Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 26 luglio 2018

Non ha mai chiesto vendetta, solo giustizia

Non ha mai chiesto vendetta, solo giustizia, anche se aveva assistito al più grave eccidio avvenuto in terra europea dalla Seconda Guerra Mondiale. Se ne è andata così il 22 luglio, all’età di 66 anni dopo una lunga malattia, Hatidza Mehmedovic, la presidente e fondatrice dell’associazione Madri di Srebrenica che è stata seppellita il giorno successivo nella sua città natale di Bektici-Suceska vicino a Srebrenica


Madre, moglie, sorella, ma soprattutto donna coraggiosa e instancabile, dopo il massacro di Srebrenica dell’11 luglio 1995 dove ha perso entrambi i figli Azmir e Almir, il marito, i suoi fratelli e molti altri componenti maschili della sua famiglia, Hatidza è diventata una delle maggiori attiviste per il riconoscimento della verità attorno a quanto era accaduto a Srebrenica in quell’estate del 1995 quando l’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina riuscì ad entrare definitivamente in quella che era, solo sulla carta, un “safe area” sotto la protezione dell’Onu. Sotto lo sguardo dei caschi blu olandesi in ritirata e di molte donne come Hatidza il generale Ratko Mladic separò dalle donne, dai bambini e dagli anziani tutti i maschi dai 12 ai 77 anni, in tutto 8.372 persone ufficialmente fermate per essere interrogate, in realtà destinate ad essere uccise nei giorni successivi e sepolte in fosse comuni.

Impegnata nel portare conforto alle parenti delle vittime sopravvissute e ad informare che cosa fosse realmente accaduto a Srebrenica, Hatidza per lunghi anni è stata collaboratrice dell’Associazione Popoli Minacciati (Apm) ed era diventata una delle più importanti combattenti per la verità e la giustizia della Bosnia. Come ha voluto ricordare l’Apm, “nonostante i molti e tragici lutti, Hatidza Mehmedovic non ha mai pronunciato una sola parola di odio o chiesto vendetta, ma sempre e solo giustizia. Si identificava con le vittime di crimini contro l'umanità in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa o etnica e si è impegnata per la fine della guerra in Siria, in Sudan, in Iraq, in Birmania e in altre parti del mondo”. Anche per questo nel corso della sua vita Hatzidza è stata ricevuta e ascoltata da personalità del mondo della politica e dello spettacolo (come Mia Farrow, Angelina Jolie, Angela Merkel, Bill Clinton…) e dal 2002, una volta tornata a Srebrenica ha sostenuto, sia parenti di vittime del genocidio, sia ex-profughi che tornavano a casa. 

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