Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 29 gennaio 2020
BRASILE 2020 - passeggiata con persone e ombrello
martedì 28 gennaio
Archiviate le piogge, le 7 del mattino spirano raggi di sole da intenditori! Stiamo andando per la messa e la colazione dalle suore. Dormiamo a 500 metri, la casa ci è stata offerta dal parrocco, don Arlecson, che ora si trova in ferie fuori città. Condividiamo la casa con un custode, ma rientriamo solo per dormire. Oggi però siamo in partenza! Achille è il cane che ci accoglie ogni volta che passiamo la porta d'ingresso al breve cortile cementificato che contorna i tre quarti della casa. Achille è un chow chow, cane tibetano, che troviamo qui con una rasatura completa eccetto la testa, per sopportare il calore. Il colore e l'effetto visivo è di un leonino abbaiare - ma di rado: è un cane molto discreto!
Passo passo ci avviciniamo alla casa delle suore. Mi accorgo di due ragazzi che parlano con in mano gabbiette per uccellini. Negozi, terrazzi, finestre: ne abbiamo incrociati diversi. Una donna ci passa di fianco sull'altro lato della strada a ombrello disteso: il cappellino salva la testa ma ogni parte esposta ai raggi solari ne viene bruciata molto rapidamente. La protezione 50 è il minimo. Siamo bambini in un mondo in cui cerchiamo somiglianze con il nostro, ma è solo un modo per rassicurarci. Non siamo sull'Adriatico, non siamo al mare.
Il parroco incrociato in Cattedrale soltanto ieri ci ha invitato nella sua parrocchia, appena fuori città. I suoi tralci, tralci da parroco, si estendono fino a 70 Km nella campagna. Zona non ricca, ci racconta che qui sono molto diffusi alcool e droga. Essere stato in passato infermiere, lo ha aiutato nell'inserimento nel quartiere, tra le case dove viene chiamato per un consiglio. Così si è fatto conoscere dalla gente. Monaco prima di passare al clero secolare, forse questo retaggio lo spinge a tenere la talare nonostante il caldo. Oppure semplicemente è capace di far sapere subito di che è fatta la sua vita.
Prima di pranzo ci vuole accompagnare su di un sasso enorme, che svetta sul quartiere e anche su parte di Jequié che si affaccia in questa valletta (compreso il villaggio di case del programma di Lula "Mi casa, mi vida" nella sua squadrata e seriale sistemazione per famiglie senza un degno tetto). La collina veniva usata come salto per i suicidi. Alcuni raccontarono che uno degli ultimi era stato un evangelico, che però - raccontava la gente - essere inciampato in una croce. Perciò si decise di erigere una grande croce, forse sperando di far deviare dai loro propositi i disperati!
Il pranzo è in un ristorante attrezzato con laghetto, pedalò a cigno, giochi per bimbi, possibilità di pescare. La coppia dei padroni ci accoglie. Il clima è molto sereno, anche se il caldo si prende il suo spazio di attenzione. Ci offrono il pranzo. chiedono la benedizione. Il parroco con noi approfitta per chiedere se vogliono diventare ministri della Parola nella comunità parrocchiale. "Per sposarmi è bastato un prete. Per farmi dire questo si ci sono voluti nove preti!".
Salutiamo le suore che ci hanno accolto e prendiamo la strada per raggiungere Salvador. Tutto più semplice dell'andata, il ritorno è sulla BR 116, che -camion permettendo- lascia candido il flusso delle auto e dunque arriviamo qualche minuto prima delle 19. Suor Cleliangela è le altre sono in chiesa per la prima messa del nuovo parroco, che spiazza un po' la gente abituata al precedente piuttosto tradizionalista, mentre subito rivela la sua impronta "social" - il nuovo. Un pendolo storico che richiede alla gente un cambio in cui di fatto chi garantisce la continuità non sono i preti, ma il popolo. E le suore. Come spesso accade un leader dovrebbe girarsi ogni tanto ed accorgersi di quanti sono in cammino e su quale strada, lasciando che anche il popolo possa suggerire se anche in una giornata di sole non convenga aprire l'ombrello. La fede diffusa nelle persone è un metro da ascoltare - ci suggerisce la suora!
Agli incroci, fino al tramonto e oltre, ci sono uomini e non solo giovani, a smerciare qualcosa che conceda un guadagno di giornata: bottiglie, piccoli pestelli, arachidi, frutta. Hanno famiglia queste persone? Quanti sopravvivono con questo loro espediente lavorativo?
All'albergo più tardi, prima in casa consumiamo una pizza e col clima informale di chi sa portare anche la stanchezza sul fronte del sollievo e della risata, tracciamo ancora qualche racconto tra noi e Sr. Cleliangela e Sr. Mary Shiny. E neanche tanto leggeri i discorsi, se riusciamo a terminarli sul rapporto tra la nostra diocesi di provenienza e questa terra che noi chiamiamo missione, ma che è semplicemente un'altra diocesi del mondo. Ogni parola che pronunciamo ha un piccolo tasso di affermazione che è difficile perdere: qual è il tuo centro? Qui? Là? Oppure una passeggiata su cui può essere facile ironizzare, su cui si può anche inciampare?
Stasera andiamo a nanna con una - forse - possibilità in più. Un capacità allegra di non restare bambini ed un adulto bisogno di lasciarsi aiutare da chi ci chiede una mano.
