Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 23 aprile 2017

"il Cristo risorto penetra dentro le dinamiche della storia" (Balducci su Gv 20,19-31)


Aver fede vuol dire credere anche a queste cose, credere che in un mondo di guerra può esser pace perché solo allora io mostro che la mia fede nell’impossibile – la resurrezione è impossibile secondo l’uomo – diventa norma di vita.


Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»...

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
PRIMA LETTURA: At 2,42-47- SALMO:117- SECONDA LETTURA: 1 Pt 1, 3-9- VANGELO: Gv 20, 19-31


…Possedere una coscienza attraverso il dominio, la meraviglia, il fascino non è vera conquista cristiana perché solo quando in una persona nasce la stima, l’apprezzamento, l’ammirazione per i valori che si vivono la fede nasce da sorgenti pure. Se invece nasce dal fatto che io porto con una mano il Vangelo e con l’altra il quattrino, con una mano il Vangelo e con l’altra una farmacia…io manipolo le coscienze, porto ad un’aggregazione che è fragile perché alle sue origini c’è stata la ricerca di un interesse e non una risposta dello Spirito. Come vedete ho dovuto, per coerenza con l’assunto di questa mia riflessione, descrivere il modulo generico nella sua purezza. Capisco che tentare di calare questa struttura architettonica nel tessuto della storia è quasi un’impresa impossibile, ma la parola impossibile è una parola che muore sulle labbra quando pensiamo alla resurrezione: niente è impossibile. Noi dobbiamo continuare, perché è possibile ! La fede, dai suoi rapporti trascendentali col suo termine vero che è il Cristo risorto, penetra dentro le dinamiche della storia. 
Aver fede vuol dire credere anche a queste cose, credere che in un mondo di guerra può esser pace perché solo allora io mostro che la mia fede nell’impossibile – la resurrezione è impossibile secondo l’uomo – diventa norma di vita. Io credo nell’impossibile. Credo che sia possibile creare un mondo fraterno in cui negri e bianchi stiano insieme senza nessuna ripugnanza, in cui i poveri e i ricchi finalmente si spartiranno le ricchezze che adesso sono ingiustamente distribuite. Credo che questo mondo sia possibile e questa forza interiore è la forza della fede che guadagna la stima del popolo, cioè della gente che in questo mondo vive nell’insicurezza, nell’incertezza, nell’insufficienza dei mezzi. Non mi potete negare che questa è, con ogni verosimiglianza, la struttura normativa dell’esistenza cristiana. Il resto appartiene alla nostra debolezza e dobbiamo accogliere questa debolezza dentro di noi con profondo senso di penitenza. Allora la penitenza non è una querimonia sul nostro peccato, astrattamente denunciato, che non serve a nulla, ma è una presa di coscienza umile delle nostre inadempienze. Una presa di coscienza che abbiamo bisogno di comunicare agli uomini e a Dio.

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