Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 29 marzo 2020

29 marzo 2020 RESISTERE (commento a Gv 11, 1-45)

Dal Vangelo secondo Giovanni
…Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare»…


Rimettersi in piedi non sarà fare tutto come prima. Rivedere Lazzaro sanato dalla corruzione della carne, segno della morte, non è come prima. Neppure la gioia è come prima. Non può esserlo, dopo essere tutti passati attraverso questa tempesta dove i piani del corpo delle emozioni dei significati si sono mescolati in un modo del tutto inedito, timori, sofferenze, conferme, speranze e sollievi, o assumono il definitivo dato dell’incertezza della nostra fragilità oppure si aprono a qualcosa di completamente nuovo. Marta credeva già nella resurrezione ma non c’entra nulla con quello che Gesù sta facendo. Con mesto sguardo carico di destino, per lei tutto il meglio si sposta in avanti, mentre Gesù non si propone come una consolazione facile perché proiettata in un anestetico al di là. Il vocabolario è tutto nuovo. Gesù resiste alla morte di Lazzaro come e innanzitutto si presenta nel cuore di tutti i personaggi che incontra. Quella pietra va tolta anche dal cuore, perché la sofferenza resta una verità della nostra vita, ma non un dogma insuperabile. Soffrire è una cifra di questa realtà, ma non è l’unica!
Resistere è ri-esistere, è esistere di nuovo. Non so come state vivendo la resistenza nelle vostre case. Un amico di strada mi scrive che dove vive è costretto ad una prossimità che deve temere data la sua età e salute. E allora ha iniziato a “fare opere d’arte” e quando tutto finirà avrà bisogno di uno spazio per mostrarle. Sarà anche un titolo “POST-PANDEMONIO”. Dall’io al noi! La tentazione (si! era tema della prima domenica di quaresima, ma non pensiamo di averla superata solo perché il calendario è andato avanti!), è di metterci in salvo prima noi e poi gli altri. O tutti o nessuno: un suggerimento anche di papa Francesco. Il mondo dopo non potrà essere ripetizione del prima, il poco contro il molto accumulato, i pochi contro i molti esclusi, ma o tutti o nessuno. Ridonare la vita a Lazzaro non significa tornare ad imbrigliarlo come prima. Liberatelo e lasciatelo andare. Talmente libero che i piani di omicidio di chi vuole Gesù morto, ora riguardano anche lui.
Queste vicende sono per annunciare la gloria di Dio. Sempre per Gesù è occasione di evangelizzazione, tutto avviene circoscritto dentro due dialoghi di Gesù con il Padre, o ne sono il frutto. «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato» -all’inizio- «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato» -alla fine-. E al centro il fulcro della narrazione: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»
 “Le scene si susseguono ben concatenate e se la suspense, dal momento in cui il narratore ha fatto già capire l’esito, è lunga, il lettore è coinvolto in un movimento continuo che può essere caratterizzato come un superamento di frontiere”. Gesù in tutta questa azione sta resistendo alla morte. Gerusalemme è vicina, con tutto ciò che ne consegue: l’arresto, la condanna, la morte in croce. Ma il riportare in vita l’amico Lazzaro è una promessa di vita, è un superamento di frontiere!

Oggi la parola amica/amico è quella che più teneramente ci massaggia il cuore e irrita gli occhi di questa malattia che tanto vorrebbe tenerci nella paura. Coraggio amici, coraggio amiche.

Donde


PS:
Le cose che abbiamo imparato non sono più sufficienti
The things that we've learnt are no longer enough

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