Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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giovedì 8 agosto 2019
VUT 8 9: lente ci superano le bici (6-7 agosto 2019)
Prima volta per il gruppo di una strada polverosa. Tappa a Ilamba: si scende da Iringa, si prende la direzione sud per Mafinga. 500 metri e si arriva a Ipogolo. Da lì inizia la nostra strada che in breve tempo smette l'asfalto e indossa un abito rosso di terra che è come un pulviscolo pervasivo, le piante sui cigli delle strade ne sono talmente coperte da sembrare alberi autunnali.
Il pulmino ci custodisce in uno scafandro ad aria condizionata.
Appena ieri l'anziano padre Giorda, nel limpido linguaggio di un ultra novantenne, ci ha raccontato dell'esito delle piogge di quest'anno: assenti e mansuete o improvvise e feroci, metà regioni del Tanzania adesso sono nella carestia, specie la zona della Rift Valley. Hanno seminato, tutto è secco, si è raccolto polvere, pugni di rossa terra. Si commuove padre Giorda raccontando che in certi villaggi non lontano da qui non si trova neppure un pugno di farina. "Ditelo in Italia!".
A chi dirlo "a casa nostra"? Abbiamo appena chiuso un bel dialogo in serata, partendo da quello che il documento LAUDATO SI recupera della dottrina sociale della chiesa: LA DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI.
Anche tra opinioni diverse ci siamo ritrovati su due punti: che la questione culturale ed educativa è essenziale. Che occorre rispondere non solo su un piano personale ma anche su uno politico.
A ilamba, in mattinata, alla scuola secondaria dove eravamo in visita, abbiamo incontrato gli studenti. Le missionarie della Consolata hanno deciso di aprire qui la scuola secondaria come segno per questi villaggi di montagna che assistono impotenti alla fuga dei giovani, dei loro figli, verso la città. Segno di un futuro differente, la scuola propone un motivo per restare. E gli studenti, non a caso, durante l'incontro ci hanno chiesto del futuro. Di cosa suggerire loro per portare il loro paese al livello di quelli europei. Nella cultura swahili il "maondoleo" non è solo un progresso materiale, ma un cammino progressivo in avanti integrale della persona, della società. Non verrebbe infatti di augurargli una pura imitazione! Semmai di capire, magari, quei valori che fondano la nostra carta costituzionale.
Nel pomeriggio di ieri siamo andati alla Faraja House. Il buon padre Franco, dopo l'incendio di un paio di anni fa, ha ricostruito le strutture in un sito vicino. E nella nota mesta di un mondo che ancora abbandona i piccoli (e lui li accoglie nella casa di consolazione) ci parla di una educazione e studio come elementi fondamentali per il progresso di questi bimbi che più spesso hanno conosciuto la violenza, invece dell'affetto e della cura per maturare come uomini.
Torniamo a Iringa (per raggiungere Migoli, meta finale di oggi, è un passaggio obbligato; e poi dobbiamo recuperare una ragazza del gruppo che abbiamo lasciato momentaneamente alla nyumba ali, per un riposo aggiuntivo dopo un po di problemi che affrontiamo di solito noi turisti!) il traffico ci rallenta al centro della città. Mentre ogni tanto dobbiamo sottostare al passo di qualche camion, o dala dala che rientra d'improvviso in strada con prepotenza (e magari sul vetro posteriore ha scritta la frase LA PACE SIA CON TE!), ci superano le bici. Un evento sproporzionato se si misurano i mezzi a confronto: una bici ed un pulmino. Ma questo scambio di ruoli ci può suggerire che ogni tanto prender il punto di vista altrui è l'unica soluzione. Una educazione valida dovrebbe impegnarsi a non fare di noi dei pesanti pezzi da novanta ma delle agili biciclette che con lentezza forse, ma riescono a superare il traffico pesante. Anche quello che certe leggi potrebbero imporci.
d.onde
Il pulmino ci custodisce in uno scafandro ad aria condizionata.
Appena ieri l'anziano padre Giorda, nel limpido linguaggio di un ultra novantenne, ci ha raccontato dell'esito delle piogge di quest'anno: assenti e mansuete o improvvise e feroci, metà regioni del Tanzania adesso sono nella carestia, specie la zona della Rift Valley. Hanno seminato, tutto è secco, si è raccolto polvere, pugni di rossa terra. Si commuove padre Giorda raccontando che in certi villaggi non lontano da qui non si trova neppure un pugno di farina. "Ditelo in Italia!".
A chi dirlo "a casa nostra"? Abbiamo appena chiuso un bel dialogo in serata, partendo da quello che il documento LAUDATO SI recupera della dottrina sociale della chiesa: LA DESTINAZIONE UNIVERSALE DEI BENI.
Anche tra opinioni diverse ci siamo ritrovati su due punti: che la questione culturale ed educativa è essenziale. Che occorre rispondere non solo su un piano personale ma anche su uno politico.
A ilamba, in mattinata, alla scuola secondaria dove eravamo in visita, abbiamo incontrato gli studenti. Le missionarie della Consolata hanno deciso di aprire qui la scuola secondaria come segno per questi villaggi di montagna che assistono impotenti alla fuga dei giovani, dei loro figli, verso la città. Segno di un futuro differente, la scuola propone un motivo per restare. E gli studenti, non a caso, durante l'incontro ci hanno chiesto del futuro. Di cosa suggerire loro per portare il loro paese al livello di quelli europei. Nella cultura swahili il "maondoleo" non è solo un progresso materiale, ma un cammino progressivo in avanti integrale della persona, della società. Non verrebbe infatti di augurargli una pura imitazione! Semmai di capire, magari, quei valori che fondano la nostra carta costituzionale.
Nel pomeriggio di ieri siamo andati alla Faraja House. Il buon padre Franco, dopo l'incendio di un paio di anni fa, ha ricostruito le strutture in un sito vicino. E nella nota mesta di un mondo che ancora abbandona i piccoli (e lui li accoglie nella casa di consolazione) ci parla di una educazione e studio come elementi fondamentali per il progresso di questi bimbi che più spesso hanno conosciuto la violenza, invece dell'affetto e della cura per maturare come uomini.
Torniamo a Iringa (per raggiungere Migoli, meta finale di oggi, è un passaggio obbligato; e poi dobbiamo recuperare una ragazza del gruppo che abbiamo lasciato momentaneamente alla nyumba ali, per un riposo aggiuntivo dopo un po di problemi che affrontiamo di solito noi turisti!) il traffico ci rallenta al centro della città. Mentre ogni tanto dobbiamo sottostare al passo di qualche camion, o dala dala che rientra d'improvviso in strada con prepotenza (e magari sul vetro posteriore ha scritta la frase LA PACE SIA CON TE!), ci superano le bici. Un evento sproporzionato se si misurano i mezzi a confronto: una bici ed un pulmino. Ma questo scambio di ruoli ci può suggerire che ogni tanto prender il punto di vista altrui è l'unica soluzione. Una educazione valida dovrebbe impegnarsi a non fare di noi dei pesanti pezzi da novanta ma delle agili biciclette che con lentezza forse, ma riescono a superare il traffico pesante. Anche quello che certe leggi potrebbero imporci.
d.onde
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