15 aprile 2020 “Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice!” (commento a Lc 24, 13-35)

Dal vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose:


(Canto di Cleopa)

Chi ci mette più tempo?
io a raccontare di come è andata,
un vetro in frantumi?
O tu a farne un passaggio di luce,
un nuovo limpido unico pezzo?
Perché la storia è la stessa,
ma è la stessa persona
quella di cui stiamo parlando?

Ho coltivato il mio cuore di pietra
perché cresca ancora più roccioso:
nel silenzio e dopo un altro, ogni calcarea parola
rafforza il mio sguardo su chi è assente.
Se da una pietra può sgorgare una fonte d’acqua,
perché un cuore pietrificato non dovrebbe sanguinare?

Io lo sto lasciando salire
ad ogni voce, ad ogni immagine,
se vivo o se muoio quasi non conta.
Credo che forse posso andare lontano,
questa è la mia parte migliore.
Credo che forse posso essere forte,
e questo è il mio peggiore sbaglio.

Sta crescendo il mio cuore calcareo,
all’aria coagula in fretta il dolore,
il vuoto, l’assenza. La rabbia verso
i colpevoli è il meccanismo giusto
che consolida tutto: non li conosco.
Chi ce l’ha ucciso il nostro amico?

mi rialzo e andrò via da qua,
tornerò a casa mia,
dove mi hanno fatto crescere
con amore grezzo e fine coraggio:
le case, il quartiere, le persone, i volti,
prima di conoscere tutto questo,
dove tu mi hai portato
in questi posti che non conoscevo,
che non pensavo.

Poi tu mi vieni a dire che ho un cuore sepolto?
un cadavere può essere sepolto, una fondazione abbattuta,
un amore illegittimo, una storia interrotta.
Ma se ho coltivato come pietra il mio cuore
e sono qui a raccontarti la storia,
non sono io quello sepolto.

Questo cuore di pietra ha ancora una lava
che circola, un breve terremoto improvviso,
è lui che cantava, è lui che sorrideva,
è lui che ci sollevava pieno di leggera verità,
quando in pubblico ci mettevamo tra gli altri a gioire.
Le vene cave adesso sono grotte piene di eco.

C’è però una parola, carbonio puro: Padre,
voglio che gli amici siano con me.
Un cuore di pietra è stupido, ha sangue e non sa,
ma come vorrei che già fosse così.

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.


Ciao Mirko, un abbraccio fratello. donde



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