Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 27 gennaio 2020

BRASILE 2020 - gira e prilla è difficile capire tutto

domenica 26 gennaio

Scrivo di lunedì la cronaca della Domenica e quindi so già come sono andate le elezioni. Speriamo sia un punto di ripresa della partecipazione rispetto al ripiegamento.

Siamo ancora ad Acupe, paesino di pescatori e di scarsa economia: la povertà diffusa si maschera di crocicchi festosi, di socialità della porta accanto, di birre consumate ed occhi abbassati, di casse che bucano ogni provvisoria quiete familiare. Povertà meno vistosa perchè qui di palazzi non ci pensano neanche a costruirne ed i metri di paragone sono tutti umani e non materiali.



Il nostro primo appuntamento è la messa domenicale comunitaria alle 7,30. Pioviggina e l'acqua attraversa un filtro celeste che polverizza le gocce in una nebbiolina trasparente e umida. La radio già accesa nei dintorni proclama di aprire il "corazao", il cuore. I muli sono momentaneamente assenti dalle strade, i riti notturni già chiusi del tutto: le vie sabbiose macchiate di verde poco consistente e alberelli di media taglia quasi privi di ombre utili, le case senza soluzione di continuità dai colori sbiaditi e senza altezza, persone che si muovono con semplice discrezione, suoni di vita meno chiassiosi, decisamente umani, parole di saluto, brevi scambi, voci.

Padre Gabriel, l'ho già incontrato circa un anno e mezzo fa, sempre in questa parrocchia. La croce da San Petronio che avevamo regalato alla comunità, è stata collocata sopra la porta che dà accesso alla cappellina del santissimo, la porta dove qualcuno ha visto un'apparizione mariana. L'altare, secondo il criterio di chi sceglie, nel clero, una strada più tradizionale, è bordato, sul lato dell'assemblea, di candelabri ed una croce, quasi tentativo di restaurare l'antica iconostasi o solo per segnare una distanza tra i ruoli. La chiesa è cosparsa di devozioni accentuate dal fatto che la chiesetta è piccolina, conterrà un centinaio di persone quando è piena, come è oggi: statue di santi fissate sopra lo soglia delle teste guardano lateralmente e dall'alto l'assemblea con lo sguardo bonario a cui chiedere intercessione. Dietro l'altare, l'Addolorata è ai piedi di un Gesù crocefisso morente, ferito e sanguinolento, secondo un gusto probabilmente retaggio del colonizzatore.
La tradizione non sconfigge mai del tutto la modernità e se non può combatterla, prova ad allacciare un'alleanza. Padre Gabriel ha un radio microfono col quale riesce a trasmettere il tono calmo di una liturgia tutto sommato sobria e snella. Unica eccezione il canto, che anche qui piega decisamente verso gli atteggiamenti carismatici con le mani che battono e poi si sollevano nel tipico gesto di chi cerca un pochino di estasi, un rapimento pur breve di passione religiosa durante l'Eucaristia.

Le mani! Due gesti le hanno rese impronta di questa liturgia domenicale. Le mani di padre Gabriel che dal lavabo in poi bloccano insieme toccandosi, il pollice e l'indice in modo da non toccare più altro che l'ostia consacrata fino alla comunione. Sacralità e purificazione pescano nel misterioso deposito dentro di noi, che non attinge soltanto da conoscenze acquisite, ma anche da quei percorsi -fatti di accidenti esperienze e ignoto - che fanno eleggere alcune scelte piuttosto che altre nel compiere gesti, dire parole.
Forse così anche io, in una polarità completamente opposta, finisco per dare un significato ad una carezza di una signora, che appena ricevuta la comunione da me, mi vuole come confortare toccandomi la mano sinistra e sorridendomi, facendo così rientrare nella liturgia tanta umanità.
Anche nella chiesa il pendolo si sposta, globalmente o localmente, sui due fronti, e forse qua è il momento di una richiesta della gente di una maggiore devozione e sensibilità nella pratica religiosa, dopo l'eccessivo spoglio a favore della coscientizzazione biblica e sociale, sul quale ha trovato terreno fertile quella parte del clero che temendo il nuovo e la disfatta ecclesiale, si rifugia nel sogno del passato.

Il resto del mattino visitiamo due luoghi che sono ad uso del turismo locale. Itapena, una sorta di Lido degli estensi per la gente di Salvador, ed un resort da 120 euro a notte, cioè metà di uno stipendio base. Ad Itapena si possono vedere ancora parti di una villa/casa dove stazionavano e vivevano gli schiavi per coltivare il -un tempo- locale oro: la canna da zucchero. Del resto la Bahia è il più antico centro coloniale brasiliano. Il primo governatore è del 1542.

Pranzo e saluto alle suore e ad Ernestina ("Gira e prilla siamo sempre un po' stranieri, non riescono a vederci come parte di loro" dice dopo 35 anni di presenza qua).

Partiamo per Jequiè, dove Sr.Scolastica e Sr. Calista ci attendono. Duecentonovantasette Km, per 6 ore di viaggio, con un forte rallentamento ad un certo punto per la pioggia fortissima. Incrociamo un paesino dove oltre al fango sceso dal monte, alcune strade sembrano scoppiate, forse per l'esplosione delle tubature sotterranee. Molta gente si muove per vedere, una ruspa cerca di fare quel che può. Noi decidiamo di allungare ma di restare sulla più sicura BR 420. Nel buio profondo delle 20,15 giungiamo. Facciamo un po di festa con le suore: saluti, qualche risate, cena. Di poi ci accasiamo ospiti del parroco don Arlecson.

Non si tratta soltanto di saper fare un lavoro, ma di farlo in modo inedito, non come era stato sempre pensato

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