Hanno una giornata da fare invidia: alle 5 si alzano per studiare un'ora, poi alle 6 iniziano i lavori di questa immensa fattoria che serve anche per sostenere cibo e spese: mucche e maiali, campi di mais e orto. Poi dalle 7.30 alle 15 la scuola. Il resto del giorno è per studio, gioco e lavoro. Fino alle 22 possono studiare. Negli orari scolastici, interessante, è prevista assemblea di istituto una volta a settimana.
Oggi un po di condivisione con loro, solo per presentarci (e qui tutti un po rigidini, un assaggio di contatto) e scambiarci qualche domanda ("avete consigli come fare per prepararsi all'università?" "Per fare il pilota da voi quale scuola si fa? C'è pratica soltanto o pure teoria?"). Iniziano loro con la danza tipica dei Wahehe, si incomincia formando via via un cerchio con le persone che si aggregano, poi a coppie uno di fronte all'altro, i piedi descrivono piccoli salti avanti e indietro, finché si arriva al terzo o quarto, allora il piede destro viene battuto a terra con più forza (nella danza originale le persone hanno dei costumi e cavigliere con dei sonagli). Ci coinvolgono. Si lasciano coinvolgere. Anche noi presentiamo un canta-e-balla italiano, anzi più di uno! Vai col walzerone nazionalpopolare di Romagna mia. Un poco di resistenza, che di questi tempi non fa male, e solleviamo Bella ciao.
Poi è difficile smettere. Ad un certo punto ci si interrompe, usciamo insieme tutti per raggiungere la cena ormai tardiva. Nel buio mani, saluti, auguri, frasi come segnali stradali: "Sono...farò..". E tu saluti inadeguato, ma con potenza fai i tuoi passi, perché non tutto è così incomunicabile.
Non sappiamo lingua, né tradizioni. Seguiamo i nostri stili caserecci europei del Sud, un po di pancia, un po di ragione, un po ciascuno a modo suo.
A volte vediamo cose storte che sono storte davvero. Altre cose storte le vediamo, ma forse non lo sono del tutto. Ma le varie visite del giorno, Ilamba e dintorni, trovano un momento di sintesi e mi propongo che sia questo.
Incontro serale, ancora Laudato Si, sull'antropologia. La difficoltà di tenere insieme, di saper tracciare sentieri e connessioni nel molteplice e contradditorio quotidiano, che cerchiamo di contenere con le nostre abitudini, mentre lui si appella alla nostra responsabilità, immaginazione, capacità di vedere un orizzonte e le strade mai casuali di stelle passanti, atmosfera troppo carica di gas serra, e ancora lo spettacolo che queste notti cerchiamo delle stelle cadenti.
Se scende una stella da queste parti, perché non affidargli una speranza.
E poi così si fissa il cielo in attesa e ti accorgi di tutte le altre stelle, quelle vere!
"Questa situazione (attuale ndr) ci conduce ad una schizofrenia permanente, che va dall’esaltazione tecnocratica che non riconosce agli altri esseri un valore proprio, fino alla reazione di negare ogni peculiare valore all’essere umano. Ma non si può prescindere dall’umanità. Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo."
d onde
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