Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 30 aprile 2020

30 aprile 2020 “è lui che ci mantiene fra i viventi” (commento a Gv 6, 44-51)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».


Mangiare il Suo corpo: non abbiamo indizi, genera scandalo. È esattamente come costruire relazioni, come essere amici. Prima pensiamo che si tratti di una condivisione di ideali, di tempo, di vantaggi forse. Ma se decidiamo che ci sia amicizia, allora non si è più soltanto in due. Entrare in dialogo con Gesù significa entrare in dialogo con il Padre. È una intimità a tre. È il principio trinitario di ogni amicizia: “io e te, e spero che il terzo fra di noi sia il Cristo”. Questa la definizione di amicizia per Aelredo di Rievaulx (XII sec.). Che una amicizia sia solo binaria, le fa rischiare una doppiezza che si porta in grembo, una impossibilità ad essere generativa se non a partorire qualcosa che vita non è. L’amicizia ternaria in cui ci introduce Gesù, è quella con il Padre. Aprirsi a questa amicizia e l’amicizia si aprirà all’altro. Mangi il corpo di Gesù, entri in intimità col Padre, il quale feconda in te l’amicizia con il Figlio, perché tu scopra di essere figlia/figlio. A tua volta avrai la stessa missione: nell’amicizia far scoprire all’altro la sua figliolanza conducendolo fin nell’intimo del Padre, come Gesù il Vivente ha fatto con te.

Così possiamo introdurci al pane della vita che è Gesù stesso. Un pane che se mangiato non lascia spazio alla morte. Nelle relazioni binarie in effetti c’è la tendenza a diventare monadiche, a confondersi, e se c’è spazio per un terzo, il terzo sarà questa morte di cui parla Gesù: non solo la morte temporale, fisica. Nel deserto, la manna per Israele doveva essere la Legge, ma questa non ha condotto alla vita. Non c’è solo la Legge data da Dio, c’è Dio che dona quella Legge nella vita con Lui. Non c’è il Verbo soltanto, solitaria voce da cui dipendere. C’è il verbo che si è fatto carne, il Figlio che apre alla vita insieme con il Padre. “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Gesù dona questa vita, “la mia carne per la vita del mondo”, come conseguenza di una vocazione amorosa: “nessuno può venire a me se non lo attira il Padre”.

Non abbiamo indizi, non stiamo risalendo a cause o indagando moventi per una morte. Stiamo cercando di vivere, lo desideriamo. Rischiamo perché vogliamo tornare alla vita: le preoccupazioni per il lavoro, la paura di ripartire e scoprire povertà economica o miseria umana, la fatica a rialzare lo sguardo sapendo che alcune persone non le incontreremo più, il toccare distanziato, il vedere allontanato. Tutto questo può essere una spinta, ma il desiderio che abbiamo di vivere è altro. Se lo confondiamo con la competizione, allora davvero la pandemia avrà vinto! Eucaristia è saper fare esodo: non abbiamo indizi, abbiamo l’amicizia.

Oggi rileggevo alcune pagine di padre Egied Van Broeckhoven raccolte sotto un titolo che solo poteva comprenderle: l’amicizia. Gesuita, morì in fabbrica nel 1967 per un incidente sul lavoro. Condivisione di vita con gli operai e amicizia come luogo di incontro con il Signore sono stati al centro della sua missione. I suoi scritti sono il suo stesso diario di vita.

“dove ti nascondesti? A dire il vero, è un segno che deve riempirci di gioia quando Dio si nasconde: poiché ciò significa che Egli ci chiama a un’intimità più profonda. Così egli attira verso un’intimità sempre più nascosta nella profondità dell’intimità del Padre: “nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Questo amore spiega l’Incarnazione.”

“nell’amicizia santa l’amico penetra come in una città fortificata; capita a volte che la si difenda con accanimento. Ma l’amico aspetta nella parte più intima dell’altro e non può fare diversamente. È Dio stesso, infatti, che per primo deve attirare ogni uomo nella Sua intimità (cfr Gv 6,44). Il compito principale dell’amico è proprio quello di penetrare all’interno della città e lasciare a Dio il tempo di attirare l’amico nella Sua intimità: questo è il cuore dell’apostolato. L’amico ha paura di incontrare il suo amico alla periferia della città; egli infatti brama di essere con il suo amico nell’intimità della sua casa. L’amico santo è colui nella cui casa si incontra Dio.”

“Quello che mi ha insegnato Charles de Foucauld è che una delle principali caratteristiche dell’amore cristiano (e dell’amore di Cristo steso) è donarsi incondizionatamente in un’apertura totale agli altri, anche se si è consapevoli che gli altri penetreranno in modo maldestro e violento nell’intimità che offriamo loro; e l’amore cristiano si fa carico delle sofferenze che ne derivano e le offre come sofferenza redentrice. È il senso profondo delle sofferenze di Cristo, e il modo in cui ha voluto farsene carico.”

Donde

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