Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 3 settembre 2018

Giornata del Creato: SALVARE DALL'ACQUA E SALVARE GRAZIE ALL'ACQUA (papa Francesco)

È «l’acqua» il tema chiave del messaggio che il Papa ha diffuso il 1 settembre in occasione della quarta Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, istituita da Francesco nel 2015, che la Chiesa cattolica celebra congiuntamente alla Chiesa ortodossa. L’acqua perché ad oggi, nell’anno 2018, oltre 600 milioni di persone nel mondo non hanno accesso a quella potabile. L’acqua del mare, inquinata spesso dalla dinamite e dal cianuro usati dagli stessi pescatori e marittimi per la pesca. L’acqua solcata da barconi di immigrati, che rappresenta un motivo di «speranza» e allo stesso tempo un luogo di «morte». 

Ad anticipare alcuni contenuti del messaggio papale è stato oggi monsignor Bruno Marie Duffé, segretario di quel Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale divenuto un costante osservatore di tutte le crisi sociali e umane del mondo odierno. In un meeting point in Sala Stampa vaticana, affiancato dal sotto-segretario Segundo Tejado Muñoz e da padre Bruno Ciceri, direttore dell’Apostolato del Mare internazionale, il monsignore ha parlato delle tante «sfide» che «mettono oggi a rischio il futuro del creato, il futuro della vita, il futuro della famiglia umana» e ha lanciato un appello alla solidarietà, valore da applicare sia alle allarmanti situazioni di povertà globali che all’emergenza migratoria, invocando la forza della preghiera utile «all’azione politica, economica ed ecologica».
In particolare Duffé ha acceso i riflettori sulla problematica dell’accesso all’acqua, quello che dovrebbe essere il «primo tra i diritti umani», spiegando che invece una persona ogni undici nel mondo beve acqua sporca e che il 52% delle malattie hanno proprio nell’acqua la loro causa principale. Tanto che questo elemento apparentemente così comune della vita quotidiana viene definito «l’oro blu» in certe parti del pianeta, e lo stesso Papa Francesco in diverse occasioni ha manifestato la sua preoccupazione per il potenziale scoppio di «una grande guerra mondiale per l’acqua», che va ad inserirsi nella «terza guerra mondiale combattuta oggi a pezzi».
«È incredibile» che oggi si viva questa crisi, ha esclamato Duffé, tuttavia – ha sottolineato - «il problema è assolutamente risolvibile». «Questo dato - ha osservato il presule - chiama tutti a pensare alla fraternità e alla solidarietà. È un invito a dire: io credo, io curo, io spero, io amo la vita e il mio fratello».
Sulla stessa scia si inserisce l’attenzione al dramma dei migranti e dei rifugiati: «L’acqua è il futuro della vita», ha affermato il prelato francese, e «il mare e gli oceani possono essere forza di vita, luoghi di incontro, di solidarietà. Attualmente il mare è un luogo di morte e di disperazione a causa della situazione dei migranti. Non è possibile questo, non è possibile continuare così... Dobbiamo offrire una cura a tutti i poveri che si avventurano sul mare e sperano in una terra di libertà, protezione, pace; dobbiamo dare la vita per questi uomini e queste donne», tenendo ben presenti i quattro verbi indicati da Papa Bergoglio «accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Intervenendo il sotto-segretario monsignor Tejado Muñoz ha illustrato il lavoro compiuto dalla Fondazione Sahel, una delle quattro fondazioni interne al Dicastero di cui è responsabile. L’organismo, fondato da Giovanni Paolo II nel 1984 in favore delle popolazioni di questa fascia di territorio dell’Africa sub-sahariana duramente colpite dalla desertificazione e dalla siccità, si fa carico del problema dell’avanzamento del deserto che «è causa di povertà per le popolazioni» di nove Paesi della regione: Burkina Faso, Capo Verde, Ciad, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger, Senegal. Vengono quindi messi in atto aiuti concreti portati dai missionari alla popolazioni più povere, tramite la costruzione di nuovi pozzi e strutture per l’irrigazione.
Spostando lo sguardo, padre Ciceri ha invece denunciato lo sfruttamento delle risorse marine, l’inquinamento provocato dalla plastica che viene ingerita dai pesci («pezzi interi di plastica sono stati ritrovati recentemente anche al Polo Nord», ha detto) come pure da alcune modalità di pesca utilizzate da marittimi, «gente che trae sostentamento dal mare» ma che non si fa problemi a rovinarlo con dinamite, scariche elettriche o addirittura il cianuro, usato per addormentare i pesci che poi ammiriamo negli acquari, ma che depositandosi sui fondali ne distrugge la flora, a cominciare dal corallo. «Come Apostolato lavoriamo quindi per proteggere i diritti delle persone che vivono con e per il mare ma anche a sensibilizzare i marittimi sulla sua cura e conservare le acque per le generazioni future», ha spiegato Ciceri. 

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