Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 24 aprile 2020

24 aprile 2020 “Se quest’opera viene da Dio, non riuscirete a distruggerli.” (commento a Gv 6, 1-15)

Dal vangelo secondo Giovanni
don Primo Mazzolari
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.



“Il miracolo della moltiplicazione dei pani si compie nel momento in cui Gesù prende i cinque pani del ragazzo. Prendere in mano il pane è anche il primo grande atto liturgico della messa.”
C’è questo prete, don Mazzolari, che ha resistito al male, subendone anche le conseguenze e vivendo in clandestinità per opposizione ai fascisti che volevano arrestarlo e ucciderlo. Oggi e domani riprendo in mano la sua voce, la sua compagnia. Forse l’ho già scritto che compagno è un termine che non può essere sottratto all’alveo cristiano perché si radica sulla condivisione del pane, nello spezzare il pane -cum/panis, il pane insieme, il pane è unico e va condiviso-. Anche se la storia a volte ha portato le persone, e quindi anche i cristiani, a dimenticare che non è un privilegio accedere alla mensa, sia quella del pane per vivere, sia quella del pane della vita di Gesù. A questo scopo si finisce a tutti i livelli per partecipare e sorreggere quelle “strutture di peccato” (Giovanni Paolo II) economiche che sono ingiuste.
“Io pago ciò che mangio, dico. Per un po' di soldi, fatica rubata forse al più debole, m’impedisco di stringere e di baciare la mano del Signore!...Rifiuto la mano affaticata, e il pane non ha più sapore, né gioia, né poesia, perché se manca l’amore, manca tutto.”
Per i discepoli la folla è un problema, numeri e soldi. Gesù vede persone ed umanità. È comunque un povero, il giovane che si offre, a dare i 5 pani e 2 pesci. Il discepolo Andrea, fratello di Simone, fa la sua figura, perché anche si giustifica: ho trovato questi pani, ma forse non sono sufficienti -dice-. Mette avanti le mani, per le eventuali brutte figure sociali che potrebbe subire per la scarsità, ma pronto a raccogliere il successo se fossero stati sufficienti. Sta girando le carte in tavola: il pane sulla mensa eucaristica lo portano i poveri, non i ricchi. Come ricorda Paolo, i ricchi arrivavano alla “eucaristia” già sazi. Una pagina di vangelo come questa non ha lo stesso sapore per tutti!
Il ragazzo mette a disposizione quel poco che ha, forse tutto quello che ha da mangiare con sé, un obolo della vedova! Perché avvenga il miracolo è necessario che Cristo mi parli e s’incarni nell’uomo. Non posso riconoscere chi è povero senza questo atto eucaristico. Un’azione eucaristica non si esaurisce con la benedizione finale. Infatti il latino dice “Ite, Missa est!”, “Andate, avete la missione!”.
Focalizzati tutti su Gesù: è fallimentare, se tutto è riposto nel miracolo della moltiplicazione, brama di più, di molto, di tanto, di troppo. La conseguenza diventerebbe l’idolatria (venivano a prenderlo per farlo re!) e non la vita per l’uomo (li diede quanti ne volevano…furono saziati…riempirono dodici canestri con i pezzi dei 5 pani d’orzo avanzati). Ebbene si! Si può fare idolatria anche di Dio: basta essere cristiani disincarnati! Il travisamento di Gesù è anche un travisamento del volto dei poveri.
Non siamo poveri per quello che non abbiamo, siamo poveri per quello che siamo. “Non per quello che non ha ma per quello che è, per quello che non gli basta, e che lo fa mendicante ovunque, sia che tenda la mano, sia che la chiuda.”
Bello che sia un giovane a permettere che l’eucaristia si compia! Sarà così in futuro? Lo spero. Mi conforta che proprio dei giovani continuino a farmi stare in periferia.

Donde

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