La Cenerentola delle pietre diviene testata d'angolo |
Don Enrico vuole completare il collegamento elettrico con il pozzo a valle. Con don Marco e don Pietro Giuseppe impazziscono un po' nel far passare i cavi dentro i tubi: il filo che si inserisce prima e che serve poi per tirare i cavi, si rompe tre volte e si deve sempre iniziare da capo. Per un tubo di 130 metri significa essere occupati per questo almeno un paio d ore!
Miglior sorte e più interessante il lavoro di don Giovanni e don Davide: selezionare tra le altre la pietra giusta che servirà domenica alla celebrazione della posa. Diverse possibilità, poi optiamo per un granito abbastanza grande (quella precedentemente scelta sembrava poco "visibile" per chi ci stava vedendo lavorare alle scritte) anche se è la cenerentola delle pietre! Ma del resto Samuele ha dovuto penare parecchio per capire su chi fosse caduta la scelta di Dio! Beh, forse meglio non scomodare Samuele che a Saul non ha portato tanta fortuna!
Lavorano con perizia e molta cura nella pulizia della pietra, usano la brusca e lo scalpello per addolcire colore e spigoli. Iniziano ad incidere le scritte e poi le ripassano con la vernice. Il risultato lo vedete in foto. E mentre si costruisce la pietra, Giovanni inizia a raccontarne i simboli. Molti padri riportano all'immagine della pietra che serve a costruire la chiesa, quella del cammino di maturità nella vita e nella fede del cristiano. Come la pietra viene lavata, così il primo passaggio per la persona è il Battesimo. A questo segue la Cresima, che segna il perfezionarsi della fede del credente, come la pietra che viene squadrata. Allora potrà essere inserita nell'edificio che noi chiamiamo chiesa, fatto di vere pietre e di pietre vive!
E così ecco perché Giovanni ha detto: "Non si sta male qua a scolpire la pietra!". Ed è proprio vero che in questi giorni sembra anche che la nostra stanchezza sia raccolta e lasciata evaporare, come l'umidità dopo il temporale lascia le foglie stanche con un caloroso colpo di mano del sole riapparso.
Il ritmo della preghiera e del lavoro, dei pasti e dei dialoghi tra noi, a rilanciare un bel stare insieme, lascia campo libero al buon sapore del sonno quando si va a riposare la sera.
Un ultimo pensiero alle letture che mi hanno accompagnato oggi. Un amico (grazie, Signore!) mi ha donato prima della partenza un libro: L'AMICIZIA di Egied Van Broeckhoven. Gesuita olandese morto in Belgio durante il lavoro in fabbrica, scelto come occasione per intessere un'amicizia proporzionata a quella di Gesù con l'Incarnazione. Un mistico coi piedi nella realtà:
"Delle cose spirituali bisogna scrivere in modo oggettivo: cioè, bisogna innanzitutto viverle. Ma ciò che si vive non può avere il suo compimento se non nella profondità di ciò che si comunica."
Di questi tempi ci fa bene sforzarci un po e tentare di entrare nel suo sguardo sull'amicizia. Scrive ancora:
"Non si può spiegare in modo migliore il significato dell'Incarnazione che paragonandola al gesto di stendere le braccia per abbracciare qualcuno. È il gesto che esprime in modo chiaro l'intenzione di attrarre l'altro alla propria intimità e di coinvolgersi con l'intimità dell'altro."
Il paradigma dell'amicizia "è lo sguardo di Gesù che si porta dentro l'amicizia, Gesù fissò su di lui lo sguardo e lo amò. Questo sguardo deve essere limpido, puro, ed esprimere al tempo stesso il calore dell'amicizia."
"L' apostolato non è altro che l'amicizia più profonda."
Ci vorrà del tempo per costruire la chiesa di mapanda. Forse di più a fare nostri questi pensieri di amicizia, in questi tempi di ostentato egoismo eretto a volte perfino a legalità. Di certo tempi di umanità matura ci permetteranno di accettare che la pietra (ogni pietra) scartata dai costruttori è divenuta, diviene e sarà testata d'angolo.
D Francesco ondedei
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