Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 23 aprile 2020

23 aprile 2020 “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato” (commento a Gv 3, 31-36)

Dal vangelo secondo Giovanni
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.


Concedetemi una premessa. Non perdiamo l’orizzonte: il tempo pasquale. In questi primi giorni di cammino verso la Pentecoste ci accompagna il racconto delle prime comunità cristiane. I vangeli si interrogano cosa possa essere incontrare uno che non è più tra i morti né tra i vivi, ma è il Vivente. “Forse non lo vediamo tra noi, ma come dice l’angelo alle donne -vi precede in Galilea-. La sua assenza non è l’assenza del fallimento e della morte. Non è qui, perché ci ha preceduto ed è arrivato al traguardo del suo viaggio, e lì ci aspetta. Così la gioia cristiana non è una giovialità prestabilita, come il decidere di guardare il lato positivo delle cose. Non si tratta di insistere ottimisticamente che il bicchiere è mezzo pieno o qualsiasi altra banalità con cui possiamo provare a proteggerci dalla paura e dal vuoto. È una gioia pasquale, che significa che possiamo pienamente goderne, soltanto passando attraverso la sofferenza, la morte e la resurrezione…La paura potrebbe farci considerare l’assenza di Gesù come un fallimento piuttosto che come una promessa. Se la chiesa deve essere testimone della gioia della risurrezione, allora dobbiamo essere liberati dalla paura. C’è troppa paura nella chiesa, paura della modernità, della complessità dell’esperienza umana, di dire quello in cui crediamo veramente, paura gli uni degli altri, paura di fare errori, di non ottenere approvazione.” (il punto focale del Cristianesimo, T.Radcliffe).

Oggi ascoltiamo parole che l’evangelista Giovanni mette sulle labbra del Battista. Si era chiuso l’incontro con Nicodemo, ci viene ora offerto in questo pieno-profeta il giusto atteggiamento di fronte a Gesù. Ci viene detto che la tendenza di adeguare con qualche aggiustamento il nostro stile di vita alla testimonianza di Gesù non è corretto. Non siamo il pandoro natalizio a cui si aggiunge lo zucchero a velo. Tutto sta nello sbattere bene il sacchetto: quante cattive ebetudini nascono in questo modo!
Il Battista è all’apice di una predicazione e battesimo di conversione che gli ha creato intorno non solo assembramenti di persone, ma anche un gruppo di discepoli. Ebbene ora sta dicendo che il testimone di Dio è un altro: “Egli deve crescere e io invece diminuire.” (3,30). È l’esempio di chi ha saputo mettere da parte i propri progetti di fronte alla novità di Gesù. Non ha semplicemente adeguato alle nuove esigenze la vecchia stretta via, ma ha compiuto un…salto di carreggiata. Ancora un passo dentro la vita, ancora un passo verso l’alto. Siamo sempre in un clima di incredulità verso chi è tornato dai morti.

Abbiamo un grande problema di controllo in questi tempi. I numeri sono una forma di controllo e se non sembrano tornarci restiamo inquieti ansiosi e paurosi. Papa Francesco è un pezzo che indica con un sintetico pensiero ciò che stiamo vivendo: non è un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Questi mesi e quelli che verranno parlano di un dissesto che non può essere confinato al denaro. “Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato” (Papa Francesco/27-3). Ieri sera un amico prete ci raccontava con un esempio quello che sembra essere l’atteggiamento di molti: siamo tutti a terra, scesi dal bus perché una ruota si è forata, ma già pronti a risalire come prima, appena avvenuto il pit-stop. Come se non ci fosse il desiderio di dare un significato ma solo di ripartire!
Cos’è la risurrezione? Le prime parole che vengono rivolte a tutti noi, chiesa in cammino, sono sempre quelle rivolte duemila anni fa: “non temere!”. Le parole attribuite al Battista, in linea con la sua figura, sono molto nette. Accogliere la testimonianza del Cristo -abbiamo appena passato il triduo, pasquale nella sua dinamica interezza- è accogliere la vita. Fissare lo sguardo solo su uno dei tre giorni è illudersi della vita.

Scegliamo di vivere tutti e tre i giorni, di vivere tutti i giorni della nostra vita! Non sono pasquali soltanto perché a noi ci va fatta bene, o al contrario sono da maledire perché ci va male. Non è questo il pieno del cuore cristiano, non è questo il cor-aggio. Prendere a cuore il nostro giorno terreno perché è parte del cammino: andiamo incontro con amore a chi ci ha amato con voglia e desiderio!

Donde

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