Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 3 agosto 2018

Il grigio e il verde. Viaggio in Tanzania. 2 agosto 2018

Il nostro passo sulla strada verso Bagamoyo, a nord di Dar, è rallentato. Siamo su una strada sterrata, costretti alla deviazione dai lavori di ampliamento di quella principale. La velocità ridotta rallenta anche il nostro sguardo, quello dei ragazzi è ancora stupito e spesso vorace di scatti che assolutamente non si possono lasciare andare!
Ma chi fotograferebbe il camion spargiacqua che sta passando sul manto ghiaioso rendendo il grigio delle pietre ancor più grigio? Eppure questo rende al contempo più solari e vitali i colori verdi di tutti gli alberi che si trovano oltre il ciglio della strada, in uno scontro mai concluso con la natura che sembra voler cedere a fatica altro spazio alla rete viaria. Ma niente conosce una crescita maggiore qui, nel Tanzania che cresce, quanto lo sviluppo delle strade! Palme e alberi dalle chiome riccamente verdi anche adesso che è inverno, mutano il loro status da foresta a giardino, sperando di non diventare in futuro soltanto aiuole come nelle città!

Bagamoyo: non starò a ripercorrere le sue fasi e la sua importanza nella storia del Tanganyka e dell'Africa dell'Est, la raggiungiamo a metà mattina. Visita al museo, dove scopro ogni anno una nuova sistemazione e  nuove parti rinnovate dopo i restauri che stanno sistemando questa prima storica missione cattolica aperta dai padri dello Spirito Santo nel 1868. C è passato anche Livingstone, un po' morto. Qui era anche lo snodo del commercio di schiavi verso l oriente. Mi pare un milione e mezzo nell'arco del XIX secolo, di cui il 50% rimaneva sulle coste dell East Africa. Lavoro forzato per le la produzione di spezie o per il trasporto carovaniero.

Il primo compito dei padri fu quello di dare libertà a quanti più schiavi possibile, riscattandoli e introducendoli ad una vita ispirata dalla pagina degli Atti degli Apostoli, dove si racconta come i primi cristiani mettessero tutti i propri beni insieme. Provenienti da luoghi e gruppi tribali differenti, erano come piante senza radice gli ex schiavi, e gli offrirono questa forma di villaggi cristiani di libertà, educandoli anche ad un mestiere.

Ma non basta la storia degli altri se non trova una intersezione con la nostra e col presente. E due cose hanno offerto a me e al gruppo questa...coincidenza di strade.

La prima è il tempo speso nel locale cimitero, nella parte storica, con le oltre 30 tombe di padri, fratelli e suore che sono morti anche giovanissimi, come Fratel Apollinaire, deceduto a 21 anni. Superata l'impressione per l'età, dico agli studenti che una riflessione va fatta: "che tu sia credente o meno, c è una parte che accomuna la scelta di questi uomini e donne con ciascuno di voi. Loro si sono chiesti per chi valeva la pena spendere la vita, e una risposta se la sono data: in nome di Gesù hanno iniziato a chiamare tutti come propri fratelli e proprie sorelle. E voi, per chi saresre disposti a donare la vita? Chi chiamate fratello o sorella?".

La seconda coincidenza l'abbiamo presa al volo. Nel senso che ieri mangiando al ristorante della cattedrale a Dar, gestito da donne, abbiamo conosciuto due suore dell'istituto delle carmelitane missionarie di S.Teresa di Gesù bambino, che ci hanno invitato alla loro casa nella parrocchia di Boko, sulla strada di ritorno da Bagamoyo.
Abbiamo colto l'invito e con gioia mia e dei ragazzi tra le altre cose abbiamo visitato un progetto per ragazze madri e donne abbandonate dai mariti. Alcune hanno appena 17 anni!
Le suore piuttosto che sostenerle con pacchi e aiuti, hanno dato loro un po di terra, semente e acqua, cosi da poter coltivare qualcosa per iniziare un piccolo commercio. Ci sono anche mucche da latte e altri animali di cui possono usufruire. insomma hanno dato loro strumenti di riscatto, per liberarsi da situazioni che di fatto sono schiavitù. Penso all'Italia che oggi ricorda la strage del due agosto 1980: di recente ha fatto impressione sentire il presidente Mattarella dire che i migranti sono i nuovi schiavi. La parola RISCATTO da noi ha senso solo per la anonima sequestri?

Il gruppo è rimasto piacevolmente stupito di questo progetto, ben in sintonia con il testo letto oggi della Laudato Si al numero 11: "Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione».La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto."

Se cambi il tuo vocabolario, se gli altri smettono di essere anonimi o portatori solo di connotati negativi, se si inizia a chiamare gli altri "fratello" o "sorella", allora potranno avvenire dei cambiamenti.

La parola riscatto può farne parte se ci ricorda che molti attendono una liberazione senza che dobbiamo calcolarne un vantaggio per noi, come sempre più spesso ci viene suggerito di fare. È bello andare controcorrente.

 d onde

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