Archiviate le piogge, le 7 del mattino spirano raggi di sole da intenditori! Stiamo andando per la messa e la colazione dalle suore. Dormiamo a 500 metri, la casa ci è stata offerta dal parrocco, don Arlecson, che ora si trova in ferie fuori città. Condividiamo la casa con un custode, ma rientriamo solo per dormire. Oggi però siamo in partenza! Achille è il cane che ci accoglie ogni volta che passiamo la porta d'ingresso al breve cortile cementificato che contorna i tre quarti della casa. Achille è un chow chow, cane tibetano, che troviamo qui con una rasatura completa eccetto la testa, per sopportare il calore. Il colore e l'effetto visivo è di un leonino abbaiare - ma di rado: è un cane molto discreto!
Passo passo ci avviciniamo alla casa delle suore. Mi accorgo di due ragazzi che parlano con in mano gabbiette per uccellini. Negozi, terrazzi, finestre: ne abbiamo incrociati diversi. Una donna ci passa di fianco sull'altro lato della strada a ombrello disteso: il cappellino salva la testa ma ogni parte esposta ai raggi solari ne viene bruciata molto rapidamente. La protezione 50 è il minimo. Siamo bambini in un mondo in cui cerchiamo somiglianze con il nostro, ma è solo un modo per rassicurarci. Non siamo sull'Adriatico, non siamo al mare.
Il parroco incrociato in Cattedrale soltanto ieri ci ha invitato nella sua parrocchia, appena fuori città. I suoi tralci, tralci da parroco, si estendono fino a 70 Km nella campagna. Zona non ricca, ci racconta che qui sono molto diffusi alcool e droga. Essere stato in passato infermiere, lo ha aiutato nell'inserimento nel quartiere, tra le case dove viene chiamato per un consiglio. Così si è fatto conoscere dalla gente. Monaco prima di passare al clero secolare, forse questo retaggio lo spinge a tenere la talare nonostante il caldo. Oppure semplicemente è capace di far sapere subito di che è fatta la sua vita.
Prima di pranzo ci vuole accompagnare su di un sasso enorme, che svetta sul quartiere e anche su parte di Jequié che si affaccia in questa valletta (compreso il villaggio di case del programma di Lula "Mi casa, mi vida" nella sua squadrata e seriale sistemazione per famiglie senza un degno tetto). La collina veniva usata come salto per i suicidi. Alcuni raccontarono che uno degli ultimi era stato un evangelico, che però - raccontava la gente - essere inciampato in una croce. Perciò si decise di erigere una grande croce, forse sperando di far deviare dai loro propositi i disperati!
Il pranzo è in un ristorante attrezzato con laghetto, pedalò a cigno, giochi per bimbi, possibilità di pescare. La coppia dei padroni ci accoglie. Il clima è molto sereno, anche se il caldo si prende il suo spazio di attenzione. Ci offrono il pranzo. chiedono la benedizione. Il parroco con noi approfitta per chiedere se vogliono diventare ministri della Parola nella comunità parrocchiale. "Per sposarmi è bastato un prete. Per farmi dire questo si ci sono voluti nove preti!".
Salutiamo le suore che ci hanno accolto e prendiamo la strada per raggiungere Salvador. Tutto più semplice dell'andata, il ritorno è sulla BR 116, che -camion permettendo- lascia candido il flusso delle auto e dunque arriviamo qualche minuto prima delle 19. Suor Cleliangela è le altre sono in chiesa per la prima messa del nuovo parroco, che spiazza un po' la gente abituata al precedente piuttosto tradizionalista, mentre subito rivela la sua impronta "social" - il nuovo. Un pendolo storico che richiede alla gente un cambio in cui di fatto chi garantisce la continuità non sono i preti, ma il popolo. E le suore. Come spesso accade un leader dovrebbe girarsi ogni tanto ed accorgersi di quanti sono in cammino e su quale strada, lasciando che anche il popolo possa suggerire se anche in una giornata di sole non convenga aprire l'ombrello. La fede diffusa nelle persone è un metro da ascoltare - ci suggerisce la suora!
Agli incroci, fino al tramonto e oltre, ci sono uomini e non solo giovani, a smerciare qualcosa che conceda un guadagno di giornata: bottiglie, piccoli pestelli, arachidi, frutta. Hanno famiglia queste persone? Quanti sopravvivono con questo loro espediente lavorativo?
All'albergo più tardi, prima in casa consumiamo una pizza e col clima informale di chi sa portare anche la stanchezza sul fronte del sollievo e della risata, tracciamo ancora qualche racconto tra noi e Sr. Cleliangela e Sr. Mary Shiny. E neanche tanto leggeri i discorsi, se riusciamo a terminarli sul rapporto tra la nostra diocesi di provenienza e questa terra che noi chiamiamo missione, ma che è semplicemente un'altra diocesi del mondo. Ogni parola che pronunciamo ha un piccolo tasso di affermazione che è difficile perdere: qual è il tuo centro? Qui? Là? Oppure una passeggiata su cui può essere facile ironizzare, su cui si può anche inciampare?
Stasera andiamo a nanna con una - forse - possibilità in più. Un capacità allegra di non restare bambini ed un adulto bisogno di lasciarsi aiutare da chi ci chiede una mano.
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