Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

Translate

venerdì 2 agosto 2019

VUT 4 palmo a palmo (2 agosto 2019)

Con la pioggia salutiamo Dar, un acquazzone timoroso di sporcare troppo il nostro parabrezza.
All'assalto

Adesso che scrivo sono già a Morogoro e dalla casa che le suore ci hanno dato come alloggio sentiamo i canti che le suore fanno fare ai bimbi che vivono qui, dentro quello che sbrigativamente noi chiamiamo orfanotrofio. Hanno già cenato e stanno per andare a letto. Qui vicino all'equatore il sole cala, rapido come un sasso alla terra, poco dopo le 18.30 in questa stagione. Dormire non è un fatto singolare ma plurale, se si dorme con altri la tranquillità di uno è quella di tutti. Il canto insieme attenua le tensioni del giorno, mette in sintonia i sorrisi dei bimbi, aiuta a sentirsi forti perché non si è soli. Il loro canto accompagna la mia mente e posso guardare a Dar attraverso la loro voce.

Recuperata finalmente anche l'ultima borsa ci mettiamo in strada con un'ora di ritardo. Ma dall'aeroporto, deviazione al nostro tragitto, Salehe, il nostro autista (un po anche angelo custode in queste due settimane), ci porta su strade secondarie per uscire da Dar. Saliamo allora su alte colline, e per quasi un'ora di strada senza traffico siamo ancora dentro la città, che sembra non finire mai, quasi dovessimo contare uno per uno i milioni di abitanti di dar.

Poi usciamo come partoriti sulla via principale, prima di Chalinze, verso Morogoro, su di un tratto di strada con i lavori in corso (la viabilità in Tanzania è una delle attenzioni maggiori della vita politica degli ultimi 15 anni).

 Dentro una regione a clima meno umido e adatto alla coltivazione, la città di Morogoro si sviluppa sotto la montagna di Uluguru, che sbuca fuori dalla piana costiera come uno scoglio dal mare. Morogoro è uno snodo necessario per raggiungere il Nord o il centro sud del paese. Arrivati alla grande rotonda con indicate le tre direzioni, ci dirigiamo verso Dodoma e dopo una decina di minuti entriamo a destra su di una strada sterrata fino alla casa delle suore Collegine che ci ospitano.

In fretta a pranzo e poi a incontrare i ragazzi della scuola primaria. Sono iscritti in quasi 600 bambini. Nel 2015 l'età media in Tanzania era di circa 18 anni. Il che significa che la popolazione giovane supera abbondantemente quella anziana. Ogni popolo mostra un volto, noi oggi incontriamo un tratto caratteristico del volto di questo popolo. Vita desiderosa di vivere.

Potremmo dire che stare per due ore con loro è stato come toccare con mano questo volto, letteralmente!
Dapprima guidati dalle maestre e maestri, ci siamo presentati tra sporadiche danze e canti contenuti. Poco alla volta però il cerchio corposo dei bambini si è stretto sempre di più al gruppo finché è iniziato l'assalto. Alcuni sono partiti per rientrare a casa, gli altri hanno coinvolto i nostri fino a portarli nella sala di musica dove hanno iniziato a saltare e danzare. I nostri: sudati alla meta!

Ho chiesto alla suora la provenienza di quei 600 bimbi. Dai villaggi e dalla città. Il livello sociale? Alcuni orfani, alcuni poveri, altri pagano la retta per intero. Si va incontro a tutti, "l'educazione è troppo importante!".
(Uno spirito analfabeta è uno spirito sotto alimentato! Populorm Progressio)


Sento cantare il girotondo con una foga punk che mi sembra di sentire un canto dello zecchino d'oro a 78 giri!
Alcuni dei più piccoli iniziano a scemare verso l'ingresso della scuola. Per salutarci allungo le mie palme verso di loro e man mano che passano ci battono contro le proprie. Sono tanti!
È come se pronunciassimo ciascuno il suo nome in quel contatto. Anzi, è molto di più. Ali, Rehema, David,... Su quel palmo il volto di qualcuno che si lascia incontrare. Gli studenti con me ne sono coinvolti: stanno ballando anche loro. Ogni tanto con le palme aperte.

"(Francesco d'Assisi) Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore...Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati." Laudato Si 10-11

d.onde

Nessun commento:

Posta un commento