Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 15 aprile 2020

15 aprile 2020 “Ho creduto anche quando dicevo: sono troppo infelice!” (commento a Lc 24, 13-35)

Dal vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose:


(Canto di Cleopa)

Chi ci mette più tempo?
io a raccontare di come è andata,
un vetro in frantumi?
O tu a farne un passaggio di luce,
un nuovo limpido unico pezzo?
Perché la storia è la stessa,
ma è la stessa persona
quella di cui stiamo parlando?

Ho coltivato il mio cuore di pietra
perché cresca ancora più roccioso:
nel silenzio e dopo un altro, ogni calcarea parola
rafforza il mio sguardo su chi è assente.
Se da una pietra può sgorgare una fonte d’acqua,
perché un cuore pietrificato non dovrebbe sanguinare?

Io lo sto lasciando salire
ad ogni voce, ad ogni immagine,
se vivo o se muoio quasi non conta.
Credo che forse posso andare lontano,
questa è la mia parte migliore.
Credo che forse posso essere forte,
e questo è il mio peggiore sbaglio.

Sta crescendo il mio cuore calcareo,
all’aria coagula in fretta il dolore,
il vuoto, l’assenza. La rabbia verso
i colpevoli è il meccanismo giusto
che consolida tutto: non li conosco.
Chi ce l’ha ucciso il nostro amico?

mi rialzo e andrò via da qua,
tornerò a casa mia,
dove mi hanno fatto crescere
con amore grezzo e fine coraggio:
le case, il quartiere, le persone, i volti,
prima di conoscere tutto questo,
dove tu mi hai portato
in questi posti che non conoscevo,
che non pensavo.

Poi tu mi vieni a dire che ho un cuore sepolto?
un cadavere può essere sepolto, una fondazione abbattuta,
un amore illegittimo, una storia interrotta.
Ma se ho coltivato come pietra il mio cuore
e sono qui a raccontarti la storia,
non sono io quello sepolto.

Questo cuore di pietra ha ancora una lava
che circola, un breve terremoto improvviso,
è lui che cantava, è lui che sorrideva,
è lui che ci sollevava pieno di leggera verità,
quando in pubblico ci mettevamo tra gli altri a gioire.
Le vene cave adesso sono grotte piene di eco.

C’è però una parola, carbonio puro: Padre,
voglio che gli amici siano con me.
Un cuore di pietra è stupido, ha sangue e non sa,
ma come vorrei che già fosse così.

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.


Ciao Mirko, un abbraccio fratello. donde



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