Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 22 marzo 2020

22 marzo 2020 SEMPLICITÀ (commento a Gv 9, 1-41)

Dal Vangelo secondo Giovanni
24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.


Anche in questa Domenica leggiamo per intero un capitolo del Vangelo secondo Giovanni, che la tradizione catechistica ci ha educato a chiamare “guarigione del cieco nato”: certi titoli rischiano di diventare parte del brano evangelico e distrarci. Tutto il capitolo è la descrizione di un processo. L’accusato è – apparentemente – il cieco che inizia a vedere, ma – indirettamente – Gesù. L’accusa riguarda il peccato: come si pone questo nuovo maestro, che associa a se discepoli e folle, verso chi ha commesso peccati? La guarigione del cieco operata da Gesù ci accompagna, per superarle, attraverso le tradizioni e le idee sedimentate nella società a lui coeva, condivise tanto dai suoi nemici (“Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?” diranno al cieco che ora ha iniziato a vedere, testimoniando di fatto la realtà inattesa che hanno davanti, cioè un peccatore che viene ascoltato da Dio!) quanto dai suoi amici (“Rabbì chi ha peccato lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?” esordiscono i discepoli di fronte al cieco su cui il loro maestra ha posato lo sguardo!): per tutti loro la malattia e la povertà sono un segno evidente della punizione di Dio per un qualche peccato commesso, magari neanche dal soggetto in questione, ma nascosto in qualche anfratto della sua storia, della storia dei suoi parenti!. Riprendendo la tradizione profetica che nega al male l’evidenza di un peccato commesso dagli antenati, perché ognuno sconta le conseguenze per ciò che ha fatto, Gesù non sosta neppure sul peccato, che è inconsistente di fronte alla misericordia di Dio (“né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”).

Come in una puntata di Law and Order, possiamo seguire tutto il processo con tanto di testimoni, pubblico magistero, difesa, accusa. L’esito sarà – per ora – la condanna di colui che ha ricevuto questa misericordia, cacciato fuori dalla società che lo aveva generato: da cieco gli era concesso “fare” il povero dentro il sistema sociale e religioso che per mantenere il proprio potere prevedeva anche la presenza dei pària! Ora che può vivere nella sua umanità piena, con tutti i 5 sensi al pieno della loro funzione, si pensa bene che possa farlo ma da qualche altra parte (a casa loro! Non vengano a spacciare umanità da queste parti! Noi lasciamo spacciare altra roba!).

Di tutto il brano vorrei sottolineare il momento in cui i due, Gesù e l’uomo, si ritrovano. Questa volta gli sguardi si possono incrociare. La nuova consapevolezza raggiunta – Dio è sempre misericordia anche di fronte alla croce del peccato – ha delle conseguenze per l’uomo: la sua vita non sarà più la stessa! Potrebbe rientrare nella vita precedente? Certo! Basterebbe tornare indietro e dire “io non ho sentito né visto nulla!”. Gesù lo accosta nel momento delicato della scelta: tornare a prima della luce o restare nella luce.

Gesù: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”
Vedente: “E chi è Signore perché io creda in lui?”
Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te!
(Basteranno anche a noi queste parole per iniziare un mondo nuovo quando tutto passerà? O vorremo di nuovo replicare tutto-come-prima?)

L’uomo risponde. Credo, Signore! Niente filosofie, niente teologie, niente giustificazioni. Un semplice SI! a questo “Signore” che sta anche di fronte a noi con un atteggiamento chiaro, trasparente, umano: Mi vedi. Ti sto parlando.
Mi si accende una lampadina: e se io fossi ancora prigioniero degli schemi di un Dio che non vede l’ora di punirmi?

Buona Domenica tutti voi, presenti nella Eucarestia

Donde

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