Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 17 luglio 2018

Il cielo in una stanza (quella di Nancy). Viaggio in Brasile. 16 luglio 2018

Primo giorno a Jequie. Siamo nell interior, il paesaggio tutt'altro che pianeggiante, raccoglie la città su un saliscendi efficace per provare i muscoli dei polpacci e ci propone alcune occasioni di paesaggi davvero inediti e lunari quando mettiamo a fuoco nei nostri scatti alcuni massi compatti e di grandi dimensioni che ricordano quelli lavici di Dodoma, Tanzania.

La chiamano città del sole, perché anche d'inverno, nelle ore del giorno, sulla pelle la calda luce si fa sentire. Non so se sia la combinazione di luce e colline, ma qui si produce tanto Cacao, di cui beviamo sia un liquore sia un succo giallo paglierino ricavati dal frutto e non dal cioccolato gia trasformato!

Ci prendiamo tempo al mattino (e pure un po dopo pranzo) per alzarci, ormai la stanchezza si sta accumulando e abbiamo bisogno di prolungare il riposo. Un risveglio posato, minimo, graduale fino alla lauta e lodatissima colazione.

Arrivati ieri sera (15/07) dalle suore, siamo però alloggiati presso il parroco, padre Aleckson, giunto qui da qualche mese. La parrocchia dove era prima contava più di 50 comunità, e anche in tre preti la gestione era impegnativa. Ora qui ne ha sette di comunità. Lui insegna filosofia e dirige la scuola del carcere come impiegato statale. Persona di una allegria contenuta e di capacità umane che intuiamo assai mature quando esplode a ridere è ben più sonoro del sottoscritto. Non molto alto, carnagione abbronzata, figlio di un afro del Bahia, ci accoglie anche lui con grande fraternità. Il cibo che troviamo in tavola ne è un segno visibile. E non possiamo dimostrare scarso interesse per questo ambito culturale che ci proietta così tanto nella vita delle persone. Accolti in case che visiteremo durante il giorno, ci viene sempre chiesto di sederci e prendere qualcosa insieme. Anche questa è cultura dell accoglienza.

Cosi un po' in ritardo sul piano di marcia, ci muoviamo con Suor Kalista per visitare alcune succursali della parrocchia e in particolare un asilo, Crescer, luogo dove si inizia a divenire uomini mi verrebbe da tradurre. LA SCUOLA FUNZIONA QUANDO IL BAMBINO IMPARA A VIVERE era scritto su di un muro in una scuola visitata nei giorni passati.

Il sistema scolastico è simile al nostro, ma computa meno anni prima dell università: 4 elementari, 3 medie, 4/5 superiori. Le scuole superiori possono essere di due tipi, tecnico professionale o cultura generale. Per accedere all'università ci sono due tipi di esami, uno per le università dello stato in cui si vive ed uno per le università federali, finanziate dai rispettivi ambiti politici amministrativi. Il tipo di esame è di cultura generale. Ci sono poi le quote che garantiscono l accesso di alcune minoranze o gruppi della popolazione. C è un ma! Che proietta un'ombra su questo sistema. Se le università statali sono gratuite e migliori di quelle private, questo non si può dire delle scuole superiori e delle fasi precedenti di studio: gratuite si, rispetto alle private ma di qualità insufficiente a rendere atti gli studenti agli esami di ingresso. Per cui chi è ricco può permettersi scuole superiori private, mentre chi è povero ancora fatica ad accedere. Il ricco potrà vincere i test e iscriversi GRATUITAMENTE all'università: come si dice, oltre al danno la beffa.

Siamo nell'asilo del bairro chiamato Bellavista. È lunedì quindi ci sono meno bimbi: i genitori tirano tardi la domenica sera e il mattino successivo non portano i figli a scuola. Le famiglie di questi bimbi sono spesso segnate da almeno uno dei due genitori tossicodipendenti, o in carcere per spaccio. Qualcuno se può ottiene sussidi dal governo per problemi del proprio figlio e non si sa bene se reali o opportunistici. La scuola è gratuita, ma il governo Temer ha tolto alcuni sussidi per finanziare il latte ai bimbi. Tuttavia ci racconta la direttrice che ci introduce nella scuola, Idalia, come diano ai bimbi una nutriente merenda per sopperire ad eventuali "disattenzioni" familiari sul garantire la cena!
Attualmente c è pure un braccio di ferro tra prefettura e vescovo: tutto viene finanziato dalla prima, mentre la diocesi ci mette gli edifici. Sembra che adesso la prefettura esiga variazioni che spingono il vescovo a cambiare uso dei locali e di fatto far chiudere gli asili. La cosa ci sembra grave, ne parleremo con padre Arlekson!

