Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 31 marzo 2020

31 marzo 2020 CANTARE (commento a Gv 8,1-11)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.


“Parlo come il Padre mi ha insegnato”. Poco meno di una settimana fa lo sentivamo come filigrana della Parola di Dio (l’”Annunciazione” il 25 marzo): la festa dell’Incarnazione del Figlio è anche quando Dio si è fatto Padre. Il 19 marzo non avevamo poi festeggiato Giuseppe che aveva deciso di essere padre per il bimbo che Maria portava in grembo?  Come ha imparato da questo babbo Giuseppe, così s’è messo in braccio a suo Padre e lo ha ascoltato. Vorrei insistere su questo perché addirittura Gesù minaccia una roba grossa per chi non lo cerca dentro questa relazione col Padre: “voi mi cercherete ma morirete nel vostro peccato”.
È una cosa completamente nuova: non siamo abituati. Spesso veniamo educati nel realizzare noi stessi, che gli altri siano solo oggetto di opportune alleanze e nei sentimenti veri e fondamentali potremmo cercare qualcosa che assomiglia molto di più ad un contratto che a un legame umano.
È significativo che Gesù non si senta mai solo -cosa dev’essere stata la morte in croce che ha significato una scissione tra lui ed il Padre, almeno finché questi non lo ha risollevato alla sua vita!- e c’è da chiedersi su quale piano queste parole che sentiamo pronunciate da Gesù, abbiano convinto i presenti, almeno per il momento. Molti infatti credettero in lui. Se – come noi – molte parole di Gesù ci disorientano perché ci chiedono un salto fuori dai nostri schemini da totocalcio (il rapporto con Dio come una schedina che se vinci vai in paradiso!??!?), che cosa li ha colpiti del suo discorso?
Come il pane ed il vino che usiamo nell’Eucaristia, così ci sono alcuni elementi della nostra esistenza che Gesù, Figlio di Dio, assume come un non debole ponte tra “quaggiù” e “lassù”. E l’immagine familiare di un bimbo che impara sulle ginocchia dei suoi genitori, dei suoi nonni forse ha aperto la breccia. Non sarà sufficiente. La diga per bloccare questo fiume di acqua viva che è il Cristo, verrà eretta e complotteranno al meglio l’arresto, il giudizio, il servizio dei romani per l’esecuzione.
Non oggi! In questo giorno la nostra mente si riempie di idee e di immagini che ci fanno sognare una tenerezza piacevole, che forse ci fanno infine balbettare quel canto nuovo di cui avremo bisogno quando usciremo da questa pressante epidemia. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. (Sl 97). Cantavano un canto nuovo:«Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione. (Ap 5,9).
Guardate, perfino il canto di un gallo può essere così nuovo da risvegliare Pietro dal suo tradimento, farlo piangere e sentire comunque di essere amato.

Ciascuno dica con me: Mio Dio, ti canterò un canto nuovo.


Donde

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