Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 31 gennaio 2018

Il labirinto dei profughi (bozzetti dalla Turchia)

In Turchia ci sono 3,6 milioni di profughi dalla Siria e dai paesi limitrofi in guerra su una popolazione totale di 80 milioni. Un abitante su 24 in Turchia è un profugo. A Iskenderun su 600mila abitanti, 170mila sono profughi siriani.

Sarebbe facile fare un confronto con i numeri italiani, ma no! Meglio di no.
Dovrei chiedermi troppe cose dei nostri atteggiamenti schizofrenici di chi vende armi e gli sta bene, ma poi teme la violenza che esplode da quelle stesse armi. Di chi si lamenta dei paesi vicini, ma poi paga perché trattengano i profughi di guerra. Non credo neanche si possano incensare i paesi che si adeguano a questo ruolo di contenimento.
Ognuno fa i suoi calcoli. Ma oggi per noi non è stato giorno di calcoli. Semmai è stato giorno di volti. Abbiamo dialogato a lungo con John direttore della Caritas della diocesi di iskenderun. Ogni giorno servono 60 famiglie siriane. In modo discreto una coppia di operatori porta il cibo nelle case che per lo più si trovano in una zona ad un quarto d'ora dal centro. Si passa un canale per convogliare le acque ed in un appezzamento di un paio di ettari sorgono le case, una ad una, baracche o muratura, lamiere o tegole. Un piccolo e contenuto slum.
"Mentre parlavo con una madre che era sola in casa le arrivò la notizia della uccisione del figlio. "Ah! Anche lui è morto!". Aveva perduto altri due figli nella guerra siriana." Le storie di ferite che non si rimarginano si ripetono durante la mattinata nella voce di John. E dire che qui come in Italia c è chi specula sulla pelle dei poveri: le case sono in affitto, anche le quasi baracche che abbiamo visto. La cifra richiesta è poco meno di quella degli appartamenti dentro la città, ma a loro non sarebbero affittati. Storia che si ripete a Bologna da tempo per i migranti!
Alcune storie parlano anche la voce positiva di umanità solidale: mesi fa John incontrò un medico che faceva il lavapiatti per vivere. Gli hanno dato modo di reinserirsi in un ambulatorio per tornare ad essere medico. Sostenendo le loro famiglie, in un anno sono riusciti a far riprendere gli studi a 45 ragazzi.
Con padre Paolo, il vescovo di questa diocesi, abbiamo discusso poi a lungo sul senso ed il motivo di questa ragnatela che invischia tante nazioni: Europa con sufficienza adeguata alla sua idea costitutiva, impegnata però a cercarsi il salario e a neutralizzare qualsiasi odore tranne quello dei soldi. Quando si perde la capacità di definire se stessi, allora lo spazio dell'incontro non viene mai riempito dalla distinzione di ciò che è irriducibile e ciò che può permettere l'incontro, ma viene riempito dalla paura e dalle sue reazioni immediate e inutili.
Eppure ogni giorno, nonostante la frustrazione o la rabbia, tutte le persone cercano di attuare la speranza di una vita piena e ciò che manda avanti il.mondo non sono i calcoli politici o finanziari, prima o poi passeranno. Ciò che ci colloca su una strada di pace è quel desiderio universale di speranza che ognuno cerca di realizzare quotidianamente. Una famiglia, l'amicizia, vivere al meglio umanamente. E se comprendessimo quanta forza scaturisce da ognuno dalle nostre scelte di speranza ogni giorni, la nostra umanità troverebbe una via di pace.
D Francesco Ondedei

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