Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 17 aprile 2020

17 aprile 2020 “Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto?” (commento a Gv 21, 1-14)

Dal vangelo secondo Giovanni
Viandante sul mare di nebbia - Freiderich
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.


Si torna indietro, in tutti i sensi. Anche se l’evangelista Giovanni, con la loro vocazione a seguire Gesù, non fa nota della provenienza dal mondo dei pescatori, quando li introduce nella storia del vangelo, ora vengono “ripescati” nel loro mestiere, nel loro quotidiano, un mondo noto alle prime comunità di credenti, un mondo dove si tira-a-campare: se peschi sopravvivi, se no digiuni tu e la tua famiglia. Seguire Gesù, anche Risorto, ti riempie la pancia? Meglio tornare al -magro- lavoro di prima!
I discepoli tornano alla loro vecchia vita. Anche se hanno incontrato Gesù il Vivente, ora hanno come smarrito il senso di questo loro incontro. Tornare a pescare è tornare alla vecchia vita. La tentazione che correremo anche noi quando ci diranno che il virus ci offre ragionevoli possibilità di uscire di casa con cautela. Fare tutto come prima, fare finta che si possa vivere senza corresponsabilità in quello che avviene nel mondo. Ecco, più propriamente dovrei dire non che hanno smarrito, non lo hanno dimenticato, ma si sono fatti prendere dalla risacca.
La pesca non funziona, la parola risacca descrive le onde che, nel mare, sugli scogli, vengono respinte, e tornano indietro, spesso schiumando. A novembre o in certi giorni ventosi, quando al porto di Pesaro c’erano ancora i barconi da pesca, l’acqua che entrava nel canale di attracco produceva lo stesso effetto, non solo udibile, ma visibile nelle navi ormeggiate che si alzavano ritmicamente, danzando in una sequenza quasi sempre identica. In un moto di risacca la pesca non funziona, la vita non procede, torna sempre indietro. Forse sono ancora tristi (Gesù è vivo, ma non starà con loro mai più come prima), forse lo siamo anche noi. Simon Pietro, come il primo Adamo, si scopre nudo e se ne vergogna, trova anche lui una foglia di fico. Ma non si ferma alla sua tristezza, decide di tornare da Gesù, precede gli altri tuffandosi: perché dovrebbe essere come un’onda di risacca la sua vita? E anche in questo gli altri lo seguono! Ormai l’amore ha svelato chi è quello sconosciuto: “è il Signore!”.
La proposta di Gesù è completamente inattesa: sapete che si fa? Un pò di festa sulla spiaggia: un fuoco, del cibo, degli amici che si trovano insieme e ne sono felici! Sembra quasi una canzone di Battisti! Ma questa festa per noi ha un nome ben preciso: Eucaristia. Celebra un’eucarestia con loro, con del pesce e del pane: Gesù non è liturgico! Però ci sbaraglia ogni obiezione: il fuoco di brace è fondamento di questo rito di comunione coi suoi. Questa è la speranza di Dio: inserire la vita là dove non sembrava essercene. Lo Spirito che soffia nei corpi e gli ridona la vita sia il fondamento di ogni nostro incontro, anche se fosse solo quello di volti appiattiti sullo schermo ma amici noti e ben amati.

Quando la notte sarà passata, dovremo rigettarla anche dal nostro cuore, piccoli miei, sorelle e fratelli.

donde

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