Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 13 aprile 2020

13 aprile 2020 “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato!” (commento a Mt 28,8-15)

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.


Qualche giorno fa, ad un incontro (su piattaforma virtuale) con studentesse e studenti universitari, un amico missionario a seguito di un intervento di una delle partecipanti, ha esclamato: “La chiesa del futuro sarà molto più femminile!”.
Certamente nel giorno pasquale Gesù ha scelto alcune persone per manifestarsi come Vivente, e anche se le redazioni dei vangeli possono differire, di sicuro i primissimi momenti della tomba divelta e slegata hanno avuto come protagoniste delle donne. A donne è affidata la prima sveglia missionaria dei vangeli: andate dai discepoli e dite! Qui Matteo le fa protagoniste delle coordinate pasquali, del luogo dove potranno iniziare a rinascere i suoi discepoli, nella Galilea delle genti. “Vadano in Galilea e smettano di fermarsi qui se vogliono incontrarmi!”. Forse per i discepoli il desiderio di Gerusalemme, ormai tramontate le prospettive di affermazione e successo politico, è quello espresso dalla densa solidità di sostare per sempre presso il corpo sepolto e su questo costruire la memoria di tutto ciò che avevano visto e sentito. Perché sono gli uomini a seppellire Gesù, con una densa carica insieme di pietà civica, dovere religioso, affetto umano. È la forza di reagire alla drammaticità della situazione con azioni concrete, riconoscibili, manifeste, coraggiose. Poi il rischio è bloccarsi.
Alle donne è affidata la cura di questo corpo sepolto, perciò vanno alla tomba il giorno dopo il sabato. Ma quando il corpo è assente, allora il suo corpo, con le loro azioni, dopo l’incontro con il Risorto, già si trasforma in quello della sua chiesa. Non una chiesa del palazzolo, ma delle piazzette, non delle strade per avere il potere, ma delle strade per potere incontrare il Vivente.
Le parole del Salmo 2 sono da Dio rivolte ad Israele e -per noi- al Figlio fatto risorgere. Sono anche le parole di queste donne che dopo aver dato il comando di Gesù, a ciascuno dei discepoli ora potrebbero ripetere: “tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato!”. Nome per nome. Mi ricorda molto una scena del film Mission, quando lo schiavista risale la montagna con appesa al suo corpo l’armatura, come segno di penitenza ed espiazione. In cima, all’incontro con le tribù che aveva perseguitato, uccise e rapite, il capo indigeno prende il coltello, e mentre sembra avvicinarsi per ucciderlo, lo slega da quel peso che non ha più senso. Se vuole ora potrà camminare anche lui con un senso diverso dato ad ogni passo, dove il peso ha lasciato posto alla redenzione.
Ecco: immagino forte questo effetto che le donne possono avere su una chiesa che troppo -se non a parole, nei fatti- si lascia legare dai meccanismi che sono effetto di strutture di potere ancora presenti.
E il potere come risponde alla tomba vuota? Con l’anti-missione. Negare tutto, perché tutto resti com’è e cioè come era prima, fermando naturalmente il prima alla propria storia di affermazione, di competizione e di trasmissione di quel potere che si pensa di avere tra le mani. Attenzione: qui non si parla solo dei nemici della chiesa e che ci possa essere una contro testimonianza anche al suo interno ne siamo ben consapevoli. Creare élite di cristiani, fare del mondo il palcoscenico per manifestare un potere alternativo, adeguarsi ai meccanismi acritici di riproduzione di una qualsivoglia forma di potere (dalle relazioni affettive, alla giustizia, alla economia, alla tecnica).
Ecco: è iniziato il tempo pasquale, il cammino della fedeltà all’uomo, al Cristo, al Vivente. Ed inizia con donne che vanno a rigenerare uomini.

Donde

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