 euro al mese, il
40% guadagna meno di 800 euro. Il confronto con i lavoratoti
italiani, in termini di qualifiche e retribuzioni, è impietoso.
Secondo la Fondazione Moressa i lavoratori immigrati pagano quasi 11
miliardi di contributi previdenziali ogni anno, e versano 6,8
miliardi di Irpef: l’8,7% del totale contribuenti, pur essendo l’8%
della popolazione e pur detenendo un reddito medio inferiore rispetto
agli italiani. Per non dire delle 550mila imprese che producono
annualmente 127 miliardi di valore aggiunto. Altro elemento quasi mai
menzionato dai confezionatori di bufale: gli stranieri sono l’8%
della popolazione residente, ma pesano solo per il 2% della spesa
pubblica.
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