Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 16 aprile 2020

16 aprile 2020 "Vieni dai quattro venti, o Spirito, soffia su questi uccisi, e fa' che rivivano!" (commento a Lc 24, 35-48)

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».


Resurrezione della carne, Luca Signorelli, Duomo di Orvieto

Condotti in mezzo a loro dalla gioia di avere incontrato Gesù non più sotto la giurisdizione dei morti. Averlo visto di persona, ma sentito, compreso, capito soltanto al momento del pane ferito e poi spezzato. Consapevoli, Cleopa e l’altro compagno (noi stessi?), allo stesso modo, allo stesso tempo, che quell’uomo che avevano incontrato per strada era lo sconosciuto straniero giunto a risvegliare da un torpore di abitudini rituali – si fa presto a crearcele anche da soli! -  che solo nella ripetizione infondono un’anestetica sicurezza. Ed ora condotti dalla gioia in mezzo agli undici ancora riuniti. Una domanda poteva rallentare forse il loro passo: li abbiamo lasciati nel lutto, non ci infondevano più la speranza che i loro occhi comunicavano quando erano al seguito del potente profeta Gesù. Sui loro corpi bianchi avevano il grigio riflesso delle nubi ormai scariche di tempesta quando silenti ce ne siamo andati questa mattina dopo l’alba, dopo l’interrogativa tomba vuota. E se tornando li trovassimo ancora così, come potremmo comunicare loro la nostra esperienza? Loro nel dolore e noi nella gioia? Se il Signore si fosse manifestato solo a noi, come potrebbero fidarsi delle nostre emozioni, delle nostre parole, della nostra vita?

un problemone: in questo tempo comunicare non è difficile, questa volta la rete ha fatto goal! via internet possiamo anche vederci in faccia, magari a quadrettoni per chi ha poco segnale, con le labbra non sincronizzate alla voce magari, ma cogliere comunque la presenza di una persona dall’altra parte, questo si! Per poi scoprire che il mezzo è solo un mezzo, e che dovremmo parlare da cuore a cuore. Dovremmo avere, per così dire, la stessa piattaforma. il nostro parlare dovrebbe assumere la stessa forma per accedere alla forma dell’altro? Come in quei giochi per bambini dove mettiamo il cilindro nel cerchio, il cubo nel quadrato, il parallelepipedo dentro il rettangolo. Che povertà se la nostra lingua fosse solo questo? E se le mie parole fossero un poliedro inedito dovrei per forza impoverirle? E se la nostra esperienza personale non trovasse in quella degli altri una comprensione che precede? Come posso farmi capire?   

L’esperienza del lutto e del dolore di queste settimane rischia di lasciarci chiusi come fagioli in un baccello, se iniziamo a farci prendere da questa paura. Non saremmo solo confinati in casa ma anche dentro noi stessi. la bellezza dell’essere umani invece è quella di tentare di comunicare, lasciando che l’incontro con l’altro cambi progressivamente la forma del nostro sentire, del nostro pensare: non più solo le mie parole, non solo la tua comprensione, ma, insieme, il nostro linguaggio. Questa è la forza simbolica del nostro iniziare a parlare: l’analogia, un minimo di somiglianza per un massimo di differenza. Eppure quel minimo è sufficiente per entrare in comunione: il versetto che abbiamo letto per ultimo ieri anticipava la rivelazione dei due di Emmaus con gli undici che prima che i due possano prendere fiato al loro arrivo, stanno già confermando che Lui è in giro, Simone l’ha incontrato! non ci viene detto in che forma, difficilmente la stessa di quelli di Emmaus, che infatti debbono raccontarla. Ma la base comune c’è: abbiate fiducia! Possiamo raccontarci le cose, anche se non saremo capiti fino in fondo, anche se questo significherà un poco convertire la nostra percezione di quanto ci è accaduto. Ma questo è un bene, si chiama conforto, condivisione, o – con termine molto biblico – misericordia! Avere la pietà nel cuore, ecco il tratto comune.

E poi possiamo costruire insieme ogni – infinita -esperienza di incontro con il Signore Vivente! Ed ecco la chiesa! Gesù risorto spinge a tenere bene i piedi per terra, l’umile terra del nostro cuore, a non idealizzare, a non dimenticare dolore e gioia: «toccatemi, guardate, avete qui qualche cosa da mangiare?». 

Sorelline e fratellini davvero, ho fame. Avete fame anche voi? Ho del pane. Volete del pane anche voi?

donde


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