Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 25 aprile 2020

25 aprile 2020 “farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà” (commento a Mc 16, 15-20)

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


“il giudizio intorno a questa o quella guerra non è poi tanto difficile e oneroso a pronunciarsi come molti lo dichiarano, creando attraverso il mito della assoluta difficoltà che confina con l’impossibilità il mito della competenza riservata agli iniziati, che son poi gli stessi che scatenano la guerra. Alla grande massa degli uomini non rimane che il dovere di non sapere e quello di farsi ammazzare per una causa che non deve essere neanche discussa dalla loro coscienza. Il martire che aveva coscienza di morire per Cristo ha inaugurato il regno dei figli di Dio e dei veri uomini liberi; il soldato che muore, senza sapere perché muore, porta al colmo il regno dei servi.” (don Primo Mazzolari, Bozzolo, 10 agosto 1941).

In questo giorno festa di san Marco evangelista celebriamo anche l’anniversario della liberazione d’Italia. In un ipotetico dittico recupero anche oggi alcuni pensieri di don Mazzolari vigoroso prete così ben caratterizzato nelle parole di papa Francesco nella sua visita a Bozzolo. In una sintonia non piccola con le parole del vangelo provo a mettere insieme queste tre cordicelle (Mazzolari e la guerra, la festa odierna, il tempo di limitazioni che viviamo): non facile perché molti rischiano di appiattire due storie che uguali non sono, la resistenza e la pandemia! Chiusi in casa erano anche i discepoli, ma “l’esperienza del Risorto” li porta ad una coscienza nuova di chi erano stati, di cosa potevano essere, di come potevano uscire verso gli altri. E si decidono: pur coscienti dei limiti, fragilità e poveri strumenti a disposizione, vogliono comunque iniziare a camminare e “partirono e predicarono dappertutto”. Interessante mantenere il senso di contemporaneità nell’azione dei due verbi in greco: “uscendo predicavano dappertutto!”. Perché non ho niente vi do tutto – direbbe Mazzolari- in economia è un assurdo, ma in Dio è verità. Oggi uscire dalle nostre case avrebbe davvero il sapore di libertà dopo tante settimane confinati. Ma uscire non basta, dovremmo saper darne significato perché non sia solo una fuga.

Parlando della guerra in corso, don Primo non descriverà mai solo di auspici di pace, di richiesta di fine conflitto. Parlerà anche di responsabilità. Che poi significa interrogarsi sul perché delle cose, magari anche del perché si muore. E non per puntare il dito cercando colpevoli, ma perché anche la morte abbia possibilità di redenzione e non di colpa. Sbagliato è uccidere, non è sbagliato morire.

Questo “dappertutto” dell’incedere dei discepoli ha il sapore efficace della libertà, che non è “come mi pare!”, ma “come è reale!”. La libertà è capace di declinarsi in tutte le dimensioni delle realtà umane: salute, economia, ma anche cultura, spiritualità; senza doversi limitare ad un solo ambito, che siano gruppi elitari o che sia un aspetto solo della vita. Sarebbe una scelta di paura.
“Chi crede non ha paura, né di quello che tramonta né di quello che sorge, né di quello che crolla né di quello che sotto il sole gli uomini ricostruiscono”.

Buona festa a voi!

Donde

PS: e aggiungo un omaggio al "libero" Mirko in "liberi" Camillas


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