Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 14 settembre 2018

FESTIVAL FRANCESCANO 2018: temi e programma

Tu sei bellezza

«Tu sei bellezza». Sì, proprio tu che stai leggendo queste parole, tu che partecipi al Festival Francescano… tu sei bellezza! È questo il richiamo forte che i componenti del Comitato scientifico del Festival Francescano rivolgono a tutti noi. Il tema scelto per la decima edizione della manifestazione, “la bellezza”, assume fin da subito una dimensione relazionale. Il contributo che i francescani si sentono di dare, infatti, è quello di riconoscere l’Altro e gli altri come “belli”, degni del Suo e del nostro amore.

L’esclamazione citata, «Tu sei bellezza», arriva dalle Lodi di Dio altissimo: una preghiera che san Francesco compose sul Monte della Verna nel 1224, quando ricevette le stimmate. L’esclamazione è ripetuta due volte per sottolineare l’importanza del concetto di bellezza nel rapporto con Dio; un rapporto che per Francesco passa necessariamente attraverso gli uomini e le altre creature: belli sono il sole, il fuoco, la luna e le stelle, così come bello è il lebbroso.
Il francescanesimo ha un pregiudizio positivo nei confronti del mondo: trova bellezza laddove altri trovano scarto. Del resto, la rivoluzione francescana nella storia dell’arte è stata quella di raffigurare il divino nella sua umanità, anche quella più sofferente. Cimabue e Giotto, la cui opera è fortemente influenzata dalla spiritualità generata dal Santo di Assisi, cambiano la rappresentazione del Crocifisso, che si avvicina all’uomo in quanto Uomo. Con fare da “antropologi”, al Festival Francescano cercheremo di ragionare su modelli diversi di bellezza, consapevoli e interessati al portato culturale che determina il gusto, sia dal punto di vista delle diverse popolazioni sia, ad esempio, dal punto di vista inter-generazionale.
Umberto Eco, il grande semiologo dell’Ateneo bolognese recentemente scomparso, prima di scrivere una “Storia della bellezza”, si dedicò a una “Storia della bruttezza”. Con la sua raffinata capacità di leggere il presente, Eco scrisse:
“Un altro caso in cui si riscontra la dissoluzione dell’opposizione brutto/bello è quello della filosofia cyborg. Se all’inizio l’immagine di un essere umano in cui vari organi sono stati sostituiti da apparati meccanici o elettronici, risultato di una simbiosi tra uomo e macchina, poteva ancora rappresentare un incubo della fantascienza, con l’estetica cyberpunk il vaticinio si è avverato. […] è davvero scomparsa la distinzione netta tra brutto e bello? E se certi comportamenti dei giovani o degli artisti (anche se generano tante discussioni filosofiche) fossero fenomeni marginali praticati da una minoranza (rispetto alla popolazione del pianeta)? Se cyborg, splatter e morti viventi fossero manifestazioni di superficie, enfatizzate dai mass media, attraverso le quali esorcizziamo una bruttezza ben più profonda che ci assedia, ci atterrisce e vorremmo ignorare?”
La risposta francescana, nel Duecento così come oggi, è sempre la stessa: trovare la bellezza tornando alla realtà. Dove sta la realtà? Nei luoghi di senso e del sentire. Cercare il bello significa capire che ci sono cose prive di scopo ma ricche di senso. Un senso che possiamo solo contemplare e non possedere. La bellezza, dunque, ci educa alla gratuità, a non essere idolatri.
Per Papa Francesco, la “via della bellezza” (via pulchritudinis) è uno strumento di evangelizzazione che deve rinnovarsi con i linguaggi della contemporaneità. Nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, si legge: “Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola, le diverse forme di bellezza che si manifestano in vari ambiti culturali, e comprese quelle modalità non convenzionali di bellezza, che possono essere poco significative per gli evangelizzatori, ma che sono diventate particolarmente attraenti per gli altri”.
Nell’affrontare la tematica del bello, Festival Francescano lancia anche una proposta metodologica, che si potrebbe definire come “il metodo dello stupore”. Non abbiamo inventato nulla: già i più grandi filosofi greci, Platone e Aristotele, sostenevano che ciò che induce l’uomo a pensare è la meraviglia. Vorremmo riscoprire questa meraviglia come un processo, un movimento che consenta l’inedito. Ci allontaneremo, dunque, dai canoni codificati di bellezza, per costruire assieme al pubblico un percorso che generi bellezza. Del resto, anche le espressioni artistiche e culturali della contemporaneità hanno oramai perso quell’aura di sacralità che le separa dalla vita quotidiana. Così, è il nostro Festival: nello spazio aperto della piazza Maggiore di Bologna suggeriremo, e ci faremo suggerire, alcune vie che portano al bello.
Per percorrere ogni strada, occorrono delle “piste”. Il programma scientifico del Festival seguirà queste:
– Teologia: rifletteremo sul pensiero francescano riguardo alla bellezza, ma non solo. Preghiera e liturgia saranno oggetto di approfondimento in quanto pratiche che portano al Bello. Particolare attenzione verrà posta sul rapporto tra bellezza e carità.
– Discipline umanistiche: quale il contributo della filosofia, della letteratura e, soprattutto, dell’arte nel dibattito sul bello?
– Scienze umane: parleremo della nostra società e del suo rapporto con la bellezza. Da un punto di vista psicologico, ci concentreremo sulle questioni dell’accettazione di sé e della relazione con l’altro.
– Tecnologia: Neuroestetica ed estetica dei nuovi media. È possibile, attraverso lo studio del cervello, comprendere un comportamento complesso e “spirituale” come l’arte? Nel passaggio dal giudizio sul bello dei “detentori del sapere” al “mi piace” su Facebook sta forse la chiave di volta che apre alla post-modernità?
Nella società dominata dall’immagine, provate a chiedere a un non vedente che cosa è bello. Qualcuno risponderà: “Ciò che porta verso la curiosità di conoscere”. Noi proveremo a chiederlo a Francesco; a lui, che già quasi
completamente cieco, seppe vedere attorno a sé soltanto cose belle.
qui puoi scaricare il programma 

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