Nel pomeriggio la scelta è quella di camminare e visitare alcuni parrocchiani.

Come nonna Auzira, vedova di un sergente militare, che ha una buona pensione per vivere. Il figlio è morto, non ci racconta come. I parenti sono tutti nello stato da cui proviene, ma non è sola. La incontriamo seduta con altre donne davanti casa, come si faceva un tempo nei miei quartieri di mare a Pesaro.  E poi è potentemente dotata di ironia. Il carattere e una foto sulla parete ricordano di un passato in cui era nel fiore della vita e assai bella, ora una retina fa ai capelli quello che Il vestito fa al suo corpo, un effetto di contenimento come a tenere insieme le parti della persona, fisiche e di storia personale. L irona scaturisce vitale quando la suora le chiede gli anni, lei risponde "sono un po matura!" (84 anni)! O quando gli fanno una foto e lei non si sente vestita abbastanza bene, lei chiede di vederla e dice "questa signora ha una faccia di molti anni". Ci offre caffè, gallette e quanto può. La suora le chiede se vuole la benedizione, lei risponde : "come no! Con tutta la turba di Dio che c'è qui!'". Auzira in tutti i suoi racconti e su tutte le sue pareti ci vuol far sapere quanto sia stata sempre vicina alla chiesa: spesso ha cucinato per i padri della parrocchia.
Una vicinanza espressa anche dai coniugi Rita e José Pinto. Lei fu insegnante e catechista, lui statistico in uffici statali. Hanno due figli e due figlie, sposati, con diversi nipoti. Hanno superato i settanta e José deve camminare con una stampella. Ci ospitano prima e dopo la messa in cattedrale. La loro casa è ampia e spaziosa e vogliono spesso che i figli siano con loro per stare insieme. Un po l'immagine è quella di una coppia che ha vissuto la benedizione di Dio, anche tra difficoltà non piccole ma sempre lottando per la famiglia e per l'accoglienza. Due nonni ideali. Ma del resto se ci riconoscessimo tutti in questi desideri ed impegni di vita, non saremmo capaci di riconoscerci nella nostra umanità e camminare in pace gli uni gli altri in questo mondo? Tutto il mondo è paese, e anche se con voci diverse la sinfonia umana cerca famiglia, pace, amore.

Gli incontri proseguono tutto il pomeriggio in un piacevole bagno di umanità che ci rende più decenti. Anche di fronte ai poveri, che continuano a benedirci. Penso a Francy e suo marito Umbert (nomi fittizi), da un anno, insieme, hanno lasciato l alcool e non bevono più. Lo attribuiscono a Dio e al sostegno dei familiari. Hanno due figli, che lavorano, mentre Umbert è senza e cerca un impiego. Cosi vivono in una stanza monolocale poverissima. La porta è sfasciata per metà, dal tetto il temporale notturno ha fatto strisciare fuori acqua in tutto il pavimento, sul quale si muove un porcellino d'india. Il letto occupa meta stanza, un mobile col televisore, un mobiletto e la cucina a gas creano  quel minimo di corridoio per accedere al bagno nell'altra metà. Le pentole ben lavate poggiano sui fornelli, il tv è acceso, con un effetto neve come se la sintonia fosse a prestito. Mentre ci parla scorrono le pubblicità di un auto, di un cellulare, di viaggi e di THE VOICE versione Brasile. "Non sono vanitosa, non mi piacciono le feste, sono una persona di casa, ma sono entrati qui a rubare la bombola del gas!". Campano della minima di pensione, del sostegno di parenti e delle suore, di piccoli oggetti che vende il marito. Interessante il suo punto di vista politico in vista delle elezioni. Non voterà Temer! Ma si! Lula lo voterà, perché "Lula ha rubato ma non ai poveri! E poi li ha aiutati!".

Andiamo via mentre anche lei ripete le sue benedizioni su di noi, di pace di salute di ogni bene. Anche lei come tutti i poveri incontrati in questi giorni. È vero che non si può farne dei santi subito, ma mi chiedo se il nostro non sia sempre e soltanto il desiderio di poveri "pettinati", come dice Papa Francesco. Poveri che ricevano eventualmente i nostri aiuti ma senza disturbare. Poveri che stiano li per ricordarci che noi stiamo bene e per adesso ancora nessuno ci ha fatto scendere dal carro del paese dei balocchi. Povertà è un aggettivo, i poveri sono persone non marionette.

La canzone di Gino Paoli, il cielo in una stanza, era metafora di un amore in crescita. Io non ho potuto fare a meno di pensare alla stanza di Francy. Dove non potrebbe quasi cadere uno spillo a terra, quella è la stanza dove si viene ribaltati. Questi due coniugi sono il cielo in una stanza.

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