Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 5 agosto 2018

Il buon sapore dell'onestà. Viaggio in Tanzania. 4 agosto 2018

La preghiera in moschea è quasi conclusa quando raggiungiamo il portico di fronte dove le donne siedono a vendere tutti i tipi di frittelle esistenti sulla faccia della terra: i triangolari Sambusa con dentro la carne, i gonfi Mandazi, altre di cui non ho trattenuto il nome (ho la memoria di un ameba). Gli spiedini Miskaki, più o meno i nostri arrosticini, le patate fritte. Un gloria al fegato stasera, ma i sapori introducono i nostri sensi ad uno dei modi migliori di accedere ad una cultura: il cibo.
Il commercio in strada è rapido, noi ci attardiamo anche troppo. Una piccola banda di piccoli bambini di strada si avvicina, condividiamo con loro i nostri acquisti. L'insistenza continuata di alcuni di loro, fa sorgere domande nel gruppo. Gia stamani padre Riccardo durante l'incontro ci aveva dato una cifra: 800 mila bambini di strada in Tanzania, su una popolazione totale che inizia a superare quella italiana. Domani avremo modo di parlarne con chi ha progetti rivolti loro.

Padre Riccardo è stato il nostro appuntamento finale a Morogoro, tutta la mattina con lui a dialogare.
Per tutti qua è quello che gira scalzo (lo fa da oltre 30anni, prima come frate rinnovato, ora come congregazione francescana locale accolta dal vescovo), ma la cosa che stupisce più la gente adesso è che non abbia un cellulare: "siamo rimasti due o tre tanzaniani". Si! Lui ha ormai la cittadinanza tanzaniana. Con modi semplici e disarmanti risponde a tante domande su vita e cultura locale, ma l incredibile di cui ci parla è la scuola secondaria che ha fondato: 3700 ragazze e ragazzi. Qui in Tanzania la scuola pubblica è gratuita, ma con la medesima parola si indica anche che vale poco, e purtroppo tale è il livello. Le scuole private abbondano, sono un business per alcuni: si va da quelle che costano 20000 euro annui, a quelle economiche  sui 2000 o 1500. Qui costa 400 euro annui (si intende vitto e alloggio e cure comprese). Non solo: il sistema scolastico prevede un esame a graduatoria nazionale: e questa scuola è di ottimo livello. In più viene ricercata perché tenta di fornire basi etiche per la vita, e il timore dei genitori è non dovere seppellire un figlio o una figlia malata di AIDS: le campagne governative ci sono, ma padre Riccardo punta piuttosto a spiegare il perché delle cose, non tanto a dare muti divieti. 60 professori e tanti educatori lo aiutano in questa opera educativa.

Mi chiedo come sia questo miracolo, e come per L'UOMO CHE PIANTAVA ALBERI, non posso che rispondere che è proprio la tenacia di questo seguace di San Francesco, che a 16 anni era andato ad abitare nelle baracche di Roma e ha partecipato al '68, lui dice più come anarchico che come marxista. Dopo la conversione ancora una scelta totale con l'ingresso nei francescani rinnovati ed ora il suo rimanere definitivamente qui, fedele ad una scelta costante di adesione al Vangelo e di azione per il popolo tanzaniano di cui fa parte da oltre 20 anni.

Lo chiamano anche in altre scuole per aiutarli nella conduzione amministrativa, ma oltre a capacità personali che penso abbia, ciò che lo distingue è il suo distacco dal denaro, frutto di una ventennale esperienza anche in Italia, dove come frate viveva letteralmente senza toccare soldi. Questo significa superare uno dei mali più gravi nelle nostre società, quanto più tradisce i poveri e viene mascherato spesso con affermazioni di intenti puri e santi: la corruzione.
Padre Riccardo è un uomo che come tanti che conosco mantengono viva la speranza che certi ruoli non significano per forza esercizio di potere inteso come privilegio, prevaricazione e corruzione. Il gruppo resta in ascolto e spero conservi in sé le parole e il volto di questo frate 65enne.

Un sobrio pranzo ci adatta al viaggio di quasi 5 ore fino a Dodoma, la capitale.
Ancora strade affiancate all'orizzonte dalle montagne più antiche del Kilimangiaro. Il verde prosperoso sembra abbassare il capo e cedere ad una savana sempre più arida e secca, di cui l'uomo sembra preoccupato il giusto. La regione centrale non è ricca d'acqua, anzi. Eppure la piccola cittadina che era Dodoma, nel progetto di Nyerere doveva essere la capitale per la sua posizione al centro del paese. Ma la ricchezza fluisce ancora più a Dar, e là risiedono i politici e tutti i ministeri. Solo l'imposIzione recente del presidente Magufuli obbliga a una presenza assidua in capitale dei politici eletti, e la città sta sbocciando, con rosei palazzi e le mille spine di difficoltà per la rapida urbanizzazione. Sulle colline svetta bianca l'immensa costruzione della UDOM University of Dodoma: quando sarà pienamente efficiente diverrà la più grande dell East Africa!

Il manto stradale, per il caldo, la costruzione non adeguata, il peso dei camion, in certi tratti costringe le ruote del nostro bus ad entrare in un binario quasi da sci di fondo, ed il manto stradale un pongo in mani di un artista astratto.
Verso il tramonto piccole mandrie di mucche affiancano il nostro tragitto, guidate al rientro da qualche ragazzo sembrano sorridere con le loro corna a mezzaluna.
Giunti a destinazione, le luci e le voci del mercato presso il nostro albergo illuminano la notte appena iniziata, e come un bimbo che si vuol attardare e non andare a nanna le persone si muovono senza conoscere più un unico flusso, ma ciascuno al suo ultimo impegno, al suo ultimo affare.
Noi andiamo a cena dalle donne di fronte alla moschea, che stasera insieme ai tanti che ci guardano, stupiranno di vedere wazungu, dei bianchi, da queste parti. Ma in fondo qui il commercio, quello in strada, è meno fatto dell idea: chi ci guadagna di più. Semmai la vera contrattazione è riuscita quando entrambi ci si lascia soddisfatti di cui che si è ottenuto. Qui siamo proprio stranieri, estranei, ma questa sera di certo soddisfatti.

 d onde

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