Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 12 agosto 2019

VUT 13: la luna è quasi piena (11-12 agosto 2019)

I tamburi dopo un po' sembrano un pianoforte. I ragazzi del Kisedet hanno preparato parte dello spettacolo di suoni, danze e acrobazie che utilizzano per sensibilizzare le persone della città e dei villaggi sulla presenza e su chi siano i bambini di strada. Mettendo il dubbio che la risposta violenta sia quella giusta.
Non è raro in Tanzania sentire di giustizia sommaria, linciaggi. Circolano video qua di persone bruciate ancora vive. Sentire che in Italia si è invocata la giustizia fai-da-te non mi fa che preoccupare. La polizia quando arriva, magari sollecitata all'ultimo, può solo constatare l'omicidio ed intorno una folla che se ne lava le mani, attenta alla violenza ma non alla responsabilità.

Ascoltare i tamburi, vedere le danze e le acrobazie, domenica pomeriggio, aiuta a sentire un linguaggio che non è quello della giustizia vendicativa a cui poco alla volta ci dirigiamo anche noi pensando che quella distributiva (siamo tutti uguali davanti alla legge) non sia sufficiente. Sarebbe un passo indietro. I tamburi parlano sempre di un passo in avanti. Sperare nella giustizia che si accompagna alla carità diventa possibile.

Domenica è anche il giorno dell'irruzione di momenti strani, a cui qui come altrove rispondiamo con imbarazzo.

Partecipiamo all'Eucaristia nella parrocchia di San Gaspare nel quartiere di Makole, che parte dalla rotonda dove fino a qualche mese fa c'era lo stand bus e dei dala dala, finché le ferrovia hanno vinto con il municipio e cacciato tutti, per ora fermi fuori città nel sito dove era stato celebrato anni fa il nane nane.
Don Gaetano è sempre accogliente, ha oltre 30 anni di ordinazione, e da un suo passaggio in Italia ha una memoria della nostra lingua migliore della nostra nonostante le ripetute visite in Tanzania. Il coro ci abbraccia e riscalda in questo tempo in cui il clima anche qua è freddo, ventoso, specie la sera. Al termine della messa una signora in prima fila cade a terra presa da convulsioni. Si muovono in 3, 4, alla fine in 6 di peso la portano in una sala attigua. Sentiremo per un po' ancora le grida per il dolore degli spasmi muscolari.
Nel pomeriggio durante lo spettacolo dei ragazzi, entra una signora magra, con i teli che la rivestono un po' consunti e polverosi. Inizia a ballare, poi prende per mano una ragazza del gruppo. Tutto sembra quasi in linea con lo spettacolo: magari ne fa parte. Ma l'alito emana un odore forte di alcool. Nei villaggi si usa il pombe, fermentazione del mais, qui in città si trova altro già pronto. L'alcolismo è un problema molto diffuso nel paese! Alla fine viene invitata a sedere, poi si rialza, chiede soldi, se ne va imbronciata. Torna ad essere invisibile per le strade, se non per chi lei vuole incrociare. Per gli altri chi è questa "matta"? Sabato, all'ombra di un albero, tra le bancarelle poco più che sgabelli con quel po di merce e polvere della strada depositata sopra, un anziano siede, a gambe distese, senza appoggiare la schiena. Evidentemente logoro nelle vesti e nella vita, con due grossi bustoni al fianco sinistro. Lo sguardo rivolto a terra mentre io ed il mondo gli passiamo a fianco in centro a Dodoma.

Nella serata dobbiamo esorcizzare un po' di ansie e timori, perché lunedì il gruppo si scioglie. Ceniamo al LEONE L'AFRICANO. Pizza, ottima. Ingredienti, locali. Anche i 4 formaggi!  Tanto non ci credete. L'esorcismo migliore è dialogare e ridere. Al gruppo riesce bene, questa volta non stona. E poi anche i loro occhi hanno incrociato gli occhi dei volti che ho visto io. Ed al consiglio di tenere insieme tutto, tutto è connesso, aggiungo quello di non temere di abitare talvolta la contraddizione senza cercare per forza delle soluzioni immediate e consolatorie.

Ci salutiamo prima di andare a nanna. Qualcuna si commuove. Bel segno.

Prima dell'alba del 12 agosto, io ed il driver Salehe, accompagnamo tre del gruppo a prendere il bus. Poi dalle 5,30 alle 16 per arrivare a Dar. Un po' bloccati anche dal passaggio del presidente.

Un lungo viaggio dove si vede ancora la gran parte della Tanzania essere una nazione agricola, di sussistenza. A Morogoro vediamo i resti bruciati degli alberi dall'esplosione della cisterna ribaltatasi due giorni fa. La gente era accorsa per ottenere un po' di petrolio che fuoriusciva: 62 morti carbonizzati e 70 feriti gravi. Come se un piccolo Vesuvio fosse esploso!

Racchiusa tra due scarpate, la strada ci porta dentro un villaggio dove alcuni bimbi hanno creato uno scivolo naturale dal declivio argilloso, da percorrere con un telo di plastica. Gioco con il loro sguardo sorridente.

Al mio arrivo alla salvation army, la luna, una maschera bianca sul cielo azzurro, è già visibile. Era una piccola falce a pancia in giù al nostro arrivo, ora è quasi piena. Oggi, festa musulmana, è anche festa nazionale. Forse per questo il presidente era in movimento? Ma chi vive di espedienti quotidiani, forse la maggioranza nelle grandi megalopoli come Dar, non conosce vacanze ma solo occasioni perse e occasioni guadagnate.

Una buona luna ed un buon guadagno per voi in questo viaggio, ragazze (+ Ema).

d.onde


NB mi congedo così dal blog del viaggio 2019. Al prossimo viaggio!

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