Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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martedì 13 agosto 2019

VUT 14: This is home (13 agosto 2019)

Un fuori programma. Ho passato una lunga notte di sonno recuperando i ritagli di veglia obbligati dei giorni scorsi. Un'ora qui, mezz'ora là. Alla fine ho messo insieme tutte le ore non dormite, e ne ho fatte quasi 8 tutte d'un fiato. Perfino il sole oggi poltrona e lascia il posto a nuvole per quei temporali da 10 minuti che non richiedono ombrelli. Se ce ne sarà bisogno, allora meglio restare in casa.


Ormai da un pezzo i bimbi sono entrati alla salvation per raggiungere la scuola primaria. Si uniscono a quelli residenti. La struttura qui accoglie bambini disabili, con un centro per produrre protesi e sostegni personalizzati, oltre a fisioterapia e riabilitazione. Potete avere un'idea di come tutti si ingegnino in qualche modo quando si tratta di giocare a calcio? Penso che neanche Dio abbia avuto tanta fantasia il giorno della creazione.

(Ok a questo punto la pioggia è diventata un battello d'acqua. Qualche corvo ne approfitta sulla cima dei rami per farsi la doccia ad ali spiegate).

Passo per la colazione (oggi non mi muovo da qua se non per qualche breve passeggiata tempo permettendo, ho deciso). Riconosco le persone che fanno servizio qui ormai e capisco anche le domande in swahili che mi rivolgono oltre i saluti. Mi chiedono dov'è il gruppo, perché sono da solo, dove andrò io adesso. Dialogo semplice, mi costringe a pensare alle tante porte che ho aperto durante il viaggio. Mentre esco dalla reception, il giovane David mi ferma per salutarmi. Sorride, è contento che di anno in anno io continui a scegliere loro per l'alloggio. Sa che sono prete e ciò rende la mia presenza un segno anche di comunione. Qualche volta siamo riusciti a partecipare alle loro riunioni di preghiera, con gioia reciproca.

Lo saluto e lui mi risponde: welcome, for you this is home. Benvenuto, per lei questa è casa. Mi ha colpito, è vero. Di quanti posti posso dire che sono 30 anni che li frequento costantemente. Visto crescere, cambiare insieme alla storia di tutti coloro che l'attraversano, sembrare essere alla fine del suo arco narrativo ed invece trovare nuovi motivi per continuare ad esistere e andare avanti. Giusto la casa dove siamo nati, se non l'abbiamo cambiata troppo spesso. In tedesco si direbbe HEIMAT, credo. Ho visto la serie di film che consiglio.

Qui sono passato con don Tullio Contiero fino al suo ultimo passaggio in Tanzania nel 2000. È stato il primo alloggio in assoluto che mi ha ospitato in Africa subsahariana. Appena prima c'era stato l'Egitto. Da qui ho iniziato ad annusare gli odori, a sentire i suoni ed i timori di Dar. La banda che fa le prove all'alba, le auto che suonano, il muezzin che chiama alla preghiera, le voci dei bimbi, urla talvolta, senza origine, di uomini o donne. Infine ho imparato qui a stupire di nuovo, ogni volta, di ciò che avevo già visto, ad amare da qui questa nostra terra e umanità man mano che ne seguo le tracce, in altri continenti o in Italia.

È quando sento usare "casa nostra" col senso di uno che sbatte la porta e ci muore dentro da solo, è questo proprio che faccio fatica a capire e che non condivido.

Che bello che questo posto da cui scrivo, che mi concedono di chiamare "casa mia", porti per nome "salvation". Non ci sono tante strade, se non vogliamo diventare un ramo secco dell'evoluzione.

Grazie!

d.onde

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