• Il 51% (18) è classificato come "basso" negli indicatori di sviluppo umano
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 23 maggio 2018
L’Europa fa accordi mortali con i dittatori per fermare i rifugiati
L'Unione Europea ha voltato le spalle ad un impegno incondizionato per i diritti umani, la democrazia, la libertà e la dignità umana espandendo negli ultimi anni in maniera problematica le proprie politiche di esternalizzazione delle frontiere. Lo sostiene un nuovo Rapporto elaborato dal Transnational Institute e Stop Wapenhandel (Campagna olandese contro il commercio di armi) e rilanciato in Italia dalla Rete Italiana per il Disarmo e dall’ARCI.
La collaborazione dell'UE con i Paesi limitrofi per il controllo delle migrazioni ha rafforzato i regimi autoritari, fornito un boom di profitti per le imprese della sicurezza e ai produttori di armamenti, distolto risorse dallo sviluppo e indebolito i diritti umani. Il Rapporto “Expanding the Fortress - Espandendo la Fortezza” esamina la rapida crescita degli accordi e delle misure di esternalizzazione delle frontiere iniziati nel 1992 ma che hanno sperimentato una forte accelerazione dal 2015. Questo punto specifico è diventato un obiettivo centrale della politica e delle relazioni esterne dell'UE, inglobando anche le politiche di aiuto e commercio. Le misure adottate includono: formazione delle forze di sicurezza di Paesi terzi; donazioni di elicotteri, navi per pattugliamento e veicoli, apparecchiature di sorveglianza e monitoraggio; sviluppo di sistemi di controllo biometrico; accordi per l'accettazione delle persone deportate.
Il Rapporto esamina da vicino i 35 paesi cui l'UE attribuisce priorità negli sforzi di esternalizzazione delle frontiere e rileva che:
• Il 48% (17) ha un governo autoritario e solo quattro possono essere considerati Stati democratici • Il 100% (35) pone rischi estremi o elevati per il rispetto dei diritti umani
• Il 51% (18) è classificato come "basso" negli indicatori di sviluppo umano
• Il 51% (18) è classificato come "basso" negli indicatori di sviluppo umano
Nonostante ciò, l'Unione Europea e i suoi Stati membri non solo hanno firmato accordi per legittimare i Governi di tali Paesi e chiuso un occhio su violazioni dei diritti umani, ma hanno inoltre fornito finanziamenti, formazione e sostegno materiale proprio agli organi di sicurezza statali più responsabili nella repressione e negli abusi dei diritti umani.
Il Rapporto esamina in modo approfondito il modo in cui questa cooperazione si è sviluppata in Turchia, Libia, Egitto, Sudan, Niger, Mauritania e Mali, con sostegno diretto dall'UE nel suo insieme ma anche da singoli Stati Membri, in particolare Francia, Italia, Spagna e Germania. Il risultato di queste scelte: regimi statali incoraggiati a reprimere la società civile in generale e una tendenza di aumento della violenza e repressione dei rifugiati. I rifugiati più vulnerabili sono stati costretti a cercare altre strade, spesso più pericolose, e affidarsi a trafficanti sempre più spregiudicati che hanno portato a un numero ancora maggiore di vittime nel Mediterraneo e nei deserti dell'Africa settentrionale.
L'aumento dei finanziamenti per il controllo delle frontiere d’altro canto ha configurato un forte vantaggio per le imprese di armi e sicurezza che stanno investendo sempre più nelle tecnologie di sicurezza e di sorveglianza delle frontiere. Tra i principali vincitori dei contratti per la sicurezza delle frontiere figurano il gigante francese delle armi Thales e l'azienda europea Airbus, entrambi importanti esportatori di armi nella regione, i fornitori biometrici Veridos, OT Morpho e Gemalto, le imprese tedesche Hensoldt e Rheinmetall, le imprese italiane Leonardo e Intermarine e le società turche di difesa Aselsan e Otokar. Hanno aumentato i propri introiti anche un certo numero di società semi-pubbliche e organizzazioni internazionali come Civipol in Francia che forniscono consulenza, formazione e gestione dei progetti di sicurezza alle frontiere.
L’autore del Rapporto Mark Akkerman ha dichiarato: “Questa ricerca rivela una politica di interazione dell'UE con la regione a lei più vicina ormai quasi ossessionata dal controllo della migrazione, indipendentemente dai costi per il Paese o per i profughi forzati. Si tratta di un concetto di sicurezza limitato e fondamentalmente controproducente perché non affronta le cause profonde che spingono le persone a migrare e, rafforzando direttamente o indirettamente le forze militari e di sicurezza nella regione, rischia di esacerbare la repressione e alimentare i conflitti che porteranno ad ancora più rifugiati. È ora di cambiare rotta. Piuttosto che esternalizzare confini e muri, dovremmo portare al di fuori dei confini dell’Europa la vera solidarietà e il rispetto dei diritti umani".
da disarmo.org
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