Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 26 marzo 2020

26 marzo 2020 SENSI (commento a Gv 5, 31-47)


Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera.
C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.  E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Farsi un nome: istruzioni per l’uso. Sembra che Gesù stia sostenendo un esame di self-marketing in vista di un merchandising efficace conseguente ad un consolidato rapporto di public-relation con masse di fan in aumento!
La domanda di Gesù rivolta ai suoi oppositori, rivela in essi un cuore che in fondo, anche nel rapporto con il Signore e -in Lui- con gli altri, ricerca la gloria. “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?”. Non è una questione semplice, e nessuno è esente da questo rischio. Ricercare un’affermazione personale, qualcosa di concreto che perduri nelle generazioni a venire e salvi la vita, una piramide, vedendo la quale le persone possano dire: “Ecco, lui/lei non c’è più, è lì dentro, ma quello che vediamo è grande fuori da ogni misura”.
C’è sempre un desiderio di vita anche dietro ad una affermazione personale. Il problema è che in questo modo la vita degli altri entra in competizione con la propria e le conseguenze spesso hanno a che fare con cose poco carine come la violenza, la menzogna, l’indifferenza, l’omicidio. Ricordiamoci che anche i discepoli litigano tra loro per sapere chi dovrà sedere alla destra e alla sinistra di Gesù!
Gesù elenca quattro testimoni: uno di inizio vita pubblica, Giovanni il battista. Seguono le opere, compiute durante la sua vita. Infine si accenna all’esito della vita, là dove la testimonianza del Padre sarà definitiva, ed il Padre completerà l’opera che fino a quel momento era stata portata avanti da Gesù, il messia, il figlio dell’uomo, l’inviato. L’ultima testimonianza sarà appunto del Padre, quando farà risorgere il figlio. Ma la logica della gloria qui è un’altra. Gloria quasi come un essere nel cuore dell’altro, affidare tutta la propria vita, donarla tutta per il cuore dell’altro, per amore dell’altro. “Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio.” Ci sono infine le Scritture, la cui frequentazione diventa il nostro manuale di vita, di questo stile di vita come discepoli di Gesù.
Cosa ci andiamo a fare da Gesù? Che tipo di vita gli stiamo chiedendo, anche in questo tempo di non trascurabile incertezza e fragilità? Mi chiedo se le nostre preghiere siano intrise di una richiesta fondamentale per ripercorre tutta la testimonianza di Gesù, e tutti i testimoni che ci indica: Signore, ti chiedo anche oggi di aiutarmi ad amare, qui e ora, per la vita.

Spalanco gli occhi, dilato le narici, apro le orecchie, allargo le mani, apro la bocca, distendo la mente, amplifico il cuore.

Donde